Il decreto Caivano è in vigore ma vengono concessi tre mesi alle piattaforme straniere e sei a quelle italiane. Anche perché infrastrutture degne di note per il «doppio anonimato» (come da norme) non ne esistono: lo Spid non c’entra, bisognerà attendere un’app europea, in data incerta
«Ho più di 18 anni – Entra».
«Ho meno di 18 anni – Esci».
Il regime di autocertificazione sui siti a luci rosse è finito formalmente ieri, con l’entrata in vigore del decreto Caivano che, tra le sue norme, contiene anche quelle che regolano l’accesso ai siti pornografici per i minori. In verità, non era difficile appurare il 12 novembre 2025 è stato un giorno come gli altri per gli amanti del genere. Su Pornhub si accedeva con le porte girevoli dell’autodichiarazione. Su Xvideos anche. Su YouPorn idem. Sono tra i portali più cliccati in Italia, compresi nell’elenco di 45 soggetti individuati da Agcom (erano 48 all’inizio, poi ridotti a 45).
Il commissario dell’Agenzia, Massimiliano Capitanio, ci ha tenuto a chiarire: «Il 12 novembre non era l’apocalisse digitale dei siti porno. È solo l’inizio di un percorso di attuazione e vigilanza». E la stessa Autorità ha dovuto precisare in una nota che «i siti web e le piattaforme che diffondono in Italia immagini e video a carattere pornografico, ma non stabiliti in Italia, hanno a disposizione un tempo di implementazione di tre mesi dalla pubblicazione della lista (1° febbraio 2026)». Per gli italiani, solo due in lista, i mesi sono sei.
Dei siti individuati, uno si è messo volontariamente fuori gioco (non è più raggiungibile dall’Italia), tre hanno implementato sistemi di verifica dell’età e gli altri 41 proseguono come prima, senza filtri.
L’implementazione delle norme non è banale. A differenza della vulgata che circola in rete, generatrice di molte battute più o meno scontate, è certo che per continuare a peccare digitalmente non ci si dovrà dotare né di Spid né di carta d’identità elettronica. Il sistema, chiarisce Agcom, si baserà sul cosiddetto «doppio anonimato». Quando un utente prova ad accedere, interviene un soggetto terzo che controlla l’età e fornisce un codice (alfanumerico o QR) da inserire nel sito. Quel codice dimostra che la persona è maggiorenne, ma non rivela chi sia. Ancora Capitanio: «L’obiettivo è tutelare i minori, non tracciare gli adulti».
Di fatto un’infrastruttura per il doppio anonimato degna di fiducia però ancora manca: un’app europea ci sarà, all’interno dell’Eudi Wallet, il portafoglio dell’identità digitale europeo in arrivo. Quando sarà operativo, in una data non meglio precisata del 2026, integrerà nativamente anche la gestione dell’attestazione di età. La «proroga» fa guadagnare tempo ma non è chiaro se sarà sufficiente.
La faccenda, meglio chiarirlo, non riguarda un’esigua minoranza. Le norme per limitare, sul serio, la pornografia ai minori sono difficili da contestare: un’indagine recente (Skuola.net) dice che quasi quattro giovani italiani su dieci, nella fascia tra 10 e 25 anni, accedono regolarmente a contenuti pornografici online. E l’Italia è, nelle classifiche dell’immarcescibile Pornhub del 2024, l’ottavo Paese al mondo per consumo di video.
Insomma, almeno per qualche mese, il porno resta ancora accessibile e anonimo nel Bel Paese. Poi, forse, servirà un po’ più di burocrazia anche per il desiderio.
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12 novembre 2025 ( modifica il 13 novembre 2025 | 12:48)
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