The Odyssey, l’attesissimo kolossal firmato da Christopher Nolan, caratterizzato da un vero e proprio cast all-star, arriverà sui grandi schermi di tutto il mondo solo tra un anno. Eppure, è già finito al centro di una feroce polemica internazionale.

Il regista ha recentemente trascorso quattro giorni a effettuare parte delle riprese dei film nella città marocchina di Dakhla, considerata la capitale della regione amministrativa del Dakhla-Oued Ed-Dahab, situata nel Sahara Occidentale. Tale territorio, ultimo stato coloniale africano ad ottenere l’indipendenza, è classificato come “non autonomo” dalle Nazioni Unite e si trova attualmente al centro di una disputa per il suo controllo. A contendersi il Dakhla-Oued Ed-Dahab sono infatti il Marocco, che ne rivendica ancora il controllo sulla maggior parte, e il popolo indigeno saharawi, composto da gruppi tribali arabo-berberi tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale.

Tuttavia, proprio lo scorso anno ha preso piede un piano proposto dal Marocco che conferisce autonomia al Sahara Occidentale, la cui sovranità ultima ricade ad ogni modo proprio sul governo di Rabat, in una fattispecie simile a quella che regola il rapporto della Spagna con le Isole Canarie e i Paesi Baschi, e che è attualmente sostenuta da Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

La scorsa settimana, dopo la conclusione delle riprese di The Odyssey nella regione, il Western Sahara International Film Festival (noto anche come FiSahara) – che si svolge nei campi profughi saharawi in Algeria – ha rilasciato una dichiarazione in cui ha esortato Nolan a interrompere la produzione. In questa nota era possibile leggere quanto segue:

«Dakhla non è solo un posto meraviglioso con dune di sabbia cinematografiche. Innanzitutto, è una città occupata e militarizzata la cui popolazione indigena saharawi è sottoposta a una brutale repressione da parte delle forze di occupazione marocchine […] la produzione dovrebbe interrompere le riprese a Dakhla e esprimere solidarietà al popolo saharawi che è sotto occupazione militare da 50 anni e che viene regolarmente imprigionato e torturato per la sua pacifica lotta per l’autodeterminazione.»

La direttrice del festival, María Carrión, ha poi aggiunto sulla questione:

«Girando parte di The Odyssey in un territorio occupato classificato come “deserto giornalistico” da Reporter Senza Frontiere, Nolan e il suo team, forse inconsapevolmente, stanno contribuendo alla repressione del popolo saharawi da parte del Marocco e agli sforzi del regime marocchino per normalizzare l’occupazione del Sahara Occidentale. Siamo sicuri che se comprendessero tutte le implicazioni delle riprese di un film di alto profilo in un territorio le cui popolazioni indigene non sono in grado di realizzare i propri film sulle loro storie sotto occupazione, Nolan e il suo team sarebbero inorriditi.»

La questione è stata affrontata anche dal Ministero della Cultura del Fronte Polisario, il gruppo nazionalista saharawi che cerca di porre fine all’occupazione attraverso l’autodeterminazione e la resistenza armata, il quale ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma:

«Questo atto costituisce una pericolosa forma di normalizzazione culturale con l’occupazione, e uno sfruttamento immorale dell’arte e del cinema per imbiancare l’immagine di una situazione coloniale che è ancora imposta con la forza e incontra quotidianamente la ferma resistenza di un popolo che lotta per la libertà e la dignità.»

Ad ora i rappresentanti di Universal e di Christopher Nolan non hanno ancora risposto alla richiesta di commento avanzata da Variety, tuttavia la questione sembra ben lungi dal poter risolversi sul breve termine.

Scritto e diretto da Christopher Nolan, e con un cast stellare che vedrà tra le sue fila nomi del calibro di Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Jon Bernthal, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Mia Goth e molti altri, The Odyssey arriverà ufficialmente nei cinema a luglio 2026.

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Foto: Universal Pictures

Fonte: Variety / Forbes

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