Il francese: “Lo status del Como ormai è cambiato, non siamo più una sorpresa e contro di noi le squadre si chiudono. A me piace correre rischi”
Giornalista
14 novembre – 09:32 – MILANO
Posato ed educato come sanno essere i francesi. In campo è invece un diavoletto, fondamentale nella manovra del Como. Dinamismo, tecnica e lettura dello spazio sono le sue skills, sviluppate su più piani verticali: dal basso, nel primo controllo in uscita palla da Butez; nel mezzo, conduzione in prima persona o con triangoli per connettersi con Nico Paz; sulla trequarti, pressing e riaggressione feroci.
Sul finale della scorsa stagione si era ripromesso di imparare bene l’italiano e di fare presto un’intervista completamente nella nostra lingua. Eccoci qua.
“Sono migliorato molto in italiano, ma non lo parlo ancora fluentemente, devo ancora fare progressi”.
Le manca Lione, la Francia?
“No, non mi manca necessariamente perché quando abbiamo dei giorni di riposo torno abbastanza spesso a Lione per vedere la mia famiglia e i miei amici. Sono solo cinque ore di macchina… Una cosa che mi può mancare qui, anche se la cucina italiana è una delle migliori, è il pane francese”.
Dopo un anno si possono fare bilanci: cosa le piace e cosa no del calcio italiano?
“Quello che mi piace del campionato italiano è che c’è molto equilibrio, è impossibile prevedere con certezza chi vincerà lo scudetto, chi giocherà le coppe europee o chi si salverà. Quello che mi piace un po’ meno è che le partite qui sono piuttosto chiuse, ma questo è anche il bello del lato tattico italiano”.
Infatti quest’anno pochi gol, tanti zero a zero…
“Sì, come ho detto, gli spazi sono abbastanza chiusi, le squadre difendono molto. Quindi inevitabilmente ci sono meno gol, ma quello che è certo è che non è un problema di qualità, perché in Serie A ci sono tantissime squadre forti e giocatori fantastici”.
Quest’anno i vostri avversari si chiudono ancora di più. Si veda l’ultima col Cagliari. Significa che siete entrati in una nuova dimensione. Tipo Atalanta, per capirci?
“Sì, penso che il nostro status nel campionato sia cambiato, non siamo più una sorpresa, quindi, le altre squadre ci aspettano un po’ di più perché sanno che ci piace avere il pallone e si concentrano maggiormente sulla difesa contro di noi”.
Bei ricordi la Champions 2019-20, lei titolare nel Lione che eliminava la Juve agli ottavi e il City ai quarti.
Ma il prossimo anno tornerà in Europa con il Como giusto?
“Il nostro obiettivo è lavorare per migliorare giorno dopo giorno senza guardare alla classifica. Siamo una squadra giovane con ampi margini di miglioramento. Non pensiamo al resto”.
Dopo solo una nelle prime sei, sono cinque partite di fila che è titolare. Quale pensa sia la sua caratteristica più utile al vostro gioco?
“Penso la versatilità, amo avere la palla e non ho paura di correre rischi. Penso anche di avere una buona comprensione del gioco per aiutare la squadra”.
Dopo il suo primo gol l’anno scorso al Cagliari, Fabregas le disse che avrebbe segnato anche quella dopo a Verona, infatti… C’è grande feeling tra voi.
“Sì, ma il tecnico è molto vicino a tutti i giocatori”.
Non crede di essere il giocatore del Como che assomiglia di più al Cesc calciatore?
“Penso che le nostre caratteristiche e il nostro stile di gioco siano simili, ma ovviamente mi mancano diversi dettagli. Credo anche che ci assomigliamo anche per come vediamo il calcio”.
Tornando ai gol, fate un po’ fatica a farne.
“È vero che non segniamo molto, ma penso che abbiamo le qualità per migliorare, la squadra lavora molto in allenamento per questo. Anch’io devo crescere da questo punto di vista perché so di essere in grado di fare molti gol in questa stagione. È importante anche subire poco, perché quando non prendiamo reti sappiamo di avere maggiori possibilità di vincere le partite. E più facilmente”.
Appunto, una svolta rispetto all’anno scorso è la difesa, seconda migliore dopo quella della Roma.
“Siamo cresciuti molto in questo ed è merito di tutti non solo dei difensori. Siamo una squadra che parte a difendere dall’attacco. Vogliamo sempre avere la palla”.
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