di
Sara Gandolfi
Al vaglio di Trump ci sarebbe anche la rimozione di Maduro. Mosca in allerta
DALLA NOSTRA INVIATA
BELEM – Entro fine mese, avverte la Casa Bianca, scatterà l’Operazione Southern Spear (Lancia del Sud) per combattere i cartelli della droga latinoamericani: una battaglia in gran parte affidata ai robot. «Il presidente Donald Trump ha ordinato un’azione e il Dipartimento della Difesa sta rispettando i suoi ordini», ha scritto giovedì sera su Twitter il capo del Pentagono, Pete Hegseth, in una escalation della guerra per ora solo psicologica contro il Venezuela. «L’Operazione difende la nostra patria, elimina i narcoterroristi e la protegge dalla droga che sta uccidendo la nostra gente. L’emisfero occidentale è il vicinato dell’America e noi lo proteggeremo». Parole che ricalcano quanto affermato il giorno prima dal Segretario di Stato, che ha reagito con freddezza alle accuse di violazione del diritto internazionale mosse dal ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot. Marco Rubio ha risposto che gli Usa hanno tutto il diritto di operare «nel loro emisfero» e l’Europa «non ha il diritto di dettare il modo in cui Washington difende la propria sicurezza nazionale».
Ieri è arrivata la reazione di Mosca, subito ripresa dalla tv venezuelana. «Siamo estremamente preoccupati per i metodi militari utilizzati per risolvere i problemi, una palese interferenza negli affari interni degli Stati latinoamericani», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova.
«Lancia del Sud» impiegherà un mix senza precedenti di veicoli robotici aerei e marittimi. Per ora non si parla di un intervento via terra, ma lo schieramento nei Caraibi meridionali ha raggiunto una portata mai vista nella regione dai tempi della Guerra fredda. Martedì, la portaerei più grande e tecnologicamente avanzata del mondo, la USS Ford, è entrata nell’area e molti governi latino-americani temono sia il preludio ad attacchi sul suolo venezuelano. Giovedì, due navi da guerra Usa si trovavano a soli 50 chilometri dalle sue coste.
Trump starebbe valutando varie opzioni, tra cui la confisca di giacimenti petroliferi, l’attacco alla guardia d’élite del presidente Nicolás Maduro e persino la sua rimozione dal potere. Ipotesi, quest’ultima, rafforzata da un tweet di María Corina Machado, leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace, rivolto ai giornalisti: «Molto presto sarete in grado di tornare in Venezuela e vedrete con i vostri occhi una nazione che si rialza, aprendosi a un nuovo inizio di democrazia e libertà».
La Casa Bianca non ha richiesto al Congresso una dichiarazione formale di guerra ma i suoi consulenti stanno cercando vie legali alternative per giustificare un cambio di regime, adducendo il fatto che Maduro e la sua cerchia ristretta operano come nodi chiave nelle reti transnazionali di narcotraffico. Il leader chavista ha reagito con una massiccia mobilitazione di forze terrestri, aeree e navali. Ai microfoni della Cnn, si è rivolto al popolo americano: «Basta guerre infinite. Basta guerre ingiuste. Basta Libia, basta Afghanistan».
Nella regione, l’allarme resta altissimo anche se Rubio ha escluso l’invio di forze Usa in Messico o «azioni unilaterali» nella lotta al narcotraffico. Cuba, storico alleato del Venezuela, lo ha accusato di «mentire» e ha denunciato le «esecuzioni extragiudiziali in acque internazionali», come ha fatto il presidente della Colombia, Gustavo Petro. Da agosto, sono stati effettuati una ventina di attacchi Usa contro barche nel mar dei Caraibi, con almeno 79 morti.
14 novembre 2025
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