di
Christian Benna
L’imprenditore spiegava: ecco perché gli stipendi non crescono
Oggi, 11 novembre, è scomparso Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato della società – Acqua Sant’Anna. Riproponiamo una sua intervista in cui parlava del tema dei salari in Italia.
«I sindacati sono ancora incazzati. Gli passerà. Per fare del bene possiamo anche evitare di perderci in ore di inutili trattative». Alberto Bertone, patron di Fonti di Vinadio, la società che imbottiglia Acqua Sant’Anna, ha appena regalato una mensilità di stipendio in più ai suoi 200 dipendenti. «Tutti contenti tranne chi rappresenta i lavoratori — dice l’imprenditore torinese, classe 1966 — . Invece dovrei essere io ad avere la luna di traverso. Ma sapete che il fisco fa pagare le tasse sui bonus? Ho dovuto metterci soldi di tasca mia per fare un regalo ai dipendenti che però incassa anche lo Stato».
Alberto Bertone, nobile gesto il bonus. Ma perché non aumenta gli stipendi? In Italia abbiamo i salari più bassi d’Europa.
«Io voglio aumentare i salari. E non da oggi. Ma in questo Paese pensate che sia facile dare un aumento?».
Cosa c’è di così complicato?
«Aprire una trattativa significa finire trascinati in mille richieste, spesso di denaro a pioggia. Io credo nel merito, e credo che anche gli aumenti salariali vadano commisurati a seconda delle funzioni e delle capacità».
Quindi meglio i bonus dell’aumento?
«Dipende da cosa ne faranno i lavoratori. Se spendono tutto in smartphone e vacanze non hanno capito niente. Bisogna risparmiare. Non so se l’inverno sarà freddo o caldo sicuramente sarà salato».
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Iren ha comunicato a tanti torinesi che la bolletta del gas passerà a 1,4 al metrocubo a partire da novembre.
«Lo so bene. L’anno scorso pagavo 5 milioni di bollette per i miei impianti, quest’anno 15 milioni».
A Torino i ragazzi del Fridays for Future dicono «consumate meno, state distruggendo il pianeta». Hanno ragione loro?
«Si sbagliano. Noi capitalisti stiamo salvando il pianeta. E non solo per via di imprenditori come me che erogano bonus in tempi di crisi. Noi siamo la soluzione ai temi ambientali, non il problema».
Se lo dice lei che produce plastica.
«Io non produco plastica. Anzi. Chiedo di poter imbottigliare acqua con plastica riciclata. Già lo faccio al 50%, di più non riesco».
Come è che non riesce?
«Non c’è prodotto. Dopo anni di pressing ho convinto la politica a scrivere un disegno di legge per rendere obbligatoria la cauzione. Dieci centesimi per ogni bottiglia riconsegnata, e quindi avviare una filiera solida di Pet riciclato. Ebbene il disegno di legge c’è ma manca il decreto attuativo. Vede che non siamo noi il problema?».
Chi è un imprenditore socialmente responsabile?
«Chi si prende cura degli altri, dei dipendenti nei momenti di crisi, dell’ambiente e del territorio. Io lo faccio senza inseguire slogan».
Ad esempio?
«Tanti ragazzi se la prendono con i ricchi che guidano i Suv. Io ne ho comprato uno elettrico. Maledico tutte le mattine il giorno che l’ho preso perché le infrastrutture sono carenti. Ma io ci credo. Eppure dico: solo con la crescita e i consumi avremo un mondo sostenibile».
Il profitto non andrebbe condiviso con chi lavora?
«In parte lo è già. Nei nostri contratti di secondo livello sono previsti bonus a seconda della produttività e dei risultati. Si può fare di meglio e lo farò. Io consiglio a tutti i miei colleghi di aumentare i salari e dare bonus».
Vent’anni fa ha lanciato la bio-bottiglia. La comprano in pochi. Il mercato parla di ambiente ma non lo compra?
«Costa qualche centesimo in più e tanti fuggono. Il Parlamento l’ha eletta acqua ufficiale. Un senatore voleva comprare la bio-bottle per tutta la pubblica amministrazione. Ma io gli ho detto no».
Perché no?
«Non c’è materiale. Ne compro un po’ negli Usa, dalla Cargill, ma i big del tabacco ne hanno fatta incetta per i filtri delle sigarette. Così noi siamo rimasti a secco. Il mondo è complicato».
Meglio la plastica?
«Se diventiamo cittadini responsabili decisamente sì. Basta non buttarla in mare».
E il trasporto?
«Mi servo di flotte alimentate da Gnl».
Il suo business è fatto su un bene comune: l’acqua.
«L’altro giorno ho sorvolato in elicottero le fonti di Vinadio. Spettacolo triste vedere la ritirata dei ghiacciai. Sono pronto a investire per creare bacini, ma spesso la politica non lo permette. Non mi hanno neppure fatto installare pannelli solari. Dicono che rovina il paesaggio».
Perché non si candida lei in politica?
«In campo c’è il mio amico (Paolo Damilano, ndr) di Valmora. Almeno in politica non ci facciamo concorrenza».
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11 novembre 2025 ( modifica il 12 novembre 2025 | 07:54)
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