Non si ferma il fenomeno delle “cartelle pazze” di Ama. Come raccontato da RomaToday, nell’ultimo mese l’azienda municipalizzata dell’ambiente ha inviato, tramite il suo ufficio Ta.Ri., oltre 100mila richieste di pagamento per tasse non pagate o pagate parzialmente. Ma in molti casi si stanno rivelando grossolani errori.Cartelle pazze AmaVi abbiamo riportato le storie di diversi cittadini, o ex cittadini romani, raggiunti da accertamenti che vanno dai 300 ai 4mila euro. Per utenze, però, o inesistenti perché riferite a indirizzi differenti, o interrotte da anni in seguito alla vendita dell’immobile o alla conclusione del contratto d’affitto.L’attacco di Fratelli d’Italia

Adesso anche la politica si sta interessando. In Assemblea Capitolina ad alzare la voce è Giovanni Quarzo, capogruppo di Fratelli d’Italia: “Migliaia di romani stanno ricevendo una doppia richiesta di pagamento della Tari – denuncia – per la semplice ragione che Ama non si è resa conto che numerosi immobili della nostra città hanno due diverse entrate, ovviamente con indirizzo e numero civico diversi tra di loro. I vertici dell’azienda, il Sindaco e l’assessore competente intervengano immediatamente per interrompere questo ennesimo disservizio ai danni dei romani, già abbastanza penalizzati dalle inefficienze dell’Ama”, ha detto il consigliere insieme alla collega dell’XI Municipio, Vanessa Borsari.

L’interesse della Regione Lazio

Non solo. In Regione Lazio la presidente della commissione Rifiuti, Laura Corrotti, ha deciso di convocare una seduta per mettere al centro il problema: “Il nodo centrale è che Ama non dispone di dati catastali aggiornati, un problema noto da tempo ma mai risolto, che continua a ripresentarsi ciclicamente. Per fare piena luce su questa gestione approssimativa e disorganizzata – ha annunciato -, convocherò la commissione alla quale saranno invitati i rappresentanti di Roma Capitale e i vertici di Ama”. 

Il racconto dell’ex assessore municipale

Nel frattempo, tra i tanti casi ne è emerso un altro raccontato da Andrea Valeri, ex assessore alla Cultura del Centro Storico dal 2013 al 2016 (anno in cui rassegnò le dimissioni), oggi manager nel settore culturale: “Mia madre, 80 anni, ha ricevuto un accertamento esecutivo da oltre 3mila euro da parte di Ama – racconta su Facebook – in cui la si accusa di aver evaso la Ta.Ri. per oltre sei anni, per un appartamento sito in via Erminio 606, ma lei vive in via Erminio Spalla 3. Ma chi fa queste cose non prova neanche un leggero, impercettibile brivido di vergogna?”.

“Appuntamenti non disponibili”

Alla signora, racconta sempre Valeri, è stato proposto da parte del call center di Roma Capitale (060606) di prendere appuntamento online per contestare l’errore, ma per farlo bisogna registrarsi tramite Spid: “A una signora di 80 anni – commenta l’ex assessore -, anche in questo caso non provano vergogna?”. Infine, una considerazione: “Chi dovrebbe sovrintendere politicamente a tutto questo, non prova almeno un lontano senso di pudore per non star svolgendo bene il proprio ruolo, considerato che sul sito viene comunicato che ‘gli appuntamenti non sono disponibili fino a data da destinarsi’?”. Anche perché, sottolinea Valeri, “il problema si ripete ogni anno”. Infatti nel 2024 la stessa contestazione è arrivata alla suocera del manager, nel 2023 a lui stesso “tutti naturalmente annullati”.

L’intervento dell’associazione dei consumatori

Anche il Movimento Difesa del Cittadino nazionale e del Lazio si sta impegnando a tutela degli utenti raggiunti dalle richieste di pagamento: “Chiediamo di fare chiarezza – scrivono in una nota -. Secondo le segnalazioni raccolte e le informazioni pubblicate dai media, l’azienda capitolina avrebbe spedito circa 100mila avvisi di accertamento, molti dei quali contenenti errori materiali o procedurali. Tra i casi più frequenti: cartelle inviate a ex proprietari, a cittadini scambiati per titolari di immobili che non possiedono, indirizzi errati o inesistenti, metri quadrati sbagliati, nuclei familiari mal composti e perfino avvisi relativi ad annualità ormai prescritte, cioè oltre il termine dei 5 anni previsto dalla legge. È inaccettabile che migliaia di cittadini romani si trovino costretti a difendersi da richieste infondate, affrontando disagi, costi e scadenze stringenti per errori imputabili alla pubblica amministrazione.

“Sospendere i provvedimenti”

L’associazione di consumatori lamenta anche le elevate sanzioni in caso di tardivo pagamento dell’avviso. “Sollecitiamo l’assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, a intervenire sulla questione delle ‘cartelle pazze’ e le chiediamo un confronto anche con i responsabili di Ama Roma. Le procedure – conclude l’associazione – devono essere immediatamente sospese, facendo partire una verifica straordinaria degli avvisi, con pubblicazione dei dati sugli errori riscontrati. E si deve creare un canale dedicato all’assistenza rapida, evitando che si debbano attendere mesi o anni per un appuntamento. Necessaria anche la proroga dei termini di ricorso, in tutti i casi di errori evidenti o indirizzi inesistenti”.