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Sono due le aste che in questi giorni affermano una volta di più il grande interesse per Gustav Klimt, il suo coevo Egon Schiele e per il ruolo che i grandi collezionisti viennesi tra Ottocento e Novecento giocarono per la fioritura delle arti del Modernismo austriaco.

Gustav Klimt. Elisabeth Lederer. (Courtesy Sotheby’s)

A New York, martedì 18 novembre è infatti di scena da Sotheby’s la pregevole collezione di Leonard Lauder, con ben tre dipinti di Klimt, mentre nella capitale austriaca, ancora il 18, al Dorotheum uno dei lotti di spicco dell’asta dedicata all’arte moderna è un nudo femminile di Schiele datato 1917, stimato 1,8-2,5 milioni di euro. Ben più alte sarebbero le stime di Sotheby’s per i Klimt, che però non le rende note ufficialmente: il ritratto di Elisabeth Lederer (1914-1916) varrebbe attorno ai 150 milioni di dollari, i paesaggi “Blumenwiese“ (“Prato fiorito”, ca. 1908) e “Waldabhang in Unterach am Attersee” (“Pendio boscoso a Unterach am Attersee” ca. 1916) varrebbero rispettivamente 80 e 70 milioni di dollari.

 

Gustav Klimt. Pendio boscoso a Unterach am Attersee. (Courtesy Sotheby’s)

Un continuo di cause legali

Per un collezionista, avvicinarsi ai due esponenti di punta dell’arte viennese, da parecchio tempo è diventato tuttavia un’avventura insidiosa.

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Fin dal 1998, quando a New York due quadri di Schiele vennero posti sotto sequestro al termine di una mostra della collezione di Rudolf Leopold (la maggiore al mondo dell’artista austriaco), con l’accusa di essere arte sottratta ai legittimi proprietari, non c’e stata pace sul mercato internazionale per i due cavalli di battaglia, perché molte delle loro opere sono strettamente legate alle spoliazioni messe in atto dai nazisti soprattutto a danno dei collezionisti ebrei.