L’orrore, nel cuore del Nord Kivu, in Congo: l’altra notte un gruppo di uomini armati delle Adf ugandesi ha circondato la struttura e poi assaltato il dispensario delle suore di Biambwe, un grosso villaggio nella diocesi di Butembo: 15 persone sono state subito uccise e altri 5 civili sono stati colpiti a morte dai miliziani in 27 case del paesino che sono state prima razziate e poi date alle fiamme. Come avvenuto per il centro medico delle Piccole sorelle della Presentazione, una congregazione locale che assiste le donne in gravidanza.

Non si sa, per il momento, se anche le religiose siano state colpite dagli assalitori che – in base alle prima testimonianze raccolte dai missionari – apparivano (come sempre) sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Le Afd da anni colpiscono nella zona del Nord Kivu, e in generale operano a cavallo del confine ugandese. Le Allied Democratic Forces, nate come gruppo islamista (in passato protagonista di attacchi anche alle chiese dell’Est del Congo) ora non sono che criminali in cerca di qualcosa da depredare: in questo caso le medicine custodite nell’infermeria della maternità che si sono portati via prima di dare fuoco all’edificio.

Qualche osservatore ha fatto notare che l’attacco delle milizie ugandesi (che agiscono a comando) arrivi a poche poche dalla firma a Doha in Qatar dell’ennesimo accordo (una delle paci mai completate ma ampiamente rivendicate da Donald Trump come «realizzate») tra il governo di Kinshasa e l’altra “ribellione” (questa filo-ruandese) che opera nel Kivu:  il Movimento M23 che ha occupato alla fine del gennaio scorso la grande città di Goma, capitale del Nord Kivu, e, settimane dopo, anche Bukavu, capoluogo del vicino Sud Kivu.