Continuano le tensioni tra Usa e Venezuela. Il presidente americano Donald Trump, dopo aver lasciato intendere di valutare un’escalation nella lotta alle “navi della droga” nel Mar dei Caraibi, ha aperto alla possibilità di parlare con il suo omologo Nicolás Maduro. Ma ha ribadito che nessuna opzione è esclusa riguardo a un possibile intervento in territorio venezuelano. Dall’altra parte, Maduro si è detto disposto a un “faccia a faccia” con il tycoon ma ha aggiunto che un attacco “militare” al Venezuela da parte degli Stati Uniti segnerebbe “la fine politica” di Trump.
Maduro: “Fine politica” di Trump in caso di attacco
La dichiarazione del presidente del Venezuela su Trump e sulla sua “fine politica” in caso di attacco “militare” al Paese è stata riportata dall’agenzia Efe. Maduro si è anche detto disposto a parlare “faccia a faccia” con il leader della Casa Bianca, aprendo la porta al dialogo. “Chiunque voglia dialogare troverà sempre in noi persone di parola, persone perbene e persone con esperienza per guidare il Venezuela”, ha affermato nel suo programma settimanale “Con Maduro+”, trasmesso dal canale statale Venezolana de Televisión (VTV). Ha aggiunto che “non si può permettere” che il popolo venezuelano venga “bombardato e massacrato”. “Solo attraverso la diplomazia i Paesi e i governi liberi possono comprendersi, e solo attraverso il dialogo si può cercare un terreno comune su questioni di reciproco interesse. Il dialogo è la via per la ricerca della verità e della pace”, ha detto ancora Maduro aprendo al dialogo diretto con Trump per allentare le tensioni bilaterali.

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Trump: “Non escludo nulla”
La possibilità di un dialogo tra i due presidenti è stata ventilata anche da Trump. “Probabilmente parlerò con Maduro”, ha detto il tycoon parlando con i reporter nello studio Ovale. E ancora: “A certo momento parlerò con lui”, però Maduro “non è stato buono con gli Stati Uniti”. Trump ha poi precisato di non scartare nessuna opzione e alla domanda se escluderebbe truppe statunitensi sul terreno in Venezuela ha risposto: “No, non lo escludo, non escludo nulla”. Ha poi aggiunto: “Dobbiamo solo occuparci del Venezuela. Hanno riversato nel nostro Paese centinaia di migliaia di persone provenienti dalle prigioni”.
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La pressione degli Usa
L’amministrazione Usa, secondo quanto dichiarato dal segretario di Stato americano Marco Rubio, ha intenzione di designare il Cartel de Los Soles guidato dal leader venezuelano come organizzazione terroristica. Trump ha spiegato che la designazione di organizzazione terroristica del Cartel de Sol Soles guidato Maduro consentirebbe agli Stati Uniti di colpire gli asset e le infrastrutture del leader venezuelano all’interno del Paese. “Ci consente di farlo, ma non abbiamo detto che lo faremo. Potremmo parlare con Maduro, vedremo come va”, ha spiegato il presidente Usa. Si è poi detto convinto di non aver bisogno dell’approvazione del Congresso per una potenziale azione militare. Allo stesso tempo, però, Trump è favorevole a mantenere il Congresso informato. “Ci piace che sia coinvolto. Stiamo fermano il flusso della droga, non abbiamo bisogno della loro approvazione ma ritengo comunque che sia positivo che sia informato”, ha sottolineato il presidente Usa. Comunque secondo la Cnn, che cita come fonti un funzionario della Casa Bianca e un alto funzionario americano, Trump non avrebbe ancora preso una decisione sull’eventualità di attaccare il Venezuela via terra. Nella regione si stanno radunando forze militari americane, tra cui la portaerei Usa più avanzata e 15mila uomini, e – secondo le fonti – Trump spera che la pressione sia sufficiente a costringere il presidente venezuelano a dimettersi senza intraprendere un’azione militare diretta. Intanto la prima ministra di Trinidad e Tobago, Kamla Persad-Bissessar, ha dichiarato che “gli Stati Uniti non hanno mai chiesto di utilizzare il nostro territorio per lanciare attacchi contro il popolo venezuelano”.
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