di
Gaia Piccardi
L’Italia affronta l’Austria nei quarti di Coppa Davis senza Sinner e Musetti. Toccherà a Cobolli e Berrettini guidare gli azzurri e dimostrare che la squadra non dipende solo da Jannik
Dal campo azzurro di Torino a quello verde di Bologna, il tennis italiano si sposta di 300 km più a Est ma la sfida resta alta: conquistata la vetta più erta in scalata solitaria, Sinner re bis delle Finals, adesso è la squadra — senza Jannik né Musetti — a dover dimostrare di essere all’altezza della Davis ospitata in casa grazie all’investimento della Federtennis (e padel).
Tra le fila della compagnia dei celestini si respira una certa tensione: tutti ammirano il migliore ma a nessuno piace passare per Sinner-dipendente.
Clima disteso, invece, tra il presidente Binaghi e il ministro Abodi. La pace è stata siglata a pranzo a Torino, prima della finale Sinner-Alcaraz. «Il Decreto Sport è una legge del Parlamento, non ci è piaciuto il metodo perché pensavamo, e speriamo ancora, che il governo continui a dare attenzione al tennis italiano per portare in Italia opportunità ancora maggiori — ha detto il n.1 della Fitp a «Un giorno da pecora» su Rai Radio 1, riferendosi alla gestione condivisa delle Finals —. Sono sicuro che nelle prossime settimane troveremo una soluzione con il ministro». Abodi si è detto d’accordo, aggiungendo: «Spostare le Finals a Milano non è un tema oggi, si sta bene a Torino. Il 2030 è lontano. Tutti vogliamo migliorare nei numeri, nell’attenzione, nella diffusione e dell’infrastrutturazione del tennis. Tutto ciò che ci consentirà di migliorare vedrà la Federazione interessata e noi daremo supporto». Roma quinto Slam? Binaghi sa bene quanto sarà difficile spezzare il monopolio dei quattro Major, Abodi è ottimista: «Non è difficile, dipende dalle volontà e da come collaboriamo».
Palla al campo. Italia-Austria è il quarto di finale che gli uomini del c.t. Volandri devono superare per sognare di poter conquistare la terza Davis consecutiva, la prima d.S. (dopo Sinner). Il forfait di Carlos Alcaraz, che lunedì era arrivato a Bologna in auto da Torino, consegna all’evento un solo top-15 (Zverev leader della Germania impegnata domani con l’Argentina) e spalanca il tabellone a qualsiasi vento.
I raggi alla coscia destra del numero uno del ranking hanno evidenziato un edema nato alle Finals, che rischiava di diventare infortunio serio. Carlitos insisteva per giocare comunque contro la Repubblica Ceca ma il medico della squadra gliel’ha impedito. «Le cose non vanno sempre come vorrei — ha commentato lui riprendendo la strada di Murcia —, tiferò da casa. Ora l’importante è guarire per poter fare un buon allenamento off season e partire nel 2026 con il piede giusto». Nella lingua di Alcaraz significa: voglio vincere l’Australian Open, Sinner permettendo.
Ad armi pari, con l’Italia orfana di Jannik e la Spagna di Carlitos, crescono le responsabilità sulle spalle di Fabio Cobolli, n.22 del ranking e primo singolarista azzurro, Lorenzo Sonego subentrato all’altro Lorenzo, Musetti, Matteo Berrettini e dei doppisti in semifinale alle Finals, Andrea Vavassori e Simone Bolelli. L’Austria di Misolic (n.79) e Rodionov (n.177), a meno che il c.t. Melzer non gli preferisca Neumayer (n.189), non pare insormontabile.
È vero che in Davis la classifica spesso non vale, ma Cobolli e Berrettini, amici saldati da una profonda romanità, dovrebbero bastare a farne ragù per le tagliatelle. «Il passato non conta, ripartiamo da zero» dice Volandri. Ma sul piedistallo della Davis, come ultime due voci, c’è scritto Italia.
19 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA