Garlasco (Pavia), 16 novembre 2025 – Sono almeno 25 le persone fra carabinieri, personale del 118, addetti delle pompe funebri, che, nel concitato pomeriggio del 13 agosto 2007, entrano nel villino di via Pascoli, a Garlasco, dove è stata trucidata Chiara Poggi. Non tutti hanno avuto l’accortezza di indossare guanti e calzari, qualcuno lascia traccia del passaggio e della permanenza. Sulla scena del crimine rimangono impronte con ’firme’ involontarie insieme con quelle attribuite, altre mai identificate, altre ancora che aggiungono granelli di mistero.
Il ruolo dei dattiloscopisti
Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli sono i dattiloscopisti nominati dalla Procura di Pavia che ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio per l’omicidio della 26enne di Garlasco. L’8 maggio 2025 firmano la loro consulenza. Di 107 impronte-frammenti, 29 sono già state attribuite dal Ris di Parma. Delle 78 restanti, 28 frammenti digitali-palmari-papillari sono stati giudicati ’comparabili’ e 8 impronte (7 digitali e una palmare) ’utili’ per una identificazione dattiloscopica.

L’abitazione della famiglia Poggi presidiata dai carabinieri. Nei riquadri in alto, Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
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I 28 frammenti “comparabili”
L’impronta 25-2 sull’interno della porta del tinello è stata lasciata dal falegname che stava eseguendo dei lavori. Degli altri 27 frammenti, per 25 è stato esclusa l’appartenenza a Andrea Sempio e ad Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara. Impossibile esprimere una valutazione sull’impronta 3-2 e su quella impressa sulla busta di una lettera anonima indirizzata al padre di Chiara. È un enigma l’impronta 10 di una mano ’sporca’ sull’anta mobile sulla superficie interna della porta d’ingresso, con solo 8 punti caratteristici. Ha dato esito negativo la comparazione con Giuseppe Poggi e Rita Preda, genitori di Chiara, il fratello Marco, la zia Rosa Maria Assunta Poggi, la cugina Stefania Cappa, gli amici di Marco Alessandro Biasibetti, Mattia Capra, Roberto Freddi.

Chiara Poggi e l’impronta 33 sul muro della sua casa a Garlasco
Le otto impronte utili
L’impronta 33 è uno degli elementi più divisivi. Il contatto papillare è stato evidenziato con la ninidrina dal Ris di Parma sulla seconda parete destra della scala della cantina in fondo alla quale venne rinvenuta la vittima. I consulenti della Procura l’hanno attribuita ad Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche. Risultato contestato dalla difesa dell’indagato e dalla parte civile che rappresenta la famiglia Poggi.

Per i consulenti della famiglia Poggi l’impronta 33 “non appartiene a Sempio”
Sangue e sudore
Analizzata diciotto anni fa, diede una reazione dubbia al Combur test, mentre il più specifico Obti test escluse la presenza di emoglobina. Secondo gli esperti della difesa Stasi (Oscar Ghizzoni, Pasquale Linarello, Ugo Ricci) è stata invece lasciata da una mano imbrattata di sangue misto a sudore. Il mignolo destro di Alberto Stasi è rimasto (13 minuzie) su uno dei cartoni delle due pizze acquistate per la cena di domenica 12 agosto. Altre tre impronte sui cartoni non appartengono né a Sempio né a Stasi. Tre impronte sulla superficie interna della porta del tinello appartengono al falegname.
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L’impronta del capitano dei carabinieri
Il capitano Gennaro Cassese, che guidava la Compagnia carabinieri di Vigevano, ha lasciato q uattro impro nte: il pollice sinistro sulla parete di sinistra e sull’altra parete tre impronte palmari della mano destra. Prima delle scoperte più recenti, erano undici le impronte senza nome sulla porta e sui muri della scala della cantina. Il dattiloscopista Giovanni Di Censo, il nuovo perito nominato dal gip Daniela Garlaschelli, ha individuato sulla porta d’ingresso l’impronta dell’anulare destro di un sottufficiale dell’Arma. Sulla porta esterna anche le impronte del tenente colonnello del Ris Marco Pizzamiglio (palmo destro) e del tenente colonnello Giancarlo Sangiuliano (anulare destro), comandante del reparto operativo dei carabinieri di Pavia.
