I casi di pressione alta in bambini e adolescenti sono più che raddoppiati tra il 2000 e il 2020 passando dal 3 a oltre il 6%, in numeri assoluti parliamo di 114 milioni di giovani nel mondo: sono i risultati del più grande studio globale, pubblicato su The Lancet Child & Adolescent Health Journal.

Attenzione alla pressione alta a 7 anni: potrebbe far aumentare il rischio di morte entro i 55

di Federico Mereta

15 Settembre 2025

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Più del 9 per cento di bambini e adolescenti ha una ipertensione nascosta che potrebbe non essere rilevata durante i check up regolari e che è stata registrata solo con test fuori dagli studi medici. Quasi il 19% di chi è obeso è iperteso, con una prevalenza otto volte maggiore rispetto a chi ha un peso normale. Questo accade perché l’obesità può provocare insulino-resistenza e modifiche dei vasi sanguigni che possono rendere più difficile mantenere la pressione entro standard normali. Oltre ai già ipertesi, lo studio ha anche individuato l’8% di bambini e ragazzi già in una fase che si definisce di pre-ipertensione, un segnale d’allarme per una potenziale progressione verso l’ipertensione vera e propria che – se non trattata – può portare a patologie gravi, come quelle renali e cardiache.

Pre-ipertenzione negli adolescenti maschi

La pre-ipertensione è più presente negli adolescenti – con una prevalenza dell’11,85% rispetto ai bambini, dove arriva al 7%. I livelli di ipertensione tendono ad aumentare di più durante la prima adolescenza, arrivando a un picco attorno ai 14 anni, soprattutto nei maschi. E per questo è dunque importante enfatizzare l’importanza dei controlli in questi anni critici anche perché bambini e adolescenti ipertesi progrediscono più facilmente verso l’ipertensione conclamata.

Memoria (e non solo) a rischio: il cervello invecchia con i saliscendi della pressione

di Federico Mereta

03 Novembre 2025

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Secondo gli autori dello studio questi risultati sottolineano la necessità di migliorare gli screening per arginare quella che hanno definito una marea crescente di ipertensione pediatrica in tutto il mondo. Secondo lo studio il driver sostanziale, cioè la causa principale di questo raddoppio, è l’obesità. “Questo aumento dovrebbe funzionare da campanello d’allarme per medici e genitori”, ha sottolineato l’autore dello studio, il professor Igor Rudan, Direttore del Centro per la ricerca sulla salute globale all’Usher Institute dell’università britannica di Edinburgo. “Ma la buona notizia è ce possiamo intervenire, migliorando gli screening e la prevenzione in modo da migliorare il controllo della pressione nei più giovani e ridurre il rischio di ulteriori patologie future”.

Una nuova molecola contro la pressione alta: è la prima svolta in 20 anni

di Dario Rubino

15 Settembre 2025

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Lo studio britannico è una metanalisi, ha preso cioè in esame 96 grossi studi che coinvolgevano più di 443mila bambini e adolescenti di 21 Paesi scoprendo che il modo in cui è misurata la pressione può influire sulle stime di prevalenza dell’ipertensione. Quando era confermata da tre visite in uno studio medico la prevalenza era stimata attorno al 4.3%. Ma quando sono state aggiunte misurazioni fuori dallo studio medico, per esempio in ambulatorio o a casa, la prevalenza è schizzata a circa 6.7%. Questa ipertensione “nascosta” si stima che riguardi il 9,2% di bambini e adolescenti in tutto il mondo, cosa che indica una potenziale sottodiagnosi della patologia.

Nello stesso tempo la prevalenza della cosiddetta ipertensione da camice bianco, condizione nella quale la pressione aumenta quando si è in uno studio medico ma è normale a casa quando è misurata con un dispositivo specifico, è stimata attorno 5.2%, cosa che lascia pensare come una proporzione notevole di bambini sia classificata in modo erroneo.

Nel mondo più bambini obesi che malnutriti: cosa dice il nuovo rapporto Unicef

Redazione Salute

10 Settembre 2025

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“L’ipertensione pediatrica è più comune di quanto si pensasse finora e misurarla soltanto negli studi medici rischia di sottostimarne la prevalenza o di spingere a diagnosi sbagliate. Rilevarla precocemente e migliorare l’accesso non solo alla prevenzione ma ai trattamenti sono elementi più che mai critici nell’identificazione dei bambini ipertesi o di quelli a rischio”, ha puntualizzato un’altra autrice dello studio, Peige Song, della Zhejiang University School of Medicine in Cina.

Pressione alta che non scende? Potrebbe nascere (anche) nel cervello

di Federico Mereta

09 Settembre 2025

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Gli autori riconoscono i limiti dello studio, soprattutto per quanto riguarda dati misurati con sistemi diversi, in Paesi dove non ci sono sistemi di misurazione avanzati o sono di difficile accesso. Ma Rahul Chanchlani della McMaster University (Canada), non coinvolto nello studio, ha sottolineato come “armonizzare i criteri diagnostici, allargare le misurazioni fuori dagli studi medici e mettere in atto una sorveglianza accurata sono i prossimi essenziali passi. E per questo è cruciale che intervengano con competenza medici e infermieri, famiglie e politici. E’ una priorità perchè il rischio cardiovascolare non comincia da adulti ma da ragazzi. Per questo bisogna garantire che nessun bambino iperteso sia non individuato, non riconosciuto come tale o non trattato”.

Ma bisogna spesso allontanarsi dalla notizia in sé per coglierne il reale significato. E l’interpretazione la dà il professor Alberto Villani, Responsabile UOC Pediatria Generale, Malattie Infettive e DEA II Livello dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Abbiamo fatto quanto di peggio si possa immaginare per i nostri bambini – premette – e ci stupiamo che siano obesi e ipertesi? Se è per questo noi vediamo anche moltissimi casi di steatosi epatica. E aver riconosciuto l’obesità come una malattia è deresponsabilizzante per la società, perché nella stragrande maggioranza dei casi l’obesità è legata a uno stile di vita profondamente sbagliato e potrebbe non esserci. La nostra società sta progressivamente producendo malati, la Sip, la Società italiana di pediatria, lo dice da vent’anni che bisogna rivoluzionare l’approccio: scuola aperta dalle 6.30 del mattino alle 8 di sera, attività sportive di ogni tipo, pranzo a mensa con prodotti del territorio, e poi corsi di teatro, musica, arte. Se bambini e ragazzi restano soli in casa o con le baby sitter passano il pomeriggio davanti a tablet e cellulari, mangiano quello che trovano e mangiano troppo, senza muoversi. Serve uno sforzo sociale, non pensare che l’obesità sia una malattia per scrollarci la responsabilità. Così non faremo che creare i malati di domani, e il Sistema sanitario non sarà in grado di affrontare questa marea in arrivo”.