L’attore romano al cinema con ‘Il maestro’: “Amavo i tennisti fantasiosi, come Nastase. Essere numero uno fa paura, se sei numero due hai qualcuno che ti ripara dal vento…”

18 novembre 2025 (modifica alle 08:34) – TORINO

Il maestro al cinema e il Maestro in campo. Pierfrancesco Favino è nelle sale con “Il Maestro”, un film sul tennis e soprattutto sulle complicazioni della vita, con al centro un attore che ama il tennis da sempre. “Da bambino giocavo più che altro contro il muro, non aver giocato con continuità è un grande rimpianto. Per questo sono stato felice di poter fare questo film, che è la storia del regista Andrea Di Stefano. È stato un bravo tennista e mi ha aiutato molto a entrare nel personaggio”. Ora Favino, che interpretando il maestro Raul Gatti ha ricominciato a giocare di più, si appassiona come tutti per Jannik Sinner. Era a Torino per la presentazione del film e ne ha approfittato per seguire dal vivo una partita del fuoriclasse altoatesino. 

Da ragazzo quali tennisti preferiva? 

“Mi piacevano quelli fuori dagli schemi, quelli che spaccavano le racchette: John McEnroe, per dire, Jimmy Connors. Nastase mi faceva impazzire. Mi piacevano i fantasiosi, Agassi, Noah, e venendo a tempi più recenti anche Monfils”. 

Beh, Sinner non sembra uno che va molto sopra le righe e non spaccherebbe mai una racchetta per rabbia. Tifa Jannik perché è italiano? 

“Sì, anche per questo”. 

E se non fosse italiano? 

“Non lo so, non ci penso nemmeno e non voglio entrare in questo argomento. Sinner è Sinner. L’ho visto in azione alle Finals: Jannik è semplicemente spaventoso, per costanza mentale e forza fisica”. 

Ha seguito anche la finale con Alcaraz in tv? 

“Pochi momenti, perché ero nelle sale a salutare il pubblico”. 

La rivalità con Alcaraz, i continui incroci al vertice sembrano materiale buono per la sceneggiatura di un film.

“In generale mi sembra che il rapporto fra Sinner e Alcaraz richiami ‘I duellanti’ di Ridley Scott”. 

Già, un classico dal racconto di Conrad. Match con Carlitos a parte, quale film consiglierebbe a Jannik? 

“Fino all’ultimo respiro”. 

Manderebbe Alcaraz al cinema a vedere… 

“Los lunes al sol, I lunedì al sole. Così si distrae. È un bellissimo film con Javier Bardem”. 

Djokovic quale accostamento le suggerisce? 

“Orizzonti di gloria”. 

Musetti dopo le Finals era stanchissimo e ha scelto di riposare. Che cosa potrebbe vedere sul divano? 

“Domani è un altro giorno”. 

Ci sono tennisti con la faccia da attore? 

“Ce ne sono tanti. Musetti per il quale sono stato con il fiato in sospeso alla Finals, Zverev che potrebbe fare il cattivo, Bublik”. 

Bublik più che altro ha la faccia da pazzo. Ride. 

“Beh, non mi ha specificato il ruolo. E poi il cast lo fa il regista. Anche Shelton e Cobolli hanno facce da film”.

Torniamo alla Jannik mania che ha contagiato l’Italia. Dopo tanti record, che cosa si aspetta da Sinner per la prossima stagione? Può tornare numero uno? 

“Credo che sia l’aspettativa sua e del suo team e l’augurio di tutti noi tifosi”. 

Sinner ha detto più volte che avere Alcaraz numero uno è utile per avere ancora più motivazioni. 

“Se sei il numero due hai davanti quello che vuoi diventare. Il numero uno è solo, essere numero uno fa paura, il numero due ha qualcuno che lo ripara dal vento”. 

Un altro trionfo alle Finals, e la rinuncia di Jannik alla Coppa Davis è ormai dimenticata… 

“Credo che le vittorie aiutino a dimenticare le polemiche. Però resto dell’idea che nessuno meglio di lui e del suo team sappiano che cosa sia più utile per il suo percorso e per il suo corpo”. 

L’Italia può vincere la Davis senza di lui e senza Musetti?

“Sarà più complicato, ma mai come in questo momento abbiamo avuto una generazione di tennisti che può rappresentarci ad alti livelli”. 

A proposito di rivalità, preferiva Djokovic o Nadal? 

“Nadal perché mi sembra più simpatico, più sanguigno. È come se vedessi l’uomo che c’è dietro”. 

Il personaggio di Raul Gatti è complicato: combina tanti guai, ma alla fine ispira simpatia… 

“Raul Gatti è un maestro imperfetto, che si è goduto la vita e incontra un bambino senza sapere che l’incontro con l’allievo potrà aprirgli nuovi orizzonti e che potrà aiutarlo a diventare una persona migliore. È un uomo che mette in mostra le sue fragilità”. 

“In ogni lavoro scivola qualcosa dell’attore, si può dire che questo sia uno dei film nei quali è scivolato qualcosa in più di me”. 

È stato difficile calarsi nella parte di un tennista? 

“Andrea (Di Stefano, ndr) mi ha visto in campo e mi ha detto che ero perfetto così, con il mio stile. E poi avevo accanto lui che è stato tennista vero e che mi aiutato moltissimo”. 

Panatta le ha detto che il film era molto bello, a parte la sua volée a padella… Altra risata. 

“Panatta è un amico. Una persona molto divertente e arguta”. 

In questo momento nel tennis italiano si parla tanto di successi, il suo maestro è un perdente… 

“Ho interpretato tanti vincenti, forse proprio per questo ho amato mettermi nei panni di Raul Gatti”.