“Ai bianconeri mancano i trascinatori. La responsabilità non può essere tutta su un ventenne”


Matteo Nava

Giornalista

14 novembre – 08:29 – MILANO

Citofonare Massimo Mauro, se si cerca un esperto di numeri 10: ha giocato con Zico all’Udinese, con Michel Platini alla Juventus e con Diego Armando Maradona al Napoli. “La Juve non ha i fuoriclasse come ha quasi sempre avuto, quindi chiede a Yildiz di esserlo: però ha 20 anni, ha mostrato colpi geniali ma non la continuità che serve per essere leader”.

Come si gestisce a livello societario il rinnovo di Yildiz?

“È il giocatore più importante che ha la Juventus: insieme a Thuram e Cambiaso, quello su cui puntare. Il problema è che Kenan non è ancora diventato il fuoriclasse, il campione di cui la Juventus ha bisogno. Non c’è il clima giusto perché si prenda carico delle sorti di una squadra così importante. Forse non ha le caratteristiche da leader: può essere un grande numero due, ma ci vuole un numero uno accanto. Del Piero all’inizio ha giocato con Vialli, Ravanelli, Baggio. Servirebbe per non addossare a un ragazzo, seppur bravissimo, tutte le responsabilità di una grande squadra”.

Juventus Turkish forward #10 Kenan Yildiz reacts during the Italian Serie A football match between Juventus and Torino at the Allianz Stadium in Turin on November 8, 2025. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

La 10 è un’investitura o un macigno?

“La maglia numero 10 non è stato un errore. La fascia di capitano, secondo me, lo è stato. Perché lui non ha le caratteristiche per fare il capitano”.

“Intanto spero che inizi a fare le interviste in italiano, poi per essere capitano devi essere un riferimento per il club, i compagni e i tifosi. Si troverebbe benissimo al Manchester City o al Real Madrid, dove le responsabilità sono suddivise tra 5 o 6 giocatori”.

Gli consiglierebbe di diventare grande alla Juventus o di andare in una superpotenza europea?

“Yildiz sarà ambito, però anche rinnovare sarebbe un risultato per lui. Non un punto d’arrivo, però. Ultimamente i giocatori sembrano considerare la Juventus un punto d’arrivo, invece deve essere un posto dove dimostrare tutto il proprio potenziale”.

Come si trasmette questa visione?

“Ricostruire è difficilissimo per chiunque. Hanno preso un allenatore importantissimo, ora devono prendere giocatori importantissimi: nessuno fa le nozze coi fichi secchi. I giocatori della Juventus sono mediamente molto bravi, ma mediamente. Non ci sono i riferimenti che hanno le squadre top: né Yildiz, né Thuram, né Vlahovic, né Gatti, né Cambiaso sono leader. Almeno non a livello internazionale, quelli che fanno l’85% delle partite da 7,5 o 7”.

Un commento sulle prime partite di Spalletti?

“Buone, non entusiasmanti. Quando nel derby il migliore della Juve è il portiere, qualcosa non va. Capisco le difficoltà che ha Spalletti ad andare incontro all’aspettativa dei tifosi, non è per niente facile”.

Quanto conta il lavoro sul piano mentale?

“La Juventus non è più un riferimento per i giocatori forti italiani e deve tornare a esserlo: c’è un grandissimo settore giovanile che però ha perso i giocatori quando sono diventati bravi. Marchisio, per esempio, ha giocato una vita alla Juventus. Fagioli, Kean, Rovella… A vedere la squadra di adesso, non è stato molto furbo mandarli via. La Juventus ne ha troppo pochi, deve tornare a costruirli o trovarli, ma non è così semplice. Comolli, Chiellini e gli altri hanno un compito difficilissimo”.

Perché i nuovi acquisti stanno faticando a inserirsi?

“Perché non sono più forti dei calciatori che già c’erano in rosa… E sono arrivati tardi, così come Comolli, che pure deve fare fronte ai problemi di bilancio. Giocano tutti e quattro poco perché non stravolgono la squadra. Openda non è meglio di Yildiz e Vlahovic. Joao Mario non è meglio dei terzini, Zhegrova è la brutta o la bella copia di Conceiçao. David sembrava avesse un curriculum importante, ma purtroppo i tifosi non hanno visto niente fino ad ora”.

Quale urgenza ha Spalletti?

“A Napoli ha fatto un miracolo contribuendo a far diventare giocatori come Di Lorenzo o Kvaratskhelia dei top. Osimhen litigava e faceva la lotta contro tutto e tutti e ora è una punta internazionale. Ecco, Spalletti dovrebbe farlo con Thuram, Yildiz e Vlahovic. Però manca un Kim: Gatti ha qualità ma non so se diventerà un difensore di livello internazionale, Bremer lo è però bisogna capire se resta affidabile fisicamente. Spalletti deve convincerli a tirare fuori la personalità e diventare trascinatori. Yildiz non lo deve fare coi dribbling, ma con concretezza e affidabilità: giocando senza palla, facendo i passaggi giusti, riflettendo senza andare sempre a 100 all’ora”.

Alla Juventus conviene blindare Yildiz con un ingaggio da top o prestare il fianco a offerte da 80-100 milioni? Farebbero comodo.

“Con un giocatore come Yildiz è bene trovare un accordo perché c’è sempre tempo per venderlo, ma merita di essere tra i top degli ingaggi. Però deve diventare molto più redditizio di adesso: più guadagni, più devi essere leader, assumerti responsabilità, avere un rendimento altissimo per tantissime partite, fare molti gol”.

E sul mercato di gennaio?

“In Italia stanno arrivando gli scarti delle grandi squadre europee. Giovani forti, di 20-23 anni, non penso che arriveranno a gennaio in Serie A. Migliorare la squadra sarà molto complicato”.