Da una parte un’ammiraglia come la Mercedes Classe G distrutta dall’altra una piccola Opel Corsa con pochi danni: l’ipotesi dell’esperto


L'incidente di viale Fulvio Testi

I resti della Mercedes Classe G protagonista del drammatico incidente a Milano

Le immagini del terribile incidente avvenuto a Milano, domenica alle 6.30 e che ha provocato la morte del 19enne Pietro Silva Orrego, hanno sconcertato tutti. Perché sembra impossibile che un grosso fuoristrada come un Mercedes Classe G sia finito in quelle condizioni dopo un urto con una piccola Opel Corsa. Tanto per capirci, circa 2600 chili contro 1100. Eppure l’auto della Stella si è capovolta e il telaio a longheroni si è praticamente staccato dalla carrozzeria. Più logico che il vano motore della compatta tedesca sia andato distrutto, peraltro proteggendo l’abitacolo. Siamo fermi ancora alla prima ricostruzione della dinamica, effettuata dagli agenti della Polizia Locale: il fuoristrada guidato da un 20enne e con a bordo altre due persone viaggiava in direzione centro quando, arrivato all’intersezione con viale Esperia, si è scontrato con l’utilitaria, guidata da un 32enne che era solo a bordo dell’auto.



















































Un modello al top

Ma torniamo all’auto Mercedes, ammiraglia della gamma Suv. Dalla Casa tedesca, per il momento, non ci sono commenti ufficiali e si attende di capire quale esatto modello sia finito distrutto: che sia una Classe G è evidente, con l’impressione che possa essere una G63 AMG, ossia la versione più potente: si parla di 585 cavalli, grazie al famoso V8 a benzina. Un’auto che pesa ancora di più delle versioni entry level (circa 2800 kg) e che può spingersi serenamente oltre i 200 km/h con un passaggio 0-100 km/h in 4,5 secondi. Costa quasi 400mila euro, è frequente che qualcuno si tolga lo sfizio di noleggiarla per un breve periodo o anche solo una serata particolare come è stato il caso delle tre persone che viaggiavano a bordo.  Sta emergendo la possibilità che il noleggio sia stato fatto da una persona in possesso della patente che abbia ceduto l’auto al guidatore coinvolto nell’incidente. Ma questo è un tema diverso.

L'incidente di viale Fulvio Testi

Forse è una Brabus?

Si è diffusa la voce, al momento non verificata, che possa essere una variante Brabus, ossia il preparatore storico di Mercedes: in questo caso, ci sono in circolazione modelli con 800, 900 e persino 1000 cavalli. Il fatto che l’auto protagonista dell’incidente non faccia parte della gamma ufficiale induce ulteriormente la Casa tedesca a non pronunciarsi ufficialmente sull’aspetto tecnico. Tanto più che il noleggiatore è privato e l’auto non è stata acquistata o presa a noleggio da una concessionaria.

Questione di telaio

AMG o Brabus non cambia un aspetto tecnico di base: il telaio a longheroni separato dalla carrozzeria che ha rappresentato la
soluzione costruttiva adottata da tutte le autovetture costruite fino
agli Anni 50, prima dell’avvento della scocca portante. Successivamente è rimasta la scelta principale per i veicoli fuoristrada, che devono affrontare grandi sollecitazioni su terreni difficoltosi e accidentati. La Classe G rientra tra questi: una vettura nata come auto da lavoro, di
derivazione militare, poi migliorata negli anni a livello di comfort ma
rimasta fedele all’impostazione originale. Quindi il telaio è costituito da
longheroni e traverse in acciaio, disposti come una scala a pioli, su cui sono montati motore e sospensioni. La carrozzeria, invece, è imbullonata al di sopra secondo l’architettura definita anche body-on-frame.
A sostenerla sono una serie di supporti in gomma e metallo, che hanno
anche la funzione di filtrare le vibrazioni e le sollecitazioni che il
telaio, molto rigido, riceve dal fondo, in modo da preservare il comfort
dei passeggeri. Ma non è un mistero che sia meno resistente agli urti.

Un «vialone» da corsa

Vale la pena inquadrare anche la zona dell’incidente, per chi non abita o frequenta Milano: Viale Fulvio Testi è un’arteria tra le più lunghe della città che collega l’hinterland con Piazzale Istria. Una strada in gran parte a tre corsie che può invitare- quando non c’è traffico e nelle ore notturne – a «spingere»  – tanto che per il primo tratto, uscendo da Milano, c’è un limite di 50 km/h tra i meno amati dagli automobilisti, colpiti spesso da multe. L’impatto è avvenuto all’altezza della stazione Bicocca della metropolitana: facile pensare alla Classe G lanciata a fortissima velocità che non vede arrivare la Opel Corsa da Viale Esperia. Nell’urto terrificante, l’utilitaria si accartoccia, si ferma in mezzo all’incrocio e in definitiva fa il suo dovere «proteggendo» il guidatore che è soggetto ad accertamenti in quanto trovato positivo ai pretest per l’assunzione di droga. 

L'incidente di viale Fulvio Testi

Un cedimento strutturale

La prima ipotesi fa pensare che, data l’estrema violenza dell’urto, la rigidità del telaio, a cui sono ancorati anche gruppo motore e sospensioni, potrebbe aver portato i supporti della carrozzeria a cedere, provocandone il distacco e il successivo ribaltamento del veicolo. Un effetto, questo, che serve a evitare una deformazione incontrollata della cabina. Al contrario, in una vettura a scocca portante – come la Opel Corsa – non si sarebbe verificato alcun distacco, ma l’intera struttura avrebbe subito deformazioni più importanti con conseguente intrusione maggiore all’interno dell’abitacolo. «È una plausibile lettura dell’incidente, fermo restando che come tutti per ora ho potuto osservare solo delle foto, ma non mi stupisce che la cellula protettiva della compatta sia rimasta intatta: le auto di serie in questo senso hanno fatto grandi progressi negli ultimi decenni»,  spiega Enrico Pagliari, direttore automotive di ACI Progei e rappresentante di ACI nel board di EuroNCAp, l’ente europeo che effettua regolarmente i test di sicurezza sulle auto.

La debolezza laterale

Si resta comunque stupiti da come la Corsa abbia potuto provocare un danno del genere. «Intanto non si può escludere che anche la Opel viaggiasse sopra i limiti, ma facilmente l’urto laterale ha innescato un secondo urto della Mercedes con un elemento fisso sul lato della strada o una carambola su se stessa, con le conseguenze visibili nelle foto – prosegue Pagliari – non va dimenticato, lo provano i nostri test, che anche le auto più sofisticate sono più vulnerabili lateralmente che frontalmente. Se ci fosse stato uno scontro frontale, facilmente ad avere la peggio sarebbe stato il guidatore della Corsa». C’è una morale in tutto questo?  «Quella tecnica è che ancora una volta non si è percepito che il binomio potenza-velocità mal gestito rappresenta una “bomba” sulle strade. Basterebbe ricordarsi che se la velocità si quadruplica, lo spazio di frenata aumenta di 16 volte e non di 4 come molti ancora pensano. Inoltre, lo ha rilevato EuroNCAP, si sta creando una generazione sempre più numerosa di auto di grande taglia e molto pesanti: se guidate male, sono molto pericolose per chi viaggia e chi le incontra. In definitiva, mai come ora è una questione di buon senso».

17 novembre 2025