
voto
7.0
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Ormai lontani dai grandi riflettori, i Born From Pain portano avanti una carriera coerente e solida, fatta di poche uscite mirate, sia in studio che dal vivo. Non più il periodo di estrema operosità e visibilità dei primi anni del nuovo millennio, ma una presenza calibrata, in cui ogni release sembra misurata, decisa, senza cedimenti a mode o eccessi. “Siege Mentality”, EP di poco più di un quarto d’ora, incarna perfettamente questa filosofia: breve, incisivo, capace di concentrare in pochi minuti la cifra del gruppo.
Come prevedibile, anche questa volta gli olandesi restano alfieri del metalcore europeo più verace, una forma che si nutre di hardcore essenziale e di metal dal respiro thrash (tedesco) e death old school. Le strutture sono dirette, senza fronzoli: riff portanti corposi, doppia cassa puntuale, ritmi spessi che non scivolano mai nell’eccesso, ma sostengono il brano con precisione. Allo stesso tempo, la componente hardcore emerge nelle linee vocali del leader Rob Franssen, nella costruzione immediata delle canzoni e nella forza dei messaggi: concisi, diretti, senza mediazioni. Ovviamente, anche sul piano lirico, i Born From Pain confermano la loro identità: testi di critica sociale e politica purtroppo sempre attuali, espressi con chiarezza e senza fronzoli.
Per una band in giro da quasi trent’anni – e che nel corso della propria carriera è incappata in qualche blocco creativo – la brevità del lavoro diventa un vantaggio: l’EP non si disperde, ogni brano ha peso e spazio propri, contribuendo a una scaletta compatta che mantiene alta la tensione dall’inizio alla fine. Non c’è riempitivo e ogni elemento suona al posto giusto, con intensità calibrata. La produzione del guru danese Tue Madsen (The Haunted, Hatesphere) esalta questa dinamica: i riff guadagnano corpo, la batteria colpisce secca e nitida, e la voce resta al centro senza farsi sommergere, rendendo l’ascolto chiaro e potente. Tra gli episodi migliori, “Night Vision” e “The Last Descent”, nei quali il tipico groove della formazione viene inserito in schemi un filo più frastagliati, per un risultato finale che guadagna in longevità.
In sostanza, “Siege Mentality” non cerca comunque l’epica né la rivoluzione stilistica: è un mini che si regge sulle idee chiare e sulla capacità del gruppo di rendere ogni riff e ogni frase significativa. In poco più di quindici minuti, i Born From Pain riescono a mostrare chi sono oggi senza dover strafare, trovando un equilibrio tra impatto e controllo. È un lavoro che lascia traccia non tanto per grandi sorprese, quanto per la coerenza del suono e la compattezza del messaggio, ricordando che, in certi casi, andare diritto al punto può avere più forza di qualsiasi artificio.