di
Salvatore Mannino
Le educatrici indagate sono quelle della seconda sezione dell’asilo, riservata ai bimbi più grandi, oltre i 13 mesi e fino a 3 anni. Leonardo Ricci, due anni, è morto mercoledì 12 novembre dopo essere rimastro soffocato dalla felpa che si era incastrata in un ramo mentre giocava
Sono cinque gli avvisi di garanzia consegnati nel primo pomeriggio di venerdì 14 novembre alle educatrici del nido di Soci in cui è morto strozzato Leonardo Ricci. L’accusa è quella di omicidio colposo.
Si tratta delle educatrici della seconda sezione dell’asilo, riservata ai bimbi più grandi, oltre i 13 mesi e fino a 3 anni. Tra le indagate c’è anche la maestra che aveva accusato un malore subito dopo la tragedia e che era stata costretta a ricorrere alle cure dell’ospedale di Bibbiena.
Le indagini
Lo scenario lungo il quale si sono mossi i carabinieri della compagnia di Bibbiena, nel rapporto consegnato al Pm Angela Masiello, cui è affidato il fascicolo insieme alla procuratrice di Arezzo Gianfederica Dito, è quello del ritardo fatale nei soccorsi al piccolo. Il personale dell’asilo “Ambarabà ciccì coccò” si sarebbe accorto dell’incidente occorso a Leonardo, rimasto impigliato in un ramo, con il giubbotto-felpa che gli ha tolto il fiato fino ad ucciderlo, solo al momento in cui è stata fatta la conta dei bambini per riportarli dentro per il pranzo.
Ma ancora nessuno è in grado di dire quanto sia il tempo effettivamente trascorso prima che partisse l’allarme. Probabilmente potrà stabilirlo solo l’autopsia, decisa dalla procura e che si svolgerà all’inizio della prossima settimana.
Il personale dell’asilo – frequentato da 60 bambini – è composto da 16 persone, tra cui 11 maestre.
L’indagine interna
Intanto la cooperativa sociale Koinè, la più importante dell’Aretino con oltre 600 dipendenti sia nelle materne che nelle Rsa, spiega che al momento del tragico incidente erano in servizio al Nido di Soci 14 operatori, 8 educatrici, 4 assistenti più il cuoco e l’aiuto cuoca. Un numero, si dice, perfettamente in linea con le esigenze di sorvegliare e garantire la sicurezza dei bambini.
L’alberello cui è rimasto impigliato Leonardo, si spiega ancora, «non è solo un elemento paesaggistico del giardino ma una parte del percorso didattico che i sessanta piccoli sono chiamati a seguire». Ovvero che il boschetto nel quale c’è anche l’alberello fa parte di un percorso utile ad educare i bambini.
Koinè ha comunque istituito una commissione interna per far luce su quanto è successo.
Il lavoro svolto sarà messo a disposizione degli inquirenti, con l’unica finalità di contribuire alla ricerca della verità. «Tutti gli addetti sono professionalmente formati e seguono regolarmente corsi di aggiornamento professionale. A questi elementi è possibile aggiungere la loro esperienza lavorativa e la passione umana e professionale con le quali lavorato».
Ovviamente la cooperativa non è responsabile penalmente dei comportamento dei propri dipendenti e delle eventuali omissioni di vigilanza, ma potrebbe essere chiamata in causa in un secondo momento per il versante civilistico.
L’incidente
Secondo quanto emerge dalle indagini, lo scenario che si fa avanti, basato sul racconto dei primi soccorritori, è che il piccolo abbia provato ad arrampicarsi sull’alberello, con il laccio della felpa che gli ha fatto poi da cappio.
I medici e il personale dell’ambulanza che sono arrivati all’asilo dopo l’allarme hanno cercato per oltre un’ora di rianimare il piccolo finché non si sono dovuti arrendere all’evidenza: troppo tardi per tutto.
Vai a tutte le notizie di Firenze
Iscriviti alla newsletter del Corriere Fiorentino
14 novembre 2025 ( modifica il 14 novembre 2025 | 18:31)
© RIPRODUZIONE RISERVATA