ROMA La Grande Bellezza ma anche la Grande Concretezza. La lezione politica di Carlo dice questo. E l’affetto vero con cui l’attore e regista è stato accolto dai romani nel suo giro attraverso le periferie è un segno di riconoscenza per lui e allo stesso tempo un atto di fiducia nel messaggio che Verdone insieme a Gualtieri – tra Villa Gordiani con i bimbi che gli fanno gli auguri per il compleanno, lo sprofondo di Tragliatella zona lontana da tutto ma da avvicinare e il centro anziani di La Storta in cui si fa coesione e si parla di futuro: «A Carle’», gli dice un’anziana a tavola, «la politica è parlare con la gente e tu stai facendo politica» – ha voluto piantare sul terreno di questi quartieri.

Un messaggio semplice e profondo che si condensa in questo: la forza di una Capitale, e la sua proiezione nazionale e internazionale, si fondano sulle buone pratiche amministrative, sulla sensibilità ai problemi dei romani e sulla capacità di risolvere le piccole grandi cose e di dare risposte ai bisogni e ai diritti di vivibilità dei cittadini. Una città potente e Roma lo è per antonomasia – questo il senso che la coppia formata dal sindaco e dal sindaco per un giorno ha voluto dare ieri – oltre ai problemi della grandezza ha i problemi della necessità quotidiana per risolvere i quali servono competenze, soldi, ascolto e vero amore civico. Senza le strade senza buche, senza il potenziamento dei trasporti, senza i servizi che funzionano e che raggiungono tutti ma proprio tutti e anche quelli che vivono a Tragliatella che è praticamente Bracciano ma è un rione di Roma tra campi e edifici disordinati – nacque nell’abusivismo e vuole stare nella legge e nel tessuto urbano con tutti i crismi della civiltà e molto si sta facendo per questo – Roma non può spiccare quel volo che le appartiene da millenni e in cui si sta esercitando con notevoli sforzi e qualche risultato.

TRA STRABONE E ACEA

La lezione politica di Carlo, quella dell’attenzione alla concretezza, nel capannone chiaramente ex abusivo del circolo ricreativo della Tragliatella, sperduto nel nulla che non vuole essere più tale, è una lezione che i cittadini di questo quartiere sono adattissimi a sottoscrivere. Sono stati loro infatti a insistere da tempo sulla necessità – i problemi di necessità, appunto – di dotare il proprio habitat di una rete fognaria. Finora non c’era, ma adesso – e Carlo va sul cantiere e sembra visibilmente soddisfatto dell’opera – grazie a un investimento di 30 milioni di euro l’Acea la sta costruendo.

E chissà se Verdone, cultore della romanità («I miei genitori mi hanno insegnato ad amare e cercare di capire questa città») e Gualtieri, che è uno storico di professione, conoscono quella pagina di Strabone il quale era ammirato per la scienza ingegneristica dei romani e scriveva: «Loro ebbero una lungimiranza, che noi greci non abbiamo avuto, nella costruzione oltre che di strade pavimentate e di acquedotti anche di cloache. Le cloache, coperte da una volta in blocchi di pietra tagliata, lasciano in taluni punti spazio sufficiente al passaggio di un carro di fieno». L’eredità di quell’arte urbanistica e civilizzatrice, profondamente nostra, Verdone ha potuto riscontrarla di persona in questo quartiere lontano ma da ricucire con il resto della città. «Vanno diminuite le diseguaglianze», è la lezione politica di Carlo. E Gualtieri oltre che verdoniano è anzitutto gualtieriano: «Non faccio promesse, ma cercheremo di migliorare l’illuminazione di Tragliatella e di capire bene dove sistemare il capolinea dell’autobus 030». L’unico mezzo che collega questa estrema periferia al centro. I cittadini, almeno quelli che sono venuti a salutare Verdone e Gualtieri, sembrano fidarsi. E Carlo, sorridendo: «Se Gualtieri non fa bene, votate me e risolvo tutto io».

LA SERIETÀ

Si ride, ma neanche tanto. Non c’è niente di leggerista – ed evviva! – in questa giornata di Verdone sindaco. C’è viceversa un forte senso di nazional-popolare (del resto Carlo lo rappresenta in pieno): ossia di aderenza alla realtà dei territori e delle persone che li abitano, e una dimostrazione della politica come servizio. E come serietà. La postura di Verdone non è sognante ma fattiva (s’informa delle cose fatte e delle cose da fare) e il feeling con Gualtieri, anche nella visita a sorpresa al Teatro Valle, si vede chiaramente che è basato sull’impegno a garantire la funzionalità di questa metropoli. Ed è una lezione politica quella di Carlo perché lui sa benissimo, come lo sa il sindaco e come lo sanno tutti i cittadini consapevoli, che nella buona riuscita delle pratiche amministrative si gioca molto del futuro della nostra democrazia, cioè della fiducia popolare – purtroppo sempre più calante, come si vede dall’astensionismo elettorale – nelle istituzioni locali e nazionali.

A Villa Gordiani, una coppia di anziani ha gridato: «Carlo, nun te ne anna’!». Lui ovviamente fa un altro mestiere, ma ieri Verdone invece di considerare Roma un red carpet ne ha fatto un simbolo, anzi un laboratorio, di come si può stare nel mondo d’oggi e di come ci si può stare sempre meglio.

 


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