voto
6.0
- Band:
INFERNAL PRESENCE - Durata: 00:28:27
- Disponibile dal: 26/11/2025
- Etichetta:
- Darkness Shall Rise Productions
Streaming non ancora disponibile
Convince solo in parte il debutto dei tedeschi Infernal Presence, dal titolo “Fiery Paths”. A lanciarlo è la Darkness Shall Rise, etichetta anch’essa basata in Germania che firma le versioni in CD e vinile di questa mezz’ora scarsa di black metal senza infamia e senza lode; una via di mezzo tra un mini e un album che fa seguito a una prima uscita autoprodotta in digitale a marzo dalla band e a un’edizione su cassetta realizzata a giugno sempre da una label tedesca, per la precisione la LowFidelityAssaults.
Una intro più cinque pezzi di black metal minimalista per questo duo avvolto dal mistero (nessun membro è coinvolto in altri progetti) e proveniente dalla culla della cultura tedesca, ovvero la città di Weimar, nota ai più per la parentesi repubblicana nel periodo interbellico e per aver dato i natali al movimento Bauhaus, oltre ad aver ospitato nel pieno delle loro produzioni personaggi del calibro di Bach, Goethe, Schopenhauer, Schiller, Wagner e Nietzsche.
Entrando più nel dettaglio della proposta, gli Infernal Presence non sono sicuramente un gruppo con le potenzialità per scrivere o riscrivere la storia del genere in questione, ma si inseriscono a buon diritto come nuova voce nell’enciclopedia del black metal in generale e della scuola tedesca nella fattispecie, soprattutto quella riferita ai gruppi provenienti dalla Turingia, stato federato che, oltre ai conosciutissimi Absurd, negli anni ha visto nascere una manciata di altre band degna di nota, come per esempio i Barad Dûr, i Barastir e i Mosaic.
“Fiery Paths” non si discosta di molto dal classico approccio tedesco al black metal, che all’interno della scena globale si caratterizza per porre i suoi accenti principali su velocità, aggressività e produzioni non particolarmente pulite. Ciò non significa che gli Infernal Presence si inoltrino in territori vicini al raw black metal sporco, malato e oltranzista sulla linea di band di culto teutoniche come i Grausamkeit, ma senza dubbio ci sono diversi richiami a seminali gruppi tedeschi come primi Nargaroth, Moonblood, Pagan Winter e Old Pagan.
Il risultato finale è un black metal accettabile e con una sua dignità, che si sviluppa secondo i dettami della primordiale scena scandinava, guardando soprattutto a gruppi come i Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas”. Seguendo queste linee guida, non stupisce l’atmosfera costruita su lunghe e ipnotiche sezioni in blast-beat a fare da sfondo a un semplice, ma funzionale, intreccio tra melodie di chitarre in tremolo e introspettivi passaggi arpeggiati, questi ultimi collegabili sia ai suddetti Mayhem sia ai primissimi Dissection del periodo 1991-95 (“Eternal Exodus”).
Dunque, un’impalcatura di black metal tradizionalista che poggia le sue fondamenta su una formula iper-collaudata lungo tutte le cinque tracce di “Fiery Paths”, anche se non mancano alcune angolature strutturali più distintive – a dire il vero non tutte proprio a fuoco – il cui fine ultimo è dare uno stacco o una variazione rispetto al flusso principale. Rispondono a questo scopo alcuni rallentamenti più vicini al doom (“Beyond The Blackness” e “Infernal Presence”) e alcuni parti più cadenzate e influenzate da un black/thrash metal primitivo vicino ai Sodom degli esordi e ai connazionali Desaster (“Tomb Procession” e “Sould Of Unlight”).
L’aspetto che però differenzia maggiormente il combo di Weimar dalla corrente tedesca più conservatrice è la voce: la logica ci farebbe pensare a un classico screaming freddo e acuto, ma così non è, e si predilige invece un cantato più in linea con il filone black/death metal.
Infatti, grazie all’ausilio di tutta l’effettistica del caso in termini di eco e riverberi, la voce prescelta è un ibrido tra Nuclear Holocausto Vengeance dei Beherit in “Drawing Down The Moon” e Ixithra dei Demoncy. Una scelta che non dispiace, e che tutto sommato si fonde bene con le strutture delle canzoni.
“Fiery Paths” è un esercizio di mescolanze che in parte tiene, ma non riesce a entusiasmare appieno, complice anche la produzione un po’ troppo lavorata e poco diretta. I suoni sono troppo caldi e rotondi per un disco black metal e probabilmente la batteria avrebbe reso di più se fosse stata tenuta un po’ indietro nel mixaggio, dando un’impronta più oscura e grezza al tutto.
In definitiva, il disco si lascia ascoltare e ha dei buoni spunti, ma risulta privo di una direzione chiara e precisa, il che lascia spiazzati e senza punti di riferimento per intendere dove vogliono veramente andare gli Infernal Presence tra black metal, black/death, black/thrash e black melodico.
Anonima infine l’immagine digitale scelta per la copertina, che ci propone un cliché visto e rivisto. Insomma, una band con potenzialità, ma che deve ancora capire cosa vuole fare da grande.