Se non fosse per l’angolo di visione un po’ stretto potremmo pensare di essere davvero in spiaggia, in Giappone, in mezzo alla savana o in una stanza davanti ad un computer, riuscendolo ad usare con le dita.

La qualità visiva del Galaxy XR, il visore che Samsung ha prodotto insieme a Qualcomm per spingere il nuovo sistema operativo Android XR, è qualcosa che difficilmente si riesce a raccontare a parole.

Sappiamo di guardare un’immagine digitale, ma i pixel non si vedono, il contrasto è perfetto, se non fosse per quella leggerissima sfocatura che si avverte quando si gira velocemente la testa sembra di guardare la realtà.

Eppure i pixel ci sono, lo sappiamo, sono ben 27 milioni e anche sforzandoci non riusciamo a distinguerli: i due pannelli micro OLED da 3552 x 3840 sono un piccolo miracolo di miniaturizzazione.

Quando abbiamo provato il Vision Pro di Apple siamo rimasti colpiti per la resa del display, davvero eccellente con ben 23 milioni di pixel davanti ai nostri occhi. Il Galaxy XR è ancora più definito, è lo stato dell’arte dei visori ed è quasi difficile chiedere di più: si può fare il paragone con il passaggio dai display classici ai display “retina” sugli smartphone, quel momento in cui l’effetto screendoor dato dai pixel è sparito.

Con 27 milioni di pixel davanti agli occhi siamo arrivati in quella fase dove la risoluzione nei visori VR non è più un problema.

Leggerissimo e comodo, sembra quasi di non averlo

Andiamo però con ordine, partendo dal visore. Non appena lo abbiamo toccato ci siamo resi conto non solo della qualità dei materiali, i tessuti e finiture giustificano un costo che si avvicina ai 2000 dollari, ma soprattutto del peso.

È leggero, molto più leggero del Vision Pro. Ha una batteria esterna anche lui (anche questa più leggera) e una serie di accessori che permettono di personalizzare la vestibilità, come i cuscinetti per la parte posteriore della testa e i blocchi per la luce ai lati.

Questi sono magnetici, e si possono agganciare per essere totalmente isolati con il mondo nell’oscurità più totale, quindi visore VR, oppure rimuovere per un setup più da realtà mista, dove si vede con la visione periferica anche l’ambiente circostante.

La regolazione posteriore

L’impressione di leggerezza iniziale viene confermata quando lo indossiamo: mentre il Vision Pro di Apple è pesante nella zona frontale, tanto che sul modello appena rinnovato è stata usata una nuova fascia Dual Knit Band, il Galaxy XR con i suoi 590 grammi di peso distribuisce meglio il peso sulla fronte e sulla parte superiore della testa.

Muoviamo la testa, ci giriamo, la incliniamo verso il basso e la ruotiamo velocemente da destra a sinistra: è davvero comodo e bilanciato, potremmo tenerlo indossato ore senza fatica.



Come è fatto: micro OLED Samsung e cuore Qualcomm

Quello che i nostri occhi vedono sono i due pannelli micro OLED da 3552 x 3840 con refresh di 90 Hz, quello che non vedono è il cuore che gestisce tutto questo inserito un uno spazio ridottissimo, pochi cm di spessore.

Lo Snapdragon XR2 Plus Gen 2 è la versione di Snapdragon pensata specificamente per i visori di realtà estesa (XR) ed è il chip che gestisce tutto, schermi, OS, IA. Ci troviamo davanti alla variante potenziata dello Snapdragon XR2 Gen 2 utilizzato nel Meta Quest 3, che può contare su un aumento del 15% lato GPU e del 20% lato CPU.

Qualcomm ha realizzato un processore che supera come capacità anche quelle dei due display montati sul Galaxy XR, perché la GPU a doppio canale gestisce due schermi da 4300 x 4300 a 90 fotogrammi al secondo. Volendo, quindi, si potrebbero usare display ancora più risoluti, arrivando a 32 milioni di pixel totali.

Se qualcuno si stesse chiedendo come sia possibile che un processore di questa classe possa gestire 29 milioni di pixel a 90 fps ricordiamo che i visori adottano il foveated rendering: il dispositivo include l’eye-tracking con quattro telecamere interne dedicate che rilevano con precisione la direzione dello sguardo e solo la zona centrale (quella dove si guarda) viene renderizzata ad alta qualità, mentre le zone periferiche ricevono una renderizzazione più leggera.

Durante l’uso si percepisce una leggerissima sfocatura agli angoli, ma questa sensazione deriva proprio dal fatto che la periferia viene resa a risoluzione ridotta grazie al foveated rendering. Se l’eye‐tracking non è perfetto o c’è latenza, si potrebbero notare artefatti quando spostiamo rapidamente lo sguardo ma nel caso del Galaxy XR non abbiamo questa sensazione, sembra tutto nitido e perfetto.


Se CPU, GPU e NPU sono simili a quelle di uno Snapdragon per smartphone la differenza nell’XR2 risiede nel supporto per le videocamere: questo processore supporta più di 12 videocamere simultaneamente per un tracciamento più preciso di mani, testa, controller, espressioni facciali e anche per la ricostruzione 3D dell’ambiente.

Tramite le videocamere l’XR2 Plus Gen 2 supporta un passthrough video a colori ad altissima velocità con una latenza di soli 12ms, cosa che rende l’esperienza di realtà mista estremamente realistica.


Abbiamo provato il Vision Pro nella versione originale e non abbiamo un ricordo molto nitido dell’esperienza, ma ci sembra che la resa del pass through del Galaxy XR sia la migliore che ci sia mai capitato di vedere su qualsiasi visore, inclusi quelli Meta.

Si può usare uno smartphone con il visore indossato senza problemi, si può usare un laptop, si può fare ogni cosa: la fusione della realtà con il virtuale generato da Android XR è totale.

Per dare una idea della sensazione che si ha guardando attraverso la videocamera del Galaxy XR, durante la nostra demo abbiamo preso la fotocamera dallo zaino e abbiamo iniziato ad impostarla per scattare le foto, senza renderci conto che stavamo guardando un’immagine digitale di quella fotocamera. Sembrava reale, era reale. Invece no, era una copia proiettata sulla nostra retina dalle videocamere frontali con latenza zero.


Non manca infine il Qualcomm FastConnect, che include Wi-Fi 7 e Wi-Fi 6E oltre a Bluetooth 5.3 e 5.2. La velocità del Wi-Fi 7 è un fattore chiave per abilitare il PCVR wireless ad alta risoluzione e bassa latenza, funzione che permette di usare il visore come monitor esterno per un PC connesso wireless.



C’è già l’italiano, ed è facile come usare Android

Basta indossare il visore, fare la calibrazione per il tracciamento dello sguardo e tutto è pronto. La distanza intrapupillare e ogni tipo di regolazione viene fatta in automatico, in pochi minuti. La batteria dovrebbe durare attorno alle due ore, non abbiamo avuto modo di provarlo, ma Samsung ha fatto una scelta saggia: oltre ad avere un connettore magnetico lato visore per la connessione immediata lato battery pack c’è un semplice USB-C: si può sostituire la batteria con un qualsiasi pack, anche più grande di quello in dotazione.


Android XR è… Android. O meglio, ci restituisce un’immagine di quello che dovrebbe essere il futuro Android per PC con la differenza che le finestre qui galleggiano sopra uno spazio che può essere quello in cui ci troviamo o un luogo virtuale animato, scelto tra tanti. Preferiamo il deserto, ci rilassa. Le prestazioni sono impeccabili.

L’interfaccia è scattante, le app si aprono istantaneamente, nessun stuttering: guardiamo il palmo, chiudiamo indice e pollice e finiamo alla home.

Davanti a noi troviamo le app che conosciamo, ci sono le classiche app di Google che lavorano in finestra e in 2D e alcune estensioni che permettono di godere della visione spaziale.

Guardiamo alcuni video nel formato 3D, ci spostiamo nel browser per guardare come si vede DDay e apriamo Google Maps per guardarci attorno. Cliccando su Immersive View, nella parte bassa, entriamo dentro la mappa e la vediamo come un plastico. Non tutte le zone sono supportate, Tokyo lo è e in pochi secondi ci troviamo in strada, con le macchine e gli edifici attorno a noi. La qualità è quella di Google Maps 3D con fotogrammetria, ma immaginiamo in che modo questa modalità può essere usata a livello educativo o turistico per far scoprire posti nuovi.


L’app store è agli inizi: ci sono quasi tutte le app di Android che possono girare in modalità 2D, ma Google in homepage inizia a spingere app XR: vediamo Prime Video, vediamo alcuni giochi. C’è anche Virtual Desktop, per connettere un PC e usare lo schermo come monitor.

Teniamo uniti indice e pollice e si apre Gemini: il Circle To Search presente su Android è presente anche su Android XR, ma questa volta non si cerchia lo schermo, si cerchia la realtà. Facciamo un gesto attorno alla fotocamera presente sul tavolo e Google ci suggerisce marca, modello e ci chiede se vogliamo comprarla. C’è anche una modalità conversazione con Gemini, e ci capisce bene anche se non parliamo inglese perfetto.

Apriamo Youtube, ascoltiamo l’audio ed è davvero buono. Forse manca un po’ di bassi, ma è godibile, chiaro, con una ricostruzione della scena decisamente buona.

Sono passati più di 30 minuti e non ci accorgiamo nemmeno di avere il visore indossato: nessuna fatica, nessuna sensazione di “digitale”. Ancora una volta restiamo sorpresi di quanto l’immagine sia reale.

Le lenti pancake sono eccellenti, il punto ottimale di visione è enorme e non dobbiamo neppure agire, come spesso accade, sulla regolazione per trovare la posizione perfetta. Anche con l’interfaccia di Android XR davanti a noi non notiamo distorsioni, sembra tutto nitido. Se proprio dobbiamo trovare un difetto il campo visivo, che non è ampio. È simile a quello del Meta Quest, che conosciamo bene, se fosse stato leggermente più aperto sarebbe stato il visore perfetto.




Perfetto per sostituire Hololens. Non è, come Vision Pro, un dispositivo consumer

Il Galaxy XR al momento non arriva in Italia, ma sta arrivando in Europa ad un prezzo che dovrebbe essere vicino ai 1.999 euro. Un prezzo che è quasi la metà del Vision Pro di Apple, questo per un prodotto che dal punto di vista delle prestazioni pure è superiore: più leggero, maggiore definizione e visione mista perfetta grazie alle videocamere HD frontali.

Vision Pro, come ogni prodotto Apple, ha una marcia in più sul fronte delle app anche se ci troviamo davanti, in entrambi i casi, a dispositivi che non possono essere ritenuti consumer per il prezzo e per l’assenza di applicativi realmente utili. Il Quest resta oggi il dispositivo da comprare se si vuole un visore consumer con un parco applicazioni, soprattutto giochi, completo, ma qui stiamo parlando di un dispositivo diverso, con una qualità sotto il profilo tecnico eccezionale.

È il prodotto che più ci ha sorpreso quest’anno.

Non sappiamo quale sia la storia del Galaxy XR, anche se possiamo immaginarla: quando Apple ha annunciato il Vision Pro Samsung, Google e Qualcomm hanno iniziato a lavorare ad una alternativa perché se l’azienda di Cupertino, come spesso accade, avesse avuto ragione non sarebbero stati indietro. Sono arrivati comunque dopo, ma hanno presidiato il settore offrendo una alternativa più economica e soprattutto senza le criticità del prodotto Apple, che è stato un po’ il precursore.

Questa volta Apple non ha avuto ragione, o meglio: il tentativo di vendere quello che probabilmente è stato sviluppato come prodotto “Pro” ad un pubblico consumer forte del brand non ha avuto successo. I clienti Apple possono anche spendere 250 euro per una calza porta iPhone, ma non tutti sono disposti a mettere sul piatto 4000 euro per un qualcosa che rischia di finire nel cassetto. Ci troviamo così con due prodotti che non possono avere, al momento, un pubblico di massa.

Apple ha il vantaggio di avere un ecosistema e una piattaforma ben sviluppata che ha portato il Vision Pro ad avere un enorme successo nel segmento enterprise: lo usano aziende di design, lo usano in campo medico, lo usano ovunque serva un display immerso ad altissima definizione. Si tratta di una nicchia, ma un pubblico comunque c’è.

Samsung XR deve costruire un po’ tutto: Android XR è un sistema operativo consumer ma alla fine quello che fa la differenza sono le app: basta il virtual desktop per connetterlo ad una workstation in Wi-fi. Con la latenza così bassa, una qualità di visione pass-through eccezionale e una resa video praticamente perfetta, con supporto anche per lenti graduate, potrebbe essere il prodotto perfetto per me migliaia di aziende che usano ancora Hololens di Microsoft, con tutti i limiti di un visore che ormai ha sei anni alle spalle e potrebbe non vedere mai un successore.