«Scegliere di essere padre e madre è una lunga nuotata di coppia, dove un po’ spingi, un po’ rallenti; a volte ti fai prendere dallo sconforto, altre fai sprint incredibili e, alla fine, non ci sarà la medaglia, se non la felicità che vedrai negli occhi di tuo figlio e nei tuoi».
La nuotata di Federica Pellegrini e Matteo Giunta è iniziata nel 2018, quando lui era il suo allenatore. L’annuncio ufficiale del fidanzamento è arrivato nel luglio del 2021, dopo l’ultima finale olimpica di Federica, le nozze nell’agosto del 2022 e la nascita di Matilde il 3 gennaio 2024.
A lei hanno dedicato il loro libro appena uscito In un tempo solo nostro perché «il primo figlio sconvolge sempre e speriamo che la nostra esperienza aiuti chi sta vivendo o vivrà questo momento».

Cosa vi ha fatto innamorare?
Matteo: «Era una persona abbastanza solitaria, vivevo bene da solo. Mi sono sempre detto: se mai dovessi decidere di passare il resto della mia vita con qualcuno, devo essere sicuro al 100 per cento. Con Fede mi sono chiesto: “È la persona giusta?” E la risposta è stata sì».
Federica: «In realtà l’ha conquistato il mio tiramisù. L’alcol è stato il mezzo, l’ho fatto ubriacare, e il tiramisù il fine».

Vi descrivete come Federica più impulsiva e Matteo più riflessivo. Gli opposti si attraggono?
Matteo: «Questa sua istintività mi ha sempre affascinato: per me era un terreno inesplorato. Per alcune cose siamo molto simili, per altre molto diversi: non ci si annoia mai».
Federica: «Quello di sicuro no. Per me è stato un crescendo. È partita come una cotta e con il tempo è arrivata l’idea di fare progetti più impegnativi. Abbiamo avuto modo di conoscerci bene e di vivere tanto insieme».

Compresa la fine della tua carriera da atleta?
Federica: «Quello non è mai un passaggio semplice. Non lo è stato per Matteo, anche se poi ha continuato nel ruolo di allenatore, né per me. È stato un momento molto importante, nel quale siamo cresciuti insieme. Abbiamo capito che ci eravamo trovati e tutto è venuto di conseguenza: sposarci, provare ad avere un figlio. Sapevamo che i progetti si fondavano su una base molto solida».
Matteo: «Sull’amore fondamentalmente».

Ma all’inizio lui resisteva un po’?
Matteo: «Ma no, è una leggenda»
Federica: «Era solo un aspetto tecnico, perché lui era il mio allenatore e nell’anno dell’Olimpiade preferivamo che la notizia non trapelasse. Per quello, quando uscivamo di casa, lo facevo nascondere nel bagagliaio».

Quali pazzie avete fatto uno per l’altro?
Federica: «La maggior parte non si possono dire».
Matteo: «Mi ricordo un Natale, ero in montagna con i miei a spassarmela. Lei, diciamo così, non era contenta… e allora sono partito la notte per raggiungerla a casa a Verona».

C’è voluto un po’ perché tu restassi incinta e nel libro racconti quanto le domande e la pressione sociale riguardo alla maternità ti pesassero.
Federica: «Nessuno sapeva che noi stavamo provando e c’erano tutte queste incursioni: “Quando fate un figlio? Dai che devi diventare mamma”. L’ho percepita come una violenza non necessaria. Visto tutto quello che avevo fatto in passato sia come donna sia come atleta, sembrava veramente che la società mi stesse richiedendo per forza di diventare madre, altrimenti non avrei compiuto il mio destino. E adesso è uguale per un secondo figlio. Sono dei retaggi culturali».
Matteo: «Se sei donna ti chiedono ossessivamente quando fai un figlio, se sei uomo mai eppure per farlo bisogna essere in due».