di
Luigi Ippolito
Polemiche sul piano «Ordine e controllo» del governo Starmer
Londra – Una stretta draconiana sull’immigrazione illegale che rappresenta la più radicale riforma del diritto d’asilo dalla Seconda guerra mondiale: ma a proporla non è un governo di destra, bensì l’esecutivo laburista britannico guidato da Keir Starmer.
Ieri pomeriggio la ministra dell’Interno, Shabana Mahmood, ha presentato in Parlamento il pacchetto di proposte, contenute in un documento di oltre 30 pagine intitolato «Restaurare l’ordine e il controllo»: e l’altra cosa che colpisce è che lei sia una pachistana musulmana praticante, figlia di immigrati. Ma la ministra ci ha tenuto a precisare che la sua è una «missione morale», perché l’immigrazione illegale «sta riducendo in pezzi» il Paese: di più, ha sottolineato che se non si agisce rapidamente si rischia di rinfocolare proprio quel razzismo che può prendere di mira anche persone come lei.
Nello specifico, i laburisti intendono portare da 5 a 20 anni l’attesa necessaria, per chi arriva in Gran Bretagna illegalmente, per poter ottenere la residenza permanente (e da 5 a 10 anni per gli immigrati regolari); lo status di rifugiato verrà rivisto ogni 30 mesi e potrà essere revocato (con conseguente espulsione); si dà una interpretazione più restrittiva del diritto al ricongiungimento familiare, altrimenti garantito dalla Convezione europea sui diritti umani; e con un mossa in puro stile trumpiano si minaccia il blocco dei visti per quei Paesi che non accetteranno di riprendersi indietro i clandestini.
È una svolta dovuta al fatto che la destra populista di Nigel Farage è saldamente in testa ai sondaggi, una posizione guadagnata battendo ossessivamente sul tasto dell’immigrazione. Dall’inizio dell’anno ci sono stati in Gran Bretagna 39 mila sbarchi irregolari attraverso la Manica e il governo non sembra avere una strategia per arginarli: con le misure presentate, si spera invece di disincentivare drasticamente gli arrivi.
Il piano del governo ha però provocato prevedibili mal di pancia nelle stesse file laburiste: alcuni deputati non hanno esitato a bollarlo come «moralmente sbagliato e politicamente disastroso». Ha destato particolare scalpore l’idea di confiscare orologi e gioielli agli immigrati irregolari per poter pagare il loro mantenimento: il Consiglio dei Rifugiati ha parlato di «eco profondamente preoccupante di alcuni dei peggiori trattamenti subiti dai rifugiati nella Storia», mentre i Verdi hanno bollato la cosa come «crudeltà performativa».
Il governo laburista è stato accusato di voler scavalcare a destra Reform, il partito di Farage, tanto che uno dei loro esponenti di punta ha invitato sarcasticamente la ministra dell’Interno a unirsi a loro. Resta il problema che i laburisti stanno in realtà perdendo consensi soprattutto a sinistra, in primo luogo a favore dei Verdi guidati dal dinamico e mediatico Zac Polanski, un autodefinito «eco-populista» che è un po’ la versione britannica di Zohran Madmani. Un recente sondaggio dava il Labour al quarto posto, dopo Reform, i conservatori e i Verdi.
Il pacchetto anti-immigrazione arriva soprattutto grazie alla spinta di Shabana Mahmood, beniamina di quel «Blue Labour», il laburismo conservatore che è diventato il credo ideologico del governo Starmer: ma c’è anche il fatto che la ministra dell’Interno studia palesemente da leader, perché la popolarità del premier è ormai sottoterra e lui ha perso la fiducia del partito e del gruppo parlamentare con una serie di manovre maldestre, tanto che la sua rimozione viene ormai considerata una questione di quando, non di se.
La data a cui tutti guardano è quella del prossimo maggio, quando si terranno le elezioni locali che vedranno con ogni probabilità i laburisti travolti: ma un arduo scoglio si profila in realtà già a fine mese, quando il governo presenterà la legge di bilancio. Se i mercati la bocceranno, per Starmer si aprirà una fase di massimo pericolo.
17 novembre 2025
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