di
Luigi Ippolito
Il caso dell’emittente britannica. Il presidente Usa: «Una frode agli spettatori»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Donald Trump si sente «obbligato» a far causa alla Bbc per il discorso manipolato trasmesso in un documentario dell’emittente pubblica britannica: il presidente americano ha infatti minacciato un’azione legale da un miliardo di dollari se la Bbc non offrirò entro venerdì sera una pubblica ritrattazione e un risarcimento.
In un’intervista alla Fox News, Trump ha detto che la Bbc «ha defraudato il pubblico, e lo hanno ammesso. Hanno cambiato il mio discorso del 6 gennaio e lo hanno fatto apparire radicale. Ciò che hanno fatto è abbastanza incredibile, non puoi consentire alla gente di fare ciò».
Nel programma Panorama, andato in onda l’anno scorso poco prima delle elezioni presidenziali americane, la Bbc aveva fatto un «taglia e cuci» del discorso di Trump facendo sembrare che il presidente stesse incitando direttamente i suoi seguaci a dare l’assalto al Congresso (cosa che poi era avvenuta, con conseguenze sanguinose).
La Bbc non ha ancora risposto all’ultimatum di Trump, ma ieri è stato un discorso pugnace quello con cui Tim Davie si è congedato: il direttore generale uscente, costretto alle dimissioni domenica dalle rivelazioni sulla faziosità dell’emittente pubblica britannica, non solo riguardo a Trump ma anche in relazione alla copertura della guerra a Gaza e delle questioni transgender, si è detto «fieramente orgoglioso» della sua organizzazione e ha esortato lo staff a «combattere per il nostro giornalismo».
Davie ha ammesso che «sono stati commessi alcuni errori che ci sono costati», ma ha ammonito che i nemici della Bbc «li stanno usando come arma»: «Questi sono tempi difficili – ha detto – ma ce la faremo». L’ormai ex direttore generale non ha però fatto riferimento alla minaccia trumpiana di chiedere un risarcimento da un miliardo di dollari: gli avvocati dell’emittente si stanno consultando dietro le quinte sul da farsi, magari con l’obiettivo di proporre un patteggiamento.
Anche Downing Street ha evitato di commentare le minacce del presidente americano: «È un affare della Bbc», ha risposto il portavoce del premier laburista Keir Starmer, aggiungendo che «la nostra posizione è chiara: la Bbc è indipendente e spetta a loro rispondere alle domande sulle loro decisioni editoriali». Allo stesso tempo però ha sottolineato che «abbiamo una stretta relazione con gli Stati Uniti sulle priorità comuni»: Starmer si trova fra l’incudine e il martello, stretto fra l’istinto di proteggere uno dei principali asset nazionali, la Bbc, e la necessità di mantenere quel rapporto privilegiato con l’Amministrazione Trump che è riuscito abilmente a costruire nel corso di quest’anno.
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Intanto si è aperta la corsa alla successione di Davie, anche se il processo di selezione del nuovo direttore generale non sarà breve: quello che appare pressoché sicuro è che per la prima volta nella storia centenaria della Bbc sulla poltrona più alta andrà a sedere una donna. La rosa dei papabili che circola è infatti tutta al femminile e sarebbe così un altro soffitto di cristallo che viene infranto.
12 novembre 2025 ( modifica il 12 novembre 2025 | 11:44)
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