L’intervista

Dopo il miracolo di Lourdes l’artista ricorda l’esperienza al santuario di Soave mentre viveva lì: «Ho avuto paura di morire»

«Se credo nei miracoli? Certo! A quello di Lourdes e a quello di Soave». Roberto Satti risponde al telefono in macchina (con gli auricolari). Quel nome è scritto solo sulla carta d’identità, al cellulare c’è Bobby Solo durante uno dei suoi tanti, tantissimi viaggi. Un pellegrinaggio che nella sua vita l’ha portato spesso pure a Verona. E proprio qui, al santuario di Santa Maria della Bassanella, vicino a Soave, si è compiuto quello che senza giri di parole per lui è stato «un vero miracolo». Il secondo, dopo quello di Lourdes. 

Lourdes

È il 1978. Bobby solo ha poco più di trent’anni: «In quel periodo», racconta, «volevo i muscoli e quindi decisi di prendere del testosterone, ma proprio per quello avevo avuto dei grossi problemi alle corde vocali. Non riuscivo più a cantare, a parlare. Avevo paura che la mia carriera fosse finita. Sono salito sull’aereo e sono andato a Lourdes. Lì ho preso l’acqua santa e dato 250 franchi… dopo un po’ la voce è tornata». Miracolo.

Azzurra Music

Ma la storia di Bobby Solo è intrecciata con Verona: «Ho abitato in moltissimi posti, anche a Pastrengo anni fa. Stavo in un appartamento di 35 metri quadrati», dice il cantante, «quando la mia etichetta era l’Azzurra Music. Prima, in attesa che la casa fosse pronta, ho vissuto in affitto a Soave, davanti al municipio». 

Il «miracolo»

Lourdes non è stata l’unica volta in cui la religione si è fatta avanti . Sono passati poco più di vent’anni da quando Bobby Solo è entrato nel santuario del XI secolo a Soave. Un racconto però rimasto nei cassetti dei suoi ricordi: «Era un periodo difficile, un momento di depressione. Avevo avuto un’occlusione intestinale durata 23 giorni. Avevo paura di morire. Avevo fatto delle visite ma non si era risolto molto. Decisi di andare a pregare la Madonna e poco dopo tutto si risolse». Motivo dell’occlusione? «Credo sia stato per un tranquillante che un farmacista mi aveva venduto».

A Soave 

«Tutte le volte che passo mi fermo davanti a quel santuario. Per me resta sempre un posto magico, ma in generale Soave per quello che ha dato alla musica con i suoi Festival», continua. La fede ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita di Bobby Solo, uno che ha venduto quasi sessanta milioni di dischi e vinto due volte Sanremo. Prima con «Se piangi se ridi», poi con «Zingara». La fede e la musica, costantemente unite. 

«Ho sempre avuto una grande passione per il Signore, da piccolo avevo 10 in religione, 9 italiano ma 4 in matematica». Un quadro a cui non serve aggiungere tanto altro. Bobby Solo è ironico, gentile. Racconta quei fatti (adesso) con il giusto distacco. Ma parlare di miracoli è sempre un terreno scivoloso: «Chi ci vuole credere lo può fare, altri magari possono pensare che si tratti solamente di autoguarigione. Si è liberi ovviamente». 

Depressione

Mostrarsi in difficoltà non è mai facile. Lo è diventato un po’ di più negli ultimi anni. Almeno da quando chi ha visibilità ha iniziato a parlare apertamente di depressione. «Ci sono guerre, bambini massacrati in Palestina… per forza cadi in depressione. La mia? Forse legata un po’ all’età, sono passaggi che si affrontano».

C’è però anche la musica, tanta musica: «Anche quella mi ha aiutato nella vita, in alcuni momenti mi ha salvato. Penso sempre a Red Ronnie. Lui mi ha tirato fuori da uno certo stereotipo che per un momento mi ha circondato. Resto uno a cui piace spaziare in tutto l’universo musicale».