ROMA – La Commissione parlamentare antimafia ha sollevato il sipario sui cosiddetti “impresentabili” in vista delle prossime elezioni, regionali e comunali. E fra loro c’è un nome di spicco nel panorama politico salentino e pugliese in generale: è quello di Paride Mazzotta. 

Nel corso delle tradizionali verifiche sul rispetto del codice di autoregolamentazione, la Commissione, presieduta da Chiara Colosimo, ha indicato sedici candidati in tutto (fra cui quattro in Puglia), che risultano in violazione delle norme etiche e legali previste.

Puglia e Campania si dividono il “bottino”, con quattro candidati a testa finiti nel mirino. Indenne, invece, il Veneto. Tutti gli altri, sono stati individuati fra vari soggetti che si trovano in lizza per i rinnovi delle amministrazioni di tre comuni: Caivano (Napoli), Capistrano (Vibo Valentia) e Monteforte Irpino (Avellino).

Tornando alla situazione pugliese i quattro candidati dichiarati “in violazione del codice di autoregolamentazione” sono: Antonio Ruggiero, Paride Mazzotta e Pasquale Luperti, tutti appartenenti alla lista Fi-Berlusconi-Partito Popolare Europeo- Lobuono Presidente, più un candidato della lista Alleanza Civica per la Puglia, Marcello Cocco.

L’inchiesta in cui è coinvolto

Paride Mazzotta è finito nella lista della Commissione antimafia per via di un processo attualmente in corso, nel quale è coinvolto con due fratelli e il padre, Giancarlo, già sindaco di Carmiano. Con gli esponenti della famiglia Mazzotta, altri undici hanno scelto di essere giudicati in ordinario per una vicenda che ruota attorno a una presunta frode carosello. Ulteriori due imputati sono già stati condannati a un anno a testa con il rito abbreviato. Il rinvio a giudizio risale all’ottobre del 2022.

Secondo l’indagine in questione (in quest’articolo tutti i dettagli), una società cosiddetta “cartiera”, priva di struttura e intestata a prestanome, avrebbe simulato passaggi intermedi, permettendo al beneficiario finale (in questo caso, la Pgh Barone di Mare) di ottenere indebite detrazioni Iva o di sovrafatturare servizi e merci. Così, l’erario non solo non avrebbe incassato, ma avrebbe persino riconosciuto un credito al beneficiario.

Per complicare le verifiche, sarebbero state utilizzate anche società “filtro” per allungare i passaggi. Al centro della frode ci sarebbe la società Europa Costruzioni, che avrebbe funto da “cartiera”, gestita di fatto da Giancarlo Mazzotta con il figlio Paride come proprietario occulto.

Questa società si sarebbe interposta tra la Pgh Barone di Mare e le reali società appaltatrici dei lavori di ristrutturazione dell’albergo Barone di Mare a Melendugno (Torre Saracena).

Le fatture fittizie, emesse tra il 2017 e il 2018, non solo avrebbero consentito l’evasione d’Iva, ma hanno anche gonfiato i costi dei lavori, permettendo ai Mazzotta di ottenere il massimo contributo previsto dalla Regione Puglia, pari a circa 4 milioni di euro. Il contributo sarebbe stato usato anche per realizzare opere non previste dal bando (come l’abbattimento di ali di fabbricati e la costruzione di un nuovo centro benessere), portando all’accusa di truffa all’ente regionale.

La replica di Mazzotta

Inoltre, Giancarlo e Paride Mazzotta, almeno inizialmente, erano stati indagati anche per turbata libertà degli incanti, nello stesso filone d’inchiesta, in relazione all’acquisto del complesso alberghiero “Li Tamari” a Torre dell’Orso. Ma sul punto, il diretto interessato ha voluto rispondere con parole nette alla Commissione.

“La Commissione antimafia asserisce che io sia impresentabile e mi aspetto delle scuse visto che quello che è accaduto è a dir poco sconcertante: sono stato oggetto di tale dichiarazione per errore di persona. Già, perché mi vengono attribuite ipotesi di reato mai contestate. Per la turbativa d’asta si tratta di un vero e proprio errore di persona”. 

“Sarebbe questo il presupposto del mio essere impresentabile – prosegue -: ovvero, un errore bello e buono. Per l’altro reato, invece (quello relativo alla truffa, ndr), l’ipotesi accusatoria non è nemmeno stata sottoposta al vaglio del collegio giudicante. Insomma, posto che sono orgogliosamente candidato per la mia terra, mi aspetto una correzione da parte della Commissione che abbia la stessa diffusione della notizia che ha leso la mia immagine ingiustamente e in piena campagna elettorale. Sono sicuro che la Commissione sia scivolata su un errore, ma – conclude – non se ne possono commettere di tanto clamorosi su questioni così delicate e in una fase così sensibile”. 

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