Il tennis sorpassa il calcio. Il titolo ricorda il film di Dino Risi del 1962, considerato uno degli affreschi più rappresentativi dell’Italia del miracolo economico. Il miracolo tennistico lo stiamo vivendo ormai da qualche anno, l’incubo calcistico da qualcuno in più, ma ieri sera mi è parso di assistere a un definitivo passaggio di consegne.

La coda della premiazione di Jannik Sinner è andata a sovrapporsi all’inizio del match fra Italia e Norvegia. Dall’esaltazione collettiva dell’Inalpi Arena di Torino si passava alla dura realtà di S. Siro, dove l’Italia di Gennaro Gattuso non doveva fare i famosi, quanto inimmaginabili, 9 gol per qualificarsi ai Mondiali: doveva salvare la faccia e non perderla, per l’ennesima volta, per di più alla “scala del calcio”.

A Milano pioveva e sono anche piovuti 4 gol a sommergere ogni illusione su un nuovo “ciclo”. Speranze crollate alla sesta partita per l’ennesimo nuovo allenatore che subirà le conseguenze di un sistema calcio che è il grande malato del panorama europeo. Un disastro che ha radici almeno a 15 anni fa, ma che reitera errori senza che i colpevoli si facciano da parte.

Mentre la Nazionale di calcio esalava il penultimo respiro (l’ultimo sarà se non ci qualifichiamo al terzo Mondiale di fila), Jannik Sinner vinceva le Finals per la seconda volta consecutiva battendo il numero 1 Carlos Alcaraz. Magari ci sarà anche il sorpasso in termini di Auditel prima o poi, ma ieri è stato evidente l’abisso di emozioni e orgoglio che c’è tra guardare Sinner che vince – e ritocca verso l’alto la storia del tennis italiano – e gli Azzurri che perdono, macchiando la loro storia in maniera irreversibile.


“Ci sono stati due momenti chiave nel match. Alla fine i margini erano davvero, davvero minimi”: Sinner racconta la finale con Alcaraz

“Ci sono stati due momenti chiave nel match. Alla fine i margini erano davvero, davvero minimi”: Sinner racconta la finale con Alcaraz


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Mancare il terzo mondiale sarebbe un ko definitivo, paradossalmente auspicabile purché generi una tempesta che resetti tutto il sistema. Ma quel barlume di speranza lo teniamo acceso sempre, noi che abbiamo visto l’Italia vincere e perdere Mondiali ci crediamo sempre in fondo al nostro cuore. La sofferenza davanti a una partita ha fatto parte del nostro Dna, ma non l’imbarazzo della mediocrità.

L’eccellenza oggi ha un nome e cognome, Jannik Sinner. Può un solo ragazzo, seppur fenomenale, spingere un movimento a una crescita esponenziale? Secondo me sì e mi spiego: l’esplosione di Sinner non è frutto di una lungimirante programmazione della Federazione italiana, ma il merito della Fitp è quello di aver intercettato e compreso subito i margini di sviluppo della propria attività salendo su quel treno in corsa che è Jannik.

I tornei trasmessi in chiaro sulla Rai, la Coppa Davis, maschile e femminile, tornata a scaldare i cuori, l’incremento del numero di praticanti, una classe dirigenziale che, al netto di Gaudenzi presidente dell’Atp, conta qualcosa nel circuito. Sono tutti segnali di crescita e fondamenta per il futuro.

Registro anche un eccessivo aumento del costo dei biglietti per assistere ai tornei, e credo non sia giusto spremere gli appassionati che sono disposti a spendere cifre importanti pur di esserci, pur di assistere per un paio d’ore alla storia del nostro sport che si compie ogni volta che Sinner scende in campo.

Dietro Jannik sono cresciuti e continuano a farlo altri giocatori, non sappiamo quanto quest’epoca d’oro andrà avanti ma sappiamo che oggi un ragazzino sarà molto più attratto dal tennis che dal calcio. E questo significa più campi, più scuole tennis, più praticanti, più possibilità che, magari fra 10 anni, spunti un altro Sinner a prolungare il sogno. L’appuntamento con l’incubo calcistico è posticipato a marzo, ai playoff, ma qualora dovessimo farcela con che speranze andremmo ai Mondiali? Vedremo!

Il finale del film Il sorpasso è tragico perché la Lancia guidata da Bruno, interpretato da Vittorio Gassman, andrà a sbattere per finire poi in una scarpata trascinando giù Roberto (Jean-Louis Trintignant). Bruno si salverà solo perché sbalzato fuori dall’auto dopo l’urto. Chi è alla guida del nostro calcio sappia guardare avanti e vedere che la strada è senza uscita, occorre fare un’inversione di marcia, subito, altrimenti il precipizio è lì dietro l’angolo!