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Da tempo Matteo Salvini aveva in mente di proporre nuove norme restrittive sul tema della sicurezza urbana. Nelle discussioni tra alcuni dirigenti della Lega si era parlato anche della possibilità di presentare alcune misure definite «leggi anti-maranza». Poi, negli ultimi giorni, si è deciso di definire meglio e più in fretta questa iniziativa: e così mercoledì una folta e autorevole delegazione del partito ha annunciato durante una conferenza stampa alla Camera un pacchetto di 14 proposte di legge, in gran parte già depositate singolarmente in parlamento da esponenti leghisti, su «Sicurezza, giustizia e immigrazione».
Tra le proposte ci sono: il rafforzamento delle tutele legali per chi reagisce in un’ottica di presumibile “legittima difesa” e per le forze dell’ordine che intervengono in situazioni di rischio; la confisca dei mezzi e il ritiro della patente per chi spaccia sostanze stupefacenti; la semplificazione delle norme per le espulsioni di stranieri immigrati; l’introduzione di un obbligo, per chi organizza le manifestazioni, di depositare una sorta di cauzione per eventuali danni causati dai partecipanti. E poi, tra le altre cose, si propone di introdurre il reato di «fuga pericolosa» per chi non si ferma a un posto di blocco della polizia, e di estendere anche alle seconde e terze case le procedure di sgombero rapido già previste per chi occupa una prima casa di altri: un ampliamento del reato di occupazione arbitraria.
Non è ancora chiaro che fine faranno queste proposte. Il sottosegretario all’Interno della Lega, Nicola Molteni, ha spiegato che verranno messe a disposizione del governo, che potrà inserirle in un disegno di legge o decreto-legge, da approvare dunque d’urgenza, sulla sicurezza. Sarebbe un altro decreto sicurezza, l’ennesimo: l’ultimo era stato approvato lo scorso aprile. Peraltro diverse di queste norme sarebbero in effetti una modifica in senso ancor più restrittivo di alcune di quelle che erano state inserite in quel decreto.
L’iniziativa della Lega è evidentemente un’operazione politica: cioè il tentativo di intestarsi un tema da sempre caro al partito da quando il leader è Salvini, ma è anche una mossa che sta generando qualche malumore dentro la maggioranza di governo, e in particolare dentro Fratelli d’Italia.
I parlamentari di Fratelli d’Italia non erano stati messi al corrente dell’iniziativa della Lega: alcuni hanno lamentato subito il fatto che alcune proposte presentate dalla Lega come proprie erano invece il frutto di vecchi emendamenti congiunti o precedenti proposte di legge condivise da tutte la maggioranza; la stessa presidente del Consiglio ne è stata informata solo un paio di giorni prima, e i suoi consiglieri non hanno reagito benissimo. Soprattutto perché, secondo quanto inizialmente prefigurato da Salvini, avrebbe dovuto essere coinvolto anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che con la Lega ha un ottimo rapporto anche se formalmente è un ministro “tecnico” (cioè non un politico di professione, ma uno che viene scelto per le competenze accumulate in un certo ambito).
Il compromesso trovato è stato dunque questo: che le proposte della Lega venissero chiaramente presentate come iniziative di partito, e dunque non coinvolgessero direttamente il governo. Ed è per questo che la conferenza stampa di mercoledì è stata fatta nella sede del gruppo della Lega della Camera: a intervenire sono stati i due sottosegretari (Molteni, all’Interno, e Andrea Ostellari, alla Giustizia), i due capigruppo, e le europarlamentari Silvia Sardone, Susanna Ceccardi e Anna Maria Cisint (discussa ex sindaca di Monfalcone). Era quindi un formato un po’ anomalo, ma doveva mostrare chiaramente che si trattava di un’iniziativa del singolo partito.
Del resto Meloni sta da tempo aspettando che Piantedosi definisca un decreto-legge sulle forze di polizia: un provvedimento molto tecnico, che riguarda le norme che disciplinano le assunzioni, lo scorrimento delle graduatorie, gli avanzamenti di carriera, la maturazione di permessi. Il ministro dell’Interno ci lavora da circa 6 mesi, ormai, ma dalla presidenza del Consiglio non gli è ancora arrivata una sollecitazione esplicita a presentare tutto in Consiglio dei ministri. Meloni in realtà vorrebbe farlo a breve, anticipando un po’ i tempi, anche per stemperare le critiche alla legge di bilancio fatte dai sindacati e dalle associazioni delle forze di polizia, per il fatto che non prevede l’aumento dei fondi a favore del settore, in più occasioni promesso dal governo.
L’iniziativa della Lega, che ha evidentemente dei fini elettorali in vista delle regionali del 23 e del 24 novembre prossimi (in Veneto, Campania e Puglia), rende però le strategie politiche dei vari partiti più complicate, perché ora il governo darà l’impressione di agire proprio su input di Salvini: una cosa che a Meloni non piace, soprattutto su un tema così identitario come la sicurezza.
Non è un caso che sempre mercoledì il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, abbia annunciato l’intenzione di presentare un emendamento alla legge di bilancio per annullare il previsto aumento dell’età pensionabile degli agenti di pubblica sicurezza. Anche questo ha generato fastidio in Fratelli d’Italia: l’accordo era di annunciarlo congiuntamente, visto che questa modifica era stata decisa in una riunione di maggioranza tenutasi il giorno prima.
Ora una delle possibili soluzioni è trasformare il decreto sulle forze di polizia in un provvedimento più ampio, che includa almeno in parte le proposte avanzate dalla Lega. Secondo alcuni dei consiglieri di Piantedosi però questa ipotesi potrebbe essere complicata, perché alcune delle norme presentate dalla Lega non avrebbero i requisiti di urgenza necessari per giustificare un decreto-legge (cioè un atto normativo che entra subito in vigore, giustificato dall’urgenza). Sarebbe quindi più consono procedere con due diversi provvedimenti: il decreto-legge sulle forze di polizia, che non verrebbe snaturato, e un disegno di legge di iniziativa del governo, che includa le proposte della Lega e altre di Fratelli d’Italia o Forza Italia.
È comunque l’ennesimo provvedimento proposto dalla maggioranza di destra sul tema della sicurezza, in questi 3 anni di governo. Fin dai suoi esordi, col decreto-legge sui rave, il governo ha puntato molto sul contrasto dell’illegalità e dell’immigrazione. Ad aprile era stato poi approvato un decreto-legge sulla sicurezza con una procedura assai irrituale: si era convertito in decreto un precedente disegno di legge, sostanzialmente identico se non in alcuni punti che erano stati ritenuti problematici dal presidente della Repubblica. Il decreto aveva introdotto una ventina tra nuovi reati e aggravanti di reati già esistenti, e il governo lo aveva presentato come una svolta determinante nella repressione della criminalità urbana.
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Secondo la retorica del governo, era un provvedimento che doveva insomma segnare un prima e un dopo, un po’ come le nuove norme sull’immigrazione e sulla realizzazione dei centri per migranti in Albania. Nelle ultime settimane, però, su entrambe le questioni sono emersi dati che dimostrano la scarsa efficacia di queste decisioni: e sia sull’aumento dei reati nelle città, sia sul numero crescente di sbarchi di migranti rispetto al 2024, le opposizioni hanno condotto una campagna piuttosto efficace, che ha costretto in più d’una occasione Meloni a difendersi dalle critiche, in modo più o meno convincente.
La tensione che l’iniziativa della Lega ha generato si spiega dunque anche sulla base di queste polemiche: nel presentare come urgenti alcune nuove norme restrittive su sicurezza e immigrazione, Salvini ha finito un po’ col legittimare le contestazioni che il centrosinistra fa al governo.