Oltre ad aver resuscitato la carriera dei suoi protagonisti (Ziering era il mitico Steve di Beverly Hills e Tara Reid era stata la bomba sexy di American Pie), la saga che ne è scaturita ha raccolto l’apprezzamento divertito di tante star, e a dimostrarlo c’è lo stuolo di cameo d’eccezione, come quelli di Olivia Newton-John, David Hasselhoff, George R.R. Martin, Billy Ray Cyrus e Vivica Fox. Nel giro di sei anni sono usciti cinque sequel, oltre a videogiochi, libri, documentari e anche spin-off (come i due Lavalantula, incentrati su ragni giganti sputafuoco, e 2025 Armageddon su un’invasione aliena decisamente metacinematografica).

La casa di produzione di Sharknado, The Asylum, ha fatto proprio fortuna grazie a questo filo dei cosiddetti mockbuster, ovvero film derivativi e grotteschi ispirati però alle stesse properties intellettuali che sono oggetto di adattamento anche da parte degli studios più affermati e titolati (al momento sta lavorando a una Odyssey parallela a quella di Christopher Nolan, per esempio). Tra le sue “copie” degli ultimi anni vediamo Top Gunner, Ape vs. Monster, Jurassic Domination, Snow White and the Seven Samurai, Black Panthers of WWII, Morgan: Killer Doll (lasciamo a voi il giochino di capire quali titoli scimmiottano).

Dopo decenni, insomma, in cui eravamo stati convinti, un po’ anche dal sogno americano, che solo la genialità delle idee originali e rivoluzionarie avrebbero cambiato l’aspetto dell’industria dell’intrattenimento, alla fine risulta quasi che l’originalità non è quasi più un requisito necessario per sfondare. Questo è anche un segnale di come i trend virali e la memefication della cultura mainstream abbiano fortemente influenzato anche il modo in cui vengono ordinati e prodotti i film di Hollywood.