Caro Aldo,
in tempi in cui le manifestazioni pubbliche che coinvolgono masse popolari non brillano in genere per valori civici e comportamentali, non voglio perdere l’occasione per rilevare invece l’esempio contrario offerto dal pubblico della finale delle Finals Atp di tennis a Torino. Queste migliaia di spettatori quando Carlos Alcaraz è salito sul podio dello sconfitto, gli hanno tributato lo stesso applauso e manifestato lo stesso apprezzamento che poco dopo avrebbero riservato al vincitore Jannik Sinner. Fa riflettere come in questo caso la sportività e l’obiettività nel riconoscere il merito abbiano prevalso sul tifo e la partigianeria che si schiera a prescindere. Il pubblico di Torino ci dice che è possibile dare un messaggio positivo anche quando si è in tanti. È troppo chiedere di esportare questa ricetta?Lorenzo Roveri

Caro Lorenzo,
Quando Carlos Alcaraz stava per servire la palla che avrebbe dato inizio al match, qualcuno dagli spalti — sentendosi incoraggiato dai capelli color pannocchia dello spagnolo — gli ha urlato: buffone! Subito c’è stato un brusio di disapprovazione di quindicimila voci: tutte persone venute a tifare Sinner, che però non accettavano che venisse dileggiato il suo avversario. Lei dirà che è tennis, non calcio. Ma non è sempre stato così. Al Foro Italico accadeva che i sostenitori di Panatta tirassero le monetine al suo avversario: nella finale del 1978 Borg disse che se avesse ancora visto una moneta da cento lire in campo si sarebbe ritirato, e il grande Adriano intervenne per calmare il pubblico (qualche monetina continuò ad arrivare, ma Borg fece finta di nulla: aveva capito che alla fine avrebbe vinto). L’atmosfera alle finali dell’Atp era davvero speciale, e il rispetto reciproco tra Alcaraz e Sinner non toglie anzi aggiunge sapore a questa sfida che durerà per anni: a differenza dei duellanti di Conrad, la loro rivalità è solo sportiva, non personale. Sarebbe un errore togliere anche questo alla città di Torino. Ovviamente tutto si può sempre migliorare, ad esempio l’aerazione dell’impianto. E certo anche Milano meriterebbe una manifestazione così importante. Tuttavia Torino ha già perso troppe cose, a vantaggio di Milano e di Roma: la moda, il cinema, la televisione. Una città che si sta faticosamente riconvertendo dopo il crollo della Fiat deve essere sostenuta, non abbattuta. Quanto al sorpasso del tennis sul calcio, ha ragione Francesco Piccolo, quando su Repubblica fa notare che l’Italia di oggi assomiglia più a quella del calcio, la quale si affida al miracolo (tipo gli Europei di Londra) più che alla progettazione, che non a quella del tennis, il cui movimento è in crescita anche dal basso.



















































19 novembre 2025