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Il governo ucraino si sta preparando a quello che potrebbe essere l’inverno più pesante dall’inizio della guerra, nel 2022. La ragione è che gli attacchi aerei russi stanno prendendo di mira non solo la rete elettrica, cosa che causa frequenti ed estesi blackout, ma anche le strutture di produzione e di trasporto del gas, che alimentano i riscaldamenti nelle case.
L’azienda statale del gas Naftogaz ha riferito che le sue infrastrutture sono state colpite nove volte dall’inizio di ottobre. Gli attacchi hanno vanificato le riparazioni fatte durante l’estate e soprattutto hanno compromesso il 60 per cento della capacità nazionale di produrre gas.
Il gas è una fonte d’energia molto importante in Ucraina: viene usato dall’80 per cento delle famiglie per cucinare e scaldare le case. Come conseguenza degli attacchi, in diverse città ci sono già state interruzioni temporanee delle forniture. Usare stufe elettriche non è un’alternativa praticabile, dato che sempre a causa degli attacchi russi da settimane la maggioranza delle regioni ucraine, inclusa quella della capitale Kiev, è rimasta senza elettricità tra le 8 e le 16 ore al giorno.

Kiev durante il blackout del 14 novembre (Maksym Kishka/Frontliner/Getty Images)
Gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche si aggiungono ai ripetuti bombardamenti sulle aree residenziali delle città. L’obiettivo è peggiorare le condizioni di vita delle persone ucraine e logorarne il morale, lasciandole senza riscaldamento, elettricità e acqua, all’inizio di una stagione in cui la temperatura scende anche a meno 20. Serve inoltre a danneggiare l’economia del paese, già in enorme difficoltà dopo quasi quattro anni di guerra.
A differenza di quelli alla rete elettrica, gli attacchi alle infrastrutture di produzione, stoccaggio o trasporto del gas sono una cosa nuova. Non si erano visti su questa scala prima del 2025. È dipeso dal fatto che, fino alla fine del 2024, dai gasdotti ucraini passava il gas russo venduto in Europa in virtù di un accordo, in vigore dal 2019, che poi non è stato rinnovato.
In passato, colpendo i gasdotti il regime russo si sarebbe causato perdite economiche. Nel 2025 questo fattore è venuto meno e già tra febbraio e marzo la Russia aveva cominciato a colpire la rete ucraina del gas. La popolazione ucraina non ne aveva risentito così tanto perché non erano i mesi di maggiore utilizzo del riscaldamento (che vanno da fine ottobre ad aprile).

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky col primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, ad Atene il 16 novembre (Aristidis Vafeiadakis/ZUMA Press Wire)
Il ministro dell’Interno ucraino, Ihor Klymenko, ha spiegato al New York Times che per i russi è facile pianificare gli attacchi alle infrastrutture energetiche perché la maggior parte è di epoca sovietica, e quindi ne conoscono esattamente la posizione. «È già chiaro che quest’inverno sarà molto più duro di tutti i precedenti», ha detto l’ex ministra ucraina dell’Energia, Olga Bohuslavets.
Durante i tre inverni scorsi le autorità si erano concentrate sulle riparazioni alla rete elettrica, che comunque è stata assai danneggiata. A ottobre il governo ha detto che la produzione nazionale sarà di 17,6 GW (gigawatt) entro l’inverno, meno della metà dei 38 GW di prima della guerra. Nei mesi invernali il consumo tipicamente raggiunge i 18 GW. Le aziende energetiche ucraine non sono sicure di farcela.
In previsione dell’inverno l’Ucraina sta importando molto più gas del passato: è una cosa costosa, in un momento in cui il governo ha seri problemi di liquidità. Nei primi sei mesi del 2025 le importazioni sono aumentate di 19 volte rispetto all’anno precedente. Domenica inoltre l’Ucraina si è accordata con la Grecia per importare gas naturale liquefatto statunitense attraverso i suoi porti.
Naftogaz stima di aver bisogno di 4,4 miliardi di metri cubi di gas per passare l’inverno, oltre ai 13 miliardi che ha già stoccato, per una spesa di 1,7 miliardi di euro. I due terzi di questi fondi sono coperti, anche grazie ai prestiti europei (quelli non bloccati). Gli attacchi russi però potrebbero rendere inservibile una parte di queste riserve, se continueranno a colpire anche le infrastrutture di pompaggio e trasporto del gas.
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