Dire che i reality sono in crisi perché l’ultima edizione del Grande Fratello non ingrana è un’ingiustizia semplicemente perché non è vero. Anziché di fare di tutta l’erba un fascio sarebbe, infatti, opportuno valutare caso per caso per rendersi conto che, se il Grande Fratello a questo giro fatica, non è perché il pubblico sia stanco dei reality ma perché il format è stato talmente spremuto e sfilacciato negli ultimi anni da non avere quasi più nulla da dire. In sostanza, la staticità della formula, mista a una serie di lezioncine retoriche che hanno fatto sì che lo studio assurgesse quasi a ruolo di moralizzatore nei confronti degli abitanti della Casa, ha portato a una progressiva disaffezione che neanche la conduzione brillante di Simona Ventura è riuscita a mitigare.

Grande Fratello non ingrana i reality bisogna saperli fare

SEBASTIANO STRINGOLA

Va da sé che il raddoppio settimanale tentato una volta sia risultato fallimentare sotto tutti i punti di vista, visto che aumentare la messa in onda di un programma che arranca già di suo è sembrato un po’ come sparare sulla croce rossa, anche se il dubbio è un altro: se davvero Mediaset credeva nella riuscita di un nuovo Grande Fratello, perché non ha promosso adeguatamente il (bellissimo) documentario che ne racconta la primissima edizione, rendendolo disponibile solo in streaming e senza nessun battage pubblicitario atto a promuoverlo in chiaro? Mistero. Il problema è che i reality bisogna saperli fare, e ci riferiamo soprattutto al tipo di narrazione da prediligere e al cast da assortire.