di
Paolo Conti

I ricordi da camerino e la casa bianchissima a Grunwald, l’elegante sobborgo residenziale di Monaco di Baviera in cui hanno deciso di morire insieme

Nel luglio 2006 raggiunsi le sorelle Kessler nella loro bella e doppia casa con grande giardino a Grunwald, l’elegante sobborgo residenziale di Monaco di Baviera in cui hanno deciso di morire insieme. L’appuntamento era per un’intervista in occasione del loro imminente settantesimo compleanno. Ricorderò per sempre la scena indelebile. Era tutto bianco, come in una puntata del mitico Studio Uno: bianche le pareti piene di bei quadri, bianca la moquette, bianchi i divani con qualche raro orsetto pelouche, bianchi i loro tailleur con pantaloni, molte foto con dedica di vecchi amici, tra cui quella di Franco Zeffirelli, era la più grande di tutte. Al centro la famosa parete divisoria mobile che faceva diventare il tutto un’unica casa. Il prato inglese perfettamente curato. Bellissimi ibiscus piantata qui e lì. In quei giorni stavano preparando un raffinato spettacolo dedicato a Brecht a Berlino, tra gli ospiti d’onore ci sarebbe stata anche Milva. 

Nell’autunno avrebbero partecipato a uno spettacolo a Stoccarda con un solo personaggio femminile, si sarebbero alternate una settimana ciascuna, era la prima volta che capitava, era la storia di una settantenne che voleva imparare a ballare in tarda età. Le due sorelle sembravano davvero una sola. Mi rimase impresso il fatto che se Alice cominciava una frase poi Ellen la concludeva e viceversa. Qualche giudizio, durante l’intervista, non sempre benevolo, per esempio su Don Lurio: «Bravo ma tremendo, anche un po’ sadico, aveva il complesso dell’uomo piccolo, da coreografo ci imponeva passi atroci». E anche su Mina: «Con lei non si capiva mai bene. Un giorno gentile, un altro distaccata. Per esempio, mai uscite a cena insieme ». 



















































E su Milly Carlucci: «Bravissima, spigliata, ha classe e stile, m… quanto parla!» Molto belli invece due ricordi di politici italiani: «Una volta al Teatro Sistina arrivò in camerino Aldo Moro, ci fece molti complimenti. Ma la vera scoperta fu Giulio Andreotti. Lo conoscemmo venticinque anni fa a Bonn. Non smetteva di parlarci. La scorta gli diceva: “presidente, dobbiamo andare, ha un impegno….” Niente da fare. Ci lasciammo con lui che diceva: “Venite a trovarmi a Fiuggi, mia moglie cucinerà qualcosa di buono”. Poi abbiamo conosciuto Berlusconi. Garbato, grande uomo di spettacolo …ma del politico non sappiamo». 

Mi salutarono sul cancello, cordialissime e in eccellente forma. Un ricordo nitidissimo: i pantaloni candidi che coprivano le loro mitiche gambe, sul prato verdissimo della loro doppia casa gemella.


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18 novembre 2025