Da pochissimi minuti si sono alzati i veli su quella che è la terza corsa a tappe italiana per importanza, ma forse anche qualcosa in più per fascino: parliamo del Tour of the Alps. E sarà un’edizione speciale, la 49ª se si considera il vecchio Giro del Trentino, la decima da quando c’è stata la firma del protocollo d’intesa che ha sancito la nascita dell’evento simbolo dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino. La prova si disputerà dal 20 al 24 aprile, con partenza da Innsbruck e arrivo a Bolzano.

La presentazione ufficiale si è svolta oggi a Milano, presso la prestigiosa Areapergolesi Events, davanti alle autorità. Noi ve la raccontiamo con l’aiuto di un trentino DOC, Maurizio Fondriest, che su alcune di queste strade non solo ci è nato e vive, ma ha anche vinto quando era corridore.

Prima di entrare nel merito con Fondriest, diamo uno sguardo rapido al tracciato del Tour of the Alps 2026. Cinque tappe, da Innsbruck a Bolzano. La prima, da Innsbruck a Innsbruck, sarà per “velocisti”, con due virgolette grosse così. Poi si va da Telfs in Val Martello, unico arrivo in salita. La terza frazione porterà gli atleti da Laces ad Arco, la quarta da Arco a Trento e la quinta, infine, unirà i due capoluoghi di provincia, Trento e Bolzano. In tutto sono previsti 760,2 chilometri e 14.620 metri di dislivello, pari a una media di 152 chilometri e 2.924 metri di dislivello al giorno.

La planimetria generale del Tour of the Alps 2026

La planimetria generale del Tour of the Alps 2026

Maurizio, cosa te ne pare del Tour of the Alps 2026? Ne ha fatta di strada da quando era il Giro del Trentino…

Mi sembra molto diverso rispetto a quando era il Giro del Trentino. E’ stata la scelta giusta quella di unire queste tre grandi regioni: è la strada obbligata per riuscire a far diventare la corsa più importante. Prima avevamo il Giro del Trentino e il Trofeo Melinda, ma con il ciclismo attuale e il suo calendario, soprattutto il Melinda, non aveva più grande senso. Tolti i grandissimi obiettivi, o hai un gruppo di corse, come magari a settembre propongono Toscana ed Emilia-Romagna, o il Trittico di Lombardia, oppure è dura avere un parterre di livello. In questo modo invece l’appeal cambia, tanto più che c’è in vista il Giro d’Italia.

E del percorso cosa ti sembra?

Mi piace. E’ duro ma aperto a più opzioni. Il primo giorno, anche se non conosco bene quei due strappi finali, mi sembra adatto alle ruote veloci.

Ruote veloci, relativamente a una corsa alpina…

Ovviamente. Non troviamo gli sprinter puri qui. Pertanto mi aspetto un arrivo in volata di un gruppo numeroso. Tra l’altro avevo sempre consigliato una tappa simile: era quella che mancava, altrimenti erano tutti arrivi in salita, tutte tappe dure con gli stessi corridori a giocarsi le vittorie. Questo secondo giorno a Innsbruck per me è un bell’inizio, impegnativo ma non troppo, dove magari si può arrivare anche in volata.

Maurizio Fondriest (classe 1965) è originario della Val di Non. Oggi pedala ancora forte (foto Chris Auld)

Maurizio Fondriest (classe 1965) è originario della Val di Non. Oggi pedala ancora forte (foto Chris Auld)

La seconda tappa invece?

E’ molto importante: si arriva in Val Martello. Però non arrivano proprio su in cima, perché ho visto che si fermano prima.

Sì, in località Trottla, dove c’è un centro sportivo sulla destra. Si scollina circa 500 metri prima, a quota 1.160…

Esatto, ma è una salita vera, perché parliamo di una scalata di 8 chilometri con tratti anche al 10 per cento (pendenza media 7,5 per cento, ndr). Però se guardo il complesso della frazione, non è impossibile. Il Passo Resia dal versante austriaco non è affatto duro e poi è subito in partenza. Però l’arrivo della Val Martello resta un bell’arrivo in salita.

Terza tappa da Laces ad Arco: ti passano sull’uscio di casa, giusto?

Sono le mie strade, vero. Il Passo Castrin è molto duro, ma arriva dopo 40 chilometri o poco più. Poi si imbocca la selvaggia Val d’Ultimo ma è un continuo scendere fino a Cles e ancora più giù, fino all’imbocco di Andalo, che è una salita di 10 chilometri, assolutamente impegnativa. E lo stesso vale per il Passo Ballino prima della planata su Arco. Anche questa tappa diventa interessante.

Perché?

Perché è dura, il dislivello è tanto, ma con salite pedalabili ci sono più corridori che possono lottare per la vittoria e non solo i pochi che vanno superforte in salita. Qui ci possono essere altri corridori forti in salita ma non top, che però possono rientrare in classifica attaccando. Mentre in Val Martello arriveranno quelli che faranno la generale, questa può mischiare le carte in tavola.

Prima tappa: Innsbruck-Innsbruck di 141,8 km

Seconda tappa: Telf-Val Martello di 147,5 km

Terza tappa: Laces-Arco di 174,5 km

Quarta tappa: Arco-Trento di 167,8 km

Quinta tappa: Trento-Bolzano di 128,6 km

Prima tappa: Innsbruck-Innsbruck di 141,8 km

Seconda tappa: Telf-Val Martello di 147,5 km

Terza tappa: Laces-Arco di 174,5 km

Quarta tappa: Arco-Trento di 167,8 km

Quinta tappa: Trento-Bolzano di 128,6 km

Da un punto di vista tecnico, pensando alla preparazione, una tappa del genere cosa dà al corridore?

E’ dura e “veloce”. Hai sempre tanto dislivello. Però dalle prime tappe non abbiamo ancora visto una salita da 40-50 minuti, Castrin a parte, che arriva a inizio tappa. Può dare molto di più a chi prepara il Giro la prima delle due scalate di San Genesio. Anche il Bordala nella quarta tappa è in partenza e non ha pendenze proibitive.

In qualche modo hai già lanciato le ultime due frazioni. Partiamo dalla quarta…

Vale un po’ il discorso di prima verso Arco, però c’è il Redebus, che invece è lungo e impegnativo e nel finale diventa duro, con un chilometro al 10-12 per cento. Anche questa non è una tappa dove solo i più forti possono fare la corsa. Il finale è ondulato e veloce, tende a scendere. Per questo dico che la seconda tappa è quella che potrebbe davvero decidere la classifica. Anche se quella di Bolzano…

Appunto, cosa ci dici dell’ultima frazione Trento-Bolzano?

Il finale è difficile e si possono fare differenze. Due volte San Genesio, due salite ravvicinate. La prima scalata parte da molto in basso e potrebbe essere una classica salita da 40 minuti almeno. Poi planata finale su Bolzano, in centro. Sarà uno spettacolo.

Le due salite decisive secondo Fondriest: qui uno dei tratti più duri della Val Martello a circa 2 km dall’arrivo…

San Genesio e sotto Bolzano. E’ qui che si deciderà il Tour of the Alps (foto Vivosuedtirol)

Le due salite decisive secondo Fondriest: qui uno dei tratti più duri della Val Martello a circa 2 km dall’arrivo…

E qui San Genesio. In basso c’è Bolzano (foto Vivosuedtirol)

Ai fini della preparazione per il Giro d’Italia, come giudichi il percorso?

E’ una buona rifinitura perché le tappe non sono esageratamente lunghe, ma sono impegnative. Mi piace anche l’idea di non aver inserito mega salitoni, sia per lo spettacolo che per la preparazione. Ad aprile, se metti un arrivo a 2.000 metri e poi per maltempo viene annullato, ci perdono tutti. Così invece al massimo si arriva a 1.500 metri, poco oltre i 1.000 nel finale sopra Bolzano. Anche in caso di maltempo riesci sempre a correrle.

Conosci la salita di San Genesio?

Sì, è abbastanza regolare. Ha pendenze un po’ più dure della Mendola, che è la salita di riferimento della zona. Quella si fa in 35 minuti, questa potrebbero farla anche in 40′.

E’ un marchio di fabbrica del Tour of the Alps avere tappe non troppo lunghe: giusto?

E’ fondamentale. Una corsa a tappe deve essere dura, ma non eccessivamente, e dare ai corridori il tempo di recuperare. Quando arrivi presto in hotel, senza trasferimenti, è un vantaggio enorme. Per esempio, quella di Arco arriva e riparte dallo stesso luogo: ottimo per la gestione dello sforzo.

Anche l’aspetto logistico incide, quindi?

Molto. Una gara di preparazione come questa ti dà modo di rilassarti di più dopo la tappa, perché come detto arrivi presto in albergo e hai tempo per recuperare come detto. Nei Grandi Giri non succede più. Anche la lunghezza delle tappe, giusta pur con un paio di giornate “lunghette”, contribuisce alla costruzione della condizione.

Insomma, la Sportiva Alto Garda, organizzatrice, è stata brava?

Sì. Quando organizzi devi sempre trovare un equilibrio tra chi sovvenziona partenze e arrivi, e non è semplice. Questo percorso mi piace: è duro ma aperto a più corridori. Direi voto più che positivo.

Lo scorso il Tour of the Alps andò a Storer. Chi sarà il suo erede?

Lo scorso il Tour of the Alps andò a Storer. Chi sarà il suo erede?

A livello paesaggistico, c’è un punto che ti piace di più?

La tappa che arriva ad Arco è spettacolare: facendo la Val d’Ultimo, dal Passo Castrin scendi e percorri tutta la Val di Non, poi Andalo, Ponte Arche e infine il Lago di Garda. Si attraversano le Dolomiti di Brenta. Sì, probabilmente è la più bella, anche se sono molto affezionato alla Valle dei Mocheni.

A quale tappa ti riferisci?

Alla quarta, nella zona del Passo Redebus. Ai suoi piedi c’è Canezza: questa è la porta della valle. Ci sono due strade che la percorrono, una a destra e una a sinistra, e in fondo si uniscono. La Valle dei Mocheni ha una storia antica e una forte tradizione. Lì parlano il Mocheno, un antico dialetto tedesco. Le genti del Nord, di origine tedesca, avevano colonizzato la valle attratte dalle miniere d’argento. Si sono stabilite lì e, essendo rimasta una zona poco frequentata, ancora oggi si parla questo dialetto.

Dei tanti punti che abbiamo nominato, c’è un aneddoto che ricordi?

Sì! Nella tappa di Trento, in particolare sul Passo Bordala. Era il 1989, ero in maglia di campione del mondo. Conoscevo questa salita e questa discesa. Appena iniziata la discesa mi passa Konyshev, dovevamo recuperare una quarantina di secondi. Io andavo forte, ma lui mi passa al doppio. Penso: «Ma dove va questo?». C’è una “S” che inganna: sembra che la strada vada dritta e invece gira eccome! Insomma, lui va dritto e io dietro a lui… siamo finiti in un campo. Non siamo caduti, ma mi è uscito il tubolare dalla ruota. C’è una vecchia foto, credo di Remo Mosna, in cui si vede il papà di Mariano Piccoli che seguiva la corsa con la macchina del cambio ruote e mi aiuta a sistemare la bici.