Djokovic ha equiparato la sua vicenda sui vaccini a quella di Jannik: ma il suo comportamento a Melbourne nel 2022 fu maldestramente fraudolento… Tutta un’altra storia

C’è qualcosa che non va nel cielo del tennis. Nuvole, le chiama l’atleta più vincente di sempre, Novak Djokovic: non importa se la giornata è limpida, il solo rammentarle copre la luce sopra Jannik Sinner. Questo Djokovic lo sa, questo Djokovic fa. Come succede con i fantasmi che in fondo esistono solo se ci credi, spaventano solo se li agiti: il fantasma è una teoria senza terraferma, una nuvola, appunto. Per “giustificare” la necessità (per niente necessaria) di tornare sull’argomento – seppur rispondendo a un’intervista in un podcast – Djokovic si include in questo tormento, “la questione del doping è una nuvola che seguirà Sinner, così come la nuvola del Covid seguirà me”. Ci sono altri passaggi da puntualizzare ma con ordine e con il sospetto che la rivalità sportiva, decisamente e irrimediabilmente in pendenza verso il più giovane, abbia una sua parte sottaciuta in queste esternazioni fuori tempo massimo. E dunque, procediamo.