voto
6.5
Streaming non ancora disponibile
Dopo un silenzio che sembrava definitivo, i When Nothing Remains tornano a riaffacciarsi con un nuovo lavoro in studio, “Echoes of Eternal Night”. Lo scioglimento del 2019 aveva sancito una fine piuttosto amara per la formazione svedese, ma la successiva riattivazione, un paio di anni dopo, lasciava intendere che il cuore a tinte nere del progetto non avesse mai smesso davvero di pulsare. Sono serviti comunque diversi anni per tradurre quell’impulso in un disco compiuto, e il risultato si presenta oggi come un classico “comeback album”: fedele alle radici del progetto e deciso a riaffermare un’identità che non ha mai cercato scorciatoie.
Il terreno sul quale i When Nothing Remains si muovono resta quello di sempre: un classico gothic-doom metal profondamente debitore alla scuola europea della seconda metà degli anni Novanta. Il riferimento primario è ai momenti più teatrali e sofferti di My Dying Bride e primi Celestial Season, arricchiti però da quella patina melliflua che ha successivamente reso celebri band come Saturnus, Officium Triste e Draconian. In queste coordinate, il gruppo svedese trova la sua casa ideale, consegnando un lavoro che non tradisce minimamente l’impianto dei capitoli precedenti.
Le composizioni, mediamente lunghe e stratificate, poggiano su tastiere ampie e insistenti, mentre la sezione ritmica procede con passo grave e controllato. A guidare la narrazione c’è soprattutto un cantato pulito, declamatorio e impostato, interrotto a tratti da un growl profondo e austero. Il mood complessivo è sacrale, spesso attraversato da una ostentata vena pseudo romantica, in altri frangenti più struggente e crepuscolare. In tutto questo, non mancano, però, momenti in cui il registro si fa eccessivo: certe scelte sonore o alcuni inserti di parlato rischiano di scivolare nello stucchevole, togliendo spinta e scorrevolezza a una base che altrimenti mantiene una sua coerenza.
È innegabile che il genere stesso porti con sé i limiti di una formula rimasta sostanzialmente immobile dagli anni Novanta: il gothic-doom tradizionale richiede misura e attenzione per non apparire fuori tempo massimo, e i When Nothing Remains riescono a trovare quell’equilibrio solo a fasi alterne. Brani come “A Glimmer of Hope”, ad esempio, mostrano una scrittura solida, capace di mantenere viva l’attenzione nonostante la durata estesa, mentre altre composizioni finiscono per disperdersi nella loro stessa ampiezza. Si tratta di ghirigori che sulla carta dovrebbero aumentare la drammaticità, ma che spesso finiscono per appesantire l’ascolto, dando vita a un polpettone più tronfio che maestoso.
Nonostante ciò, “Echoes of Eternal Night” riesce a trasmettere un senso di genuina passione: non c’è alcuna velleità modernizzante né il desiderio di sperimentare oltre i confini del genere, per un’indole a suo modo oltranzista che i grandi appassionati del genere potrebbero gradire. È un disco fatto da fan per fan, pensato come celebrazione di una tradizione che ancora resiste, anche a costo di sembrare anacronistica. Indubbiamente una scaletta più snella avrebbe giovato, ma il ritorno dei When Nothing Remains si conferma sincero e ben prodotto. Per chi cerca esattamente questo tipo di emozioni, la notte eterna evocata dal titolo sarà un rifugio familiare.