di
Andrea Laffranchi
Il cantante ad Assago dopo la malattia insieme a Jovanotti e Cremonini
L’inizio e la fine. Luca Carboni ha scelto con cura la prima e l’ultima canzone della scaletta del concerto con cui è tornato su un palco, quello del Forum di Assago, dopo un tumore al polmone scoperto nel 2022. Parte con «Primavera» (come annunciato nell’intervista a Walter Veltroni del 2024 in cui parlò per la prima volta della malattia) e quel «mi emoziono» (gli capiterà veramente, e più volte, durante lo show) in apertura è sì il testo originale del 1984, ma in questa occasione assume un valore tutto nuovo: «La primavera è un simbolo di rinascita e cambiamento che è affascinante non solo se è legato a periodi di sfighe o di malattia, ma anche quando tutto va bene: è una voglia di vivere con nuova leggerezza e felicità», racconterà nei camerini alla fine del concerto che si chiude, ironicamente, con «Fisico bestiale». Con due ore e mezza di show, in effetti… «Fisicamente avevo paura di non farcela ad arrivare fino alla fine: ho dovuto fare un lungo lavoro di respirazione e diaframma. Quello che ho vissuto ha avuto un primo impatto drammatico: mi avevano detto che non c’era speranza… È stato un trauma profondo, ho dovuto reagire e la possibilità di uscirne mi ha fatto sentire diverso. Adesso ho altre priorità, altri sogni. Sembrerà un luogo comune ma do un peso diverso a certi valori. ».
La scaletta dello show
La prima parte dello show, intima e raccolta, si concentra sui primi due album della carriera. Mentre sugli schermi scorrono le opere pittoriche rielaborate di Carboni, il concerto parla di vita, lo hanno fatto sempre le sue canzoni e quel «è bellissimo essere qua» preso dal testo di «Sto pensando» e sparato a caratteri cubitali sui megaschermi ha un significato che va oltre le parole.
Con «La mia città» parte una sequenza di hit che da generazionali sono diventate senza tempo e che culmina nel set acustico con «Gli autobus di notte», «Farfallina» e «Silvia lo sai».
Sul palco anche Jova, Cremonini, Elisa
Amore, dolore, sentimenti, ma cosa sarebbe la vita senza gli amici? Alle spalle di Luca c’è Antonello Giorgi, batterista, manager e compagno di scorribande musicali sin da quando erano ragazzini.
Sul palco arriva Jovanotti e la memoria vola al tour in coppia del 1992. «Ci siamo sentiti molto in questo periodo perché anche lui stava vivendo un momento difficile (l’incidente in bici e la lunga e dolorosa ripresa ndr). Non era per piangerci addosso, ma per tenerci su», racconta Luca nel backstage. Quindi Cesare Cremonini con cui il rapporto è più recente ma già profondo: «Un giorno mi ha telefonato e mi ha detto che aveva una canzone che se non avesse fatto con me non avrebbe nemmeno messo nel disco. Mi ha mandato “San Luca” e ho sentito che mi apparteneva: mi chiamo Luca perché i miei genitori erano devoti a san Luca e agli esordi incontravo i giornalisti e facevo i servizi fotografici in zona… È stata la prima volta che sono tornato a cantare dopo l’operazione. Non ci conoscevamo se non superficialmente e ci siamo innamorati». Elisa è stata una di quelle che chiacchierando gli ha dato coraggio negli ultimi mesi. Tutti e quattro insieme cantano (con Cremonini che suona anche il sax, la sua folle passione di queste settimane) quel pezzo iconico che è «Mare mare». In un momento in cui ospiti dal vivo e feat sono studiati col bilancino per fare streaming e vendere biglietti, qui si respira aria di verità.
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«Spero di rivedervi presto»
Per il futuro, nulla di scritto. «La cosa che ho vissuto mi ha portato in una dimensione nuova, non per forza negativa, ma distaccata da una serie di logiche legate agli aspetti non profondi della scrittura della musica come la promozione, il marketing e tutti gli orpelli dai quali mi sento distante in questo momento», confessa il cantautore. Non c’è un tour in arrivo, ma delle singole date (Bologna, 24 gennaio e 19 aprile, Roma 12 marzo): «Non sto pensando a un tour ma a dei concerti unici, non dei multipli tutti uguali ma degli spettacoli ogni volta diversi che era un quello che mi piaceva da ragazzo quando andavo a vedere Guccini». Non c’è nemmeno un disco: «Ce n’era uno prima della malattia, ma ho accantonato tutto. Quello parlava del vecchio Luca: oggi mi sento nuovo, anche se ho più di 60 anni. Vorrei tornare a fare dischi come “Forever”: ero un cantatore libero, che non sapeva se avrebbe avuto successo o meno, che raccontava il suo tempo e quello della sua generazione». Quello che conta è il saluto a mani giunte al pubblico: ««Spero di rivedervi presto, davvero».
12 novembre 2025 ( modifica il 12 novembre 2025 | 20:04)
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