di
Alessandro Martini e Maurizio Francesconi

Fu architetto, designer e arredatore, fotografo e romanziere, pilota inventore, docente e maestro di sci. Il vero testamento spirituale del genio torinese è un locale in via Stradella unico al mondo. Ecco perché

Eccentrico e multiforme, Carlo Mollino (Torino, 1905-1973) ebbe molte passioni e altrettanti talenti. Fu architetto, designer e arredatore, fotografo e romanziere. Fu pilota spericolato e inventore di bolidi meccanici, docente universitario e maestro di sci (scrisse persino un manuale di «discesismo»). Insomma, fu un intellettuale moderno e a tutto tondo. Sperimentatore, innovatore, diverso da chiunque altro, sempre originale. Mollino è — e non certo da oggi — uno degli architetti e designer italiani più conosciuti, apprezzati e ammirati all’estero. In giro per l’Italia e per il mondo, un gran numero di appassionati lo studiano con ammirazione e devozione, pubblicano libri sulle sue creazioni, collezionano spesso a prezzi record le sue fotografie (comprese rare Polaroid un po’ osé) e i suoi oggetti di design.

La Torino (e il Piemonte) di Mollino

Fortunati i torinesi, quindi, che passeggiando comodamente per la città possono ammirare le sue opere, visitarle, addirittura viverle… Primo fra tutti il Teatro Regio (che fu anche il suo ultimo edificio, inaugurato nell’anno della morte): una grande conchiglia di luci e velluti rossi nella grande sala, scale piranesiane nel foyer, pareti esterne dai fianchi sinuosi come un corpo di donna. Ci sono poi la Camera di Commercio di piazzale Valdo Fusi, l’Auditorium Rai Arturo Toscanini (realizzato con Aldo Morbelli) e i progetti (magnifici) per le amate montagne, da Sauze d’Oulx a Cervinia e Gressoney. E quelli ormai scomparsi, come la Società Ippica Torinese, o mai realizzati, come quello arditissimo per Italia 61, che si possono ammirare soltanto sui libri… E poi c’è il Dancing Lutrario Le Roi.



















































Il capolavoro assoluto (e un po’ dimenticato)

Unico e geniale. Apre al pubblico il 16 novembre 1960, in via Stradella 8, zona Nord di Torino, come luogo per concerti e sala da ballo. Il progetto viene affidato a Mollino che, chiamato dall’amico e collega Carlo Alberto Bordogna, vi esprime tutto sé stesso, la propria creatività sfrenata, la follia del genio. Entrando nel locale si è subito proiettati in una fantasia «arabesque». Un po’ Torino barocca e Liberty e un po’ Miami Art Déco, un po’ 2001 Odissea nello Spazio, un po’ Positano, un po’ café chantant. Un po’ di tutto insomma, ma tutto miracolosamente amalgamato in un ambiente stupefacente fatto di singoli particolari capaci di ammaliare per materiali, colori, accostamenti. Forse perché il vecchio Lutrario (dal nome del fondatore Attilio Lutrario senior, nel lontano 1926), oggi Le Roi, è la testimonianza di un tempo che fu, sintesi plastica di quegli anni 50-60 liberi ed eccessivi e convintamente proiettati verso il benessere collettivo. Trasuda godimento e voglia di ballare e divertirsi. 

Il salone e le stalattiti

Il cuore del progetto di Mollino è un vasto salone a doppia altezza dalle pareti curvilinee, con balconate sinuose, un palco per cantanti e orchestra, una scala ellittica con una ringhiera che definire «scultorea» appare riduttivo. E poi «stalattiti» di vetro appese al soffitto e poltroncine multicolor con sgabelli coordinati, prodotte da Doro, che paiono provenire da un locale notturno di Los Angeles. Rare e oggi costosissime, hanno fatto la gioia di molti collezionisti e la fortuna di altrettanti mercanti e case d’asta internazionali. Tutt’intorno, sulle pareti e sui pavimenti, un manto ininterrotto di piastrelle, ceramiche e marmi policromi. Questo solo per parlare della sala, ma è l’intero locale a provocare ammirazione (e un po’ di horror vacui), fin dall’ingresso, per proseguire poi nel banco del guardaroba e oltre. Da rimanere a bocca aperta. E proprio questo, ovviamente, era l’obiettivo di Mollino in quei primissimi anni 60.

Il pianoforte di Fred

Ma c’è un elemento in più, nella mitologia di questo dancing. È il pianoforte rosa… «Quel» pianoforte mezzacoda e rosa, suonato dal grande (e torinesissimo) Fred Buscaglione, che qui si è esibito per anni con gli Asternovas. Da aggiungere c’è ancora la lista degli artisti che qui hanno fatto la gioia del pubblico: da Caterina Caselli a Mina, a Adriano Celentano, da un Lucio Dalla primissima maniera a Don Backy, da un Little Tony inguainato in pelle nera a Rita Pavone, Patty Pravo, Claudio Villa, b, Morandi, i New Dada e persino i Platters. Il Lutrario, o Le Roi Music Hall, ha attraversato la storia di Torino, della musica cittadina e italiana, accompagnando il pubblico nel mutare del gusto e delle mode. È un pezzo di storia, oggi da non perdere assolutamente. Perché, ebbene sì, nei fine settimana è tuttora attivo. E si può anche riservare per eventi privati.


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15 novembre 2025