Eccola, questa è la Harriette Pilbeam che conosciamo e che vogliamo. Messe da parte le velleità acid-house, pop e danzerecce del secondo (brutto e pretenzioso) album “Giving the World Away“, la nostra fanciulla torna all’amore per lo shoegaze e i Cocteau Twins, Lush, Chapterhouse e smette di cercare il produttore di grido per affidarsi a chi può valorizzare quello che Hatchie ha sempre fatto alla grande, ovvero quello shoegaze che “flirta” adorabilmente con il dream-pop: parliamo ovviamente di Jay Som, che ha delle manine fatate e Joe Agius, suo compagno anche nella vita, uno che in questi suoni ci sta dentro alla grande.
Ecco che magicamente tutto torna al suo posto e la sensazione è che questo “Liquorice” sia il vero e proprio successore di “Keepsake“, delizioso esordio datato 2019, anzi, se posso dirla grossa viene quasi da pensare che questa nuova uscita, per sound e attitudine, si possa addirittura collocare alla perfezione quasi dopo l’ EP “Sugar and Spice” del 2018.
Credit: Bianca Edwards
Si parla d’amore e a come ci si può abbandonare a lui nell’auforia o nella tristezza, percorsi di crescita, amarezze, infelicità, speranze e sprazzi di gioia e lo si fa con gli occhi bassi sulle scarpe, con chitatarre e mood malinconico come linee guida, in un disco che ha il pregio di non voler strafare, è, a modo suo sobrio, con canzoni lineari, capaci di essere dirette e avvolgenti, spesso con la scelta del mid-tempo come ritmo prediletto. Harriette così ha ritrovato pienamente il gusto di scrivere belle canzoni, accattivanti e con un sound in cui si sente a suo agio, anche nello sviluppare i suoi vocalizzi deliziosi. Sopratutto sono stati ridotti gli “elementi di disturbo” che potevano appesantire il tutto e la scelta non è mai stata così azzeccata: sentire “Part That Bleeds”, ad esempio, che è quasi scarna, con elementi contati prima che arrivi la chitarra rumorosa finale (il passaggio, batteria, basso, voci è fenomenale).
“Anemonia” è segnale che la musica è cambiata: Hatchie forse mai così sobria e suggestiva e poi eccola qui con le chitarre shoegaze che svettano gustose in “Only One Laughing” o la magia di “”Carousel”, che trasuda Cocteau Twins in una tripudio onirico che ci manda in un paradiso melodico sublime, per non parlare di “Someone Else’s News” che si basa tutto su un lavoro ritmico pazzesco, con Harriette che da la melodia con la voce e scivola letteralmente su un tappeto sonoro incalzante e liquido nello stesso tempo, una canzone esaltante. E che dire della struggente “Anchor”, malinconia shoegaze allo stato puro?
Certo ci sono anche i momenti più pimpanti. Ecco “Wonder” che sembra arrivare da casa Chapterhouse o “Stuck” che è trionfo melodico, incalzante e briosa, scintillante come non mai, con la nostra australiana preferita che si butta a capofitto in un tripudio di chitarre, facendo emergere le sue qualità pop.
Hatchie è tornata a casa. Aspettavamo il suo ritorno e non ci delude…quel sorriso che vediamo in copertina lasciava intendere molte cose e le mantiene tutte. Ritorniamo a innamorarci di Harriette!!!