di
Gian Luca Bauzano

Il chirurgo plastico ha concepito la sua clinica come una galleria d’arte. «I miei non sono pazienti ma amici e amiche. I nostri sono progetti condivisi che devono sempre andare oltre la semplice vanità»

Decidersi di alzarsi dalla panchina e non essere più solo degli osservatori del gioco da bordo campo. Ritornare in gara. Sedersi, nel caso, solo in prima fila. Nuovi protagonisti. Una scelta di vita potente, alla quale il cosiddetto «ritocchino» estetico può fare da effetto catapulta. «Anni fa un noto psichiatra milanese mi disse: “Voi chirurghi plastici a volte riuscite a fare in un giorno con un intervento, quello che noi psichiatri magari non riusciamo a realizzare in oltre 10 anni di terapia”. Estremizzava, certo. Indiscutibile però che un intervento di chirurgia estetica, benché minimo, possa restituire fiducia in sé stessi. Dare una scossa di energia». Lo afferma senza esitazioni Fiorella Donati, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico, dal dna partenopeo ma dall’intraprendenza meneghina. 

Molti anni fa ha scelto Milano per aprire la «sua» clinica. L’ha concepita come una galleria d’arte e gli spazi dove opera come micro atelier. «Luoghi accoglienti, come una casa. I miei non sono pazienti, ma amici e amiche. I nostri sono progetti condivisi. Da sempre intendo così la chirurgia estetica, deve avere sempre un valore aggiunto. Al di là della vanità che spinge a cancellare i segni del tempo. Rappresentare prevenzione e accompagnare durante l’invecchiamento. Nel segno della longevità di corpo e mente: il mio credo da oltre 25 anni».



















































Donati dopo essersi formata principalmente negli States e nel Regno Unito («gli americani sono fantastici. Così generosi. Non temono di condividere le loro conoscenze. Il mondo british? Fondamentale per la mia crescita. Devo molto agli anni passati a Edimburgo»), ha sviluppato una sua precisa filosofia professionale tale da renderla nota nel mondo, parte di quella minima percentuale femminile attiva nel settore: si parla di non oltre un 3% del totale.

Fiorella Donati, «scultrice» estetica, oltre la semplice vanità: «Prima, disegno i corpi ma sono sempre progetti condivisi.»

«Vengo da una famiglia eccezionale. I miei genitori mi hanno permesso di affrontare le mie sfide. Giocavo come professionista in una squadra di pallavolo, fisico tonico. Spesso mi proponevano la carriera di modella. Rispondevo: “Solo progetti concreti”. Convinta bisognasse andare oltre l’aspetto fisico per realizzarsi. A metà degli anni Ottanta, per una giovane donna neo laureata decisa ad affrontare questa professione, ha significato combattere molti pregiudizi». Li ha superati e ha messo la sua passione per l’arte, il sogno di diventare scultrice, a servizio della chirurgia. 

«Entro in sala operatoria per creare». Cosa intende. «Prima di affrontare, per esempio, un intervento di liposcultura total body, mi metto a disegnare il nuovo corpo. Il ritratto del «nuovo» paziente, al quale voglio dare fiducia e gioia. Come gli chef». In che senso? «Negli anni lo chef apprende tutte le basi per cucinare. Ma è solo quel suo tocco unico a fare la differenza. Questo è il mio approccio. Ho operato anche transessuali al viso e da loro ho ricevuto uno dei più bei complimenti: “Grazie, lei sa rendere una donna bella. Ne comprende i desideri». Tutti i desideri e tutte le richieste? «Solo se sensati. Altrimenti rifiuto. Labbra, seni o glutei “oversize” non fanno per me. Specie se chi li richiede è troppo giovane». La forbice di età oggi va dai 25/30 anni (anche meno), agli 80. «I più giovani lo fanno pensando a un percorso di longevità, i più anziani per ritrovare serenità». Quest’ultima non facile da ottenere. «La chirurgia estetica aiuta ad accettarsi meglio fisicamente. Specie quando si è in intimità con il partner. Consente di avere rapporti sessuali più appaganti, mantenere uno stato di innamoramento. E alla fine è anche più potente di un intervento». E negli occhi le brilla il magico sole partenopeo.

14 novembre 2025