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Il divario tra generazioni è sempre più evidente quando si parla di alimentazione e salute: mentre i giovani adulti dichiarano di mangiare in modo più sano e consapevole, tra i bambini aumentano in modo significativo i casi di diabete di tipo 2. Un contrasto netto che apre interrogativi su ciò che davvero influenza il benessere nelle diverse fasi della vita. 


APPROFONDIMENTI

Se da un lato, infatti, l’indagine Agri Under 25 dell’Istituto Piepoli – condotta su giovani tra i 18 e i 35 anni – mostra una crescente attenzione verso scelte alimentari sane ed equilibrate, dall’altro i dati pediatrici raccontano una realtà opposta. All’ospedale pediatrico Meyer di Firenze sono 1.400 i pazienti tra 0 e 18 anni seguiti per diabete, e negli ultimi tre anni i casi di diabete di tipo 2 nei bambini sono addirittura raddoppiati.

È davvero solo l’età adulta che cambia tutto? Probabilmente no.

I fattori in gioco sono molteplici: familiari, genetici, ambientali, culturali e sociali. Dinamiche che vanno al di là di ciò che si mette nel piatto: entrano in gioco stili di vita, routine domestiche, comportamenti appresi e abitudini maturate nei primissimi mesi di vita. Per capire cosa c’è davvero dietro questo divario e quali elementi pesano di più, abbiamo intervistato la dottoressa Achiropita Curti, medico geriatra diabetologo, perfezionata in nutrizione clinica.

Tra gli 0 e 18 anni si registra un aumento dei casi di diabete, mentre l’indagine “Agri Under 25” dell’Istituto Piepoli sui giovani tra i 18 e i 35 anni mostra una maggiore attenzione verso un’alimentazione sana e consapevole. A cosa può essere dovuto questo divario?

L’aumento del diabete infantile, fenomeno parallelo all’alto indice di obesità infantile, a fronte di una maggiore sensibilità dei giovani verso la salute, non è un paradosso: è un indicatore di quanto nella società odierna non vi sia una tutela alla promozione della salute attraverso l’induzione a uno stile di vita sano. Per cui il bambino “subisce” già da embrione. E solo da giovane adulto potrà scegliere con consapevolezza. In riferimento all’indagine “Agri Under 25” è anche vero che spesso la consapevolezza rispetto ad una sana alimentazione è più dichiarata che praticata. Lo stile di vita frenetico, il costo degli alimenti freschi e la facilità d’accesso ai prodotti industriali rendono difficile mantenere abitudini realmente sane. In sostanza, ciò che i giovani dicono di fare e ciò che fanno davvero può non coincidere. E questo scollamento si riflette anche sulla dieta dei bambini.

Quali sono gli alimenti più a rischio per lo sviluppo del diabete?

Non si tratta solo di “troppi zuccheri”: la letteratura scientifica indica una serie di categorie alimentari che, per composizione e frequenza di consumo, possono favorire sovrappeso, resistenza all’insulina e, nel lungo periodo, diabete. Tra questi le bevande zuccherate in primis, ma anche merendine e biscotti confezionati; cereali raffinati; snack salati e cibi ultra-processati; fast food, panini, patatine, fritti e menù ricchi di salse.

Quanto incidono la sedentarietà e la scarsa attività fisica sull’insorgenza del diabete?

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento delle ore trascorse davanti a smartphone, tablet e televisione; ad una riduzione del gioco libero in strada o nei parchi, ma anche a difficoltà logistiche per sport e attività strutturate. L’inattività, unita a una dieta ricca di zuccheri e calorie, è uno dei principali fattori che favorisce l’insorgenza del diabete e dell’obesità in età sempre più precoce. Sostituire anche solo 10 minuti all’ora di tempo sedentario con attività leggera (come la camminata) durante la crescita ha mostrato un effetto protettivo significativo.

Dai 18 anni in poi si può parlare di una maggiore consapevolezza rispetto alla prevenzione e alle abitudini alimentari? Se sì perché?

Sì, dai 18 anni in poi cresce la consapevolezza verso la prevenzione e l’alimentazione grazie a una maggiore maturità cognitiva, una migliore capacità di pianificazione e un controllo più solido degli impulsi. L’accesso alle informazioni e l’autonomia nelle scelte quotidiane spingono i giovani adulti a riflettere sulle proprie abitudini. In particolare a partire dall’adolescenza, l’immagine di sé diventa più complessa e articolata. A questa età pesano anche esperienze personali e influenze sociali, entrano in gioco fattori emotivi, sociali e culturali. Fattori che guidano verso abitudini più sane e una consapevolezza più solida delle proprie scelte.

L’uso crescente dello smartphone tra i più piccoli può avere un ruolo nell’aumento dei casi di diabete infantile?

Secondo alcune recenti indagini uno stile di vita sedentario — potenzialmente favorito da un maggiore uso di schermi — incrementa i marcatori metabolici associati al diabete tipo 2 (in particolare insulina alta e resistenza all’insulina) nei giovani. Questo non prova che lo smartphone da solo “causa il diabete”, ma sicuramente rafforza il collegamento tra tempi morti sedentari, metabolismo e rischio. Questi studi non dimostrano dunque che l’uso del telefono in sé causa direttamente il diabete tipo 2, ma mostrano come questo possa favorire l’emergere di fattori di rischio metabolico (insulina elevata, resistenza all’insulina).

Rispetto all’alimentazione dei bambini degli anni ’70 e ’80, cosa è cambiato? La diffusione di cibi ultraprocessati può aver influito?

Rispetto all’alimentazione dei bambini degli anni ’70 e ’80, ci sono stati cambiamenti significativi sia nella qualità dei cibi che nelle abitudini alimentari. La dieta dei bambini è diventata più ricca di alimenti ultraprocessati e più povera di nutrienti naturali. L’alimentazione è più “veloce” e meno legata al pasto familiare. Inoltre, si è assistito ad un incremento di pubblicità e marketing alimentare mirato ai bambini, influenzandone le scelte alimentari. Questo cambiamento può aver contribuito a incrementare il rischio di obesità e malattie metaboliche già in età pediatrica. D’altronde, i primi mille giorni di vita contano più di quanto si pensi. Fattori come diabete gestazionale; svezzamento basato su cibi zuccherati o troppo processati; abitudini alimentari familiari scorrette; mancanza di educazione nutrizionale predispongono il bambino a sviluppare disbiosi, un’alterazione del microbiota, organo che ha un ruolo importante nei disturbi metabolici già nei primi anni di vita.


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