Da pochi giorni è nato a Roma un nuovo soggetto politico. Non un partito, neanche un m0vimento: un gruppo. Si chiama “MuRo 27 – Musulmani per Roma 2027” e ha come obiettivo quello di portare nuovi temi nel dibattito cittadino, in vista delle elezioni amministrative che sceglieranno il nuovo sindaco.
D’altronde il momento potrebbe essere favorevole, almeno dal punto di vista mediatico. A New York è stato appena eletto sindaco Zohran Mamdani, musulmano, e in Italia a sinistra c’è chi ha brindato come se ciò che succede dall’altra parte dell’Oceano possa automaticamente essere replicato dalle nostre parti. Cosa di cui evidentemente sono convinti anche a destra, perché alcune delle reazioni di queste ultime ore sono già forti e hanno i toni di chi deve difendersi dall’invasione.
I musulmani per Roma
Ma torniamo ai Musulmani per Roma. Che, dicevamo, non è un partito: “No, non lo siamo – conferma Francesco Tieri, ingegnere italiano convertito all’Islam -. Quello che vogliamo fare è provare a portare delle tematiche nella discussione politica, prima che si polarizzi eccessivamente. Sì, è il ‘momento Mamdani’, me ne rendo conto, e vogliamo prenderne l’inedito del musulmano come soggetto politico e non più come oggetto politico”.
Un contributo per le elezioni 2027
La convinzione di “MuRo 2027” è che anche i musulmani (che a Roma sono circa 120mila, di cui almeno 40mila con la cittadinanza) possano dire la loro “e contribuire al bene comune, a partire dai valori della propria religione”. Non c’è ancora un manifesto dettagliato, una piattaforma articolata, ma alcuni punti chiave sì.
I punti chiave del dibattito
È sempre Tieri, che nel 2021 si candidò alle elezioni del V municipio con Demos, a fornire una infarinatura: “Abbiamo sicuramente intenzione di aprire un focus su piaghe sociali come la dipendenza da alcool, droghe e gioco d’azzardo – spiega l’ingegnere -. Poi, vorremmo che finalmente Roma Capitale attuasse quella parte del suo Statuto che prevede l’elezione dei consiglieri aggiunti (cioè stranieri residenti che entrano a far parte dell’assemblea capitolina, ndr). Una capitale europea del Terzo Millennio deve usare strumenti di partecipazione democratica aperti a tutti i suoi cittadini, anche i residenti con passaporto straniero”.
“Tornino i consiglieri aggiunti”
I consiglieri aggiunti sono esistiti fino alla giunta Alemanno, che confermò quelli eletti precedentemente, durante la consiliatura di Walter Veltroni. Poi, però, più nulla. Da Ignazio Marino a Virginia Raggi, fino a Roberto Gualtieri: non ci sono comunità straniere di residenti a Roma rappresentate in Campidoglio. “Paolo Ciani, prima di andare in Parlamento, fece una mozione a riguardo – ricorda Tieri -, ma non si è fatto nulla, lettera morta. Una città multietnica come Roma non può ignorare questo aspetto”.
La reazione della Lega: “Vogliono rubarci la democrazia”
Come dicevamo, la notizia di un gruppo musulmano con intenzioni politiche in vista delle elezioni, ha destato scalpore. In alcuni, preoccupazione. Per l’eurodeputata leghista Anna Maria Cisint, addirittura l’idea di un partito musulmano sarebbe “una pericolosa deriva per la visione liberticida e anti occidentale che porta avanti”. Per la parlamentare a Bruxelles, un partito “islamista” come sarebbe “MuRo 2027” punterebbe “all’applicazione del Corano, alla sostituzione della Costituzione con la Sharia”. L’obiettivo sarebbe quello di “prendersi l’Italia e rubarci la democrazia”. Per questo, propone “la messa a bando e lo scioglimento immediato”. Sembra però difficile poter sciogliere un partito che non esiste, almeno per ora.