Il nuovo modello di intelligenza artificiale di Google: ragionamenti più profondi, meno allucinazioni. Il monito del numero uno, mentre in serata si attendono i conti di Nvidia, l’azienda cardine di tutto l’ecosistema dell’AI

Da una parte, i lanci di novità tecnologiche, a ritmo ormai quasi giornaliero. Dall’altra la fibrillazione sui mercati finanziari. Al centro, sempre l’intelligenza artificiale. Google alza il sipario su Gemini 3, il chatbot basato su un modello AI che l’azienda di Mountain View definisce (non poteva essere altrimenti) come «il più intelligente di sempre». Ma mentre Sundar Pichai, ceo di Alphabet che controlla Google, celebra un nuovo capitolo nella corsa tecnologica verso AI sempre più performanti, lancia anche un monito che risuona ben oltre la Silicon Valley: «Se la bolla dell’intelligenza artificiale dovesse scoppiare, nessuna azienda ne sarebbe immune, Google compresa». E  parla di «esuberanza irrazionale», le stesse parole con cui Alan Greenspan, allora governatore della Fed americana, profetizzò lo scoppio della bolla delle dotcom negli anni Novanta. 
Sui mercati finanziari cresce il timore che quella degli ultimi giorni non sia solo l’inizio di una correzione per valutazioni che hanno corso troppo, ma che sia l’inizio di qualcos’altro, più ampio e grave: tutti trattengono il fiato in attesa della trimestrale di Nvidia, prevista per stasera a mercati Usa chiusi. I numeri dell’azienda guidata da Jensen Huang, che ieri era alla Casa Bianca con altri leader delle Big Tech come Tim Cook e Elon Musk, potrebbero dare una chiara indicazione di cosa attendersi per le prossime settimane e mesi.  

Cos’è Gemini 3 e cosa fa

L’annuncio di Gemini 3 rappresenta uno significativo passo avanti per Google, uno dei più importanti da quando – circa due anni fa – ha lanciato il suo chatbot al posto di Bard, il predecessore. I numeri snocciolati dall’azienda raccontanto un percorso in netta crescita, grazie alla forza di una galassia di app e soluzioni senza eguali. AI Overview conta ora due miliardi di utenti al mese, mentre l’app Gemini supera i 650 milioni di utenti mensili. Oltre il 70% dei clienti cloud di Google utilizza le soluzioni AI dell’azienda, e 13 milioni di sviluppatori hanno già creato applicazioni basate sui suoi modelli generativi.
Gemini 3 Pro, che viene reso disponibile da oggi (non a tutti gli utenti insieme: se ancora non lo vedete nella versione di Gemini dovete avere un po’ di pazienza), viene raccontato da Google attraverso numeri che lo fanno svettare tra i modelli commerciali disponibili sul mercato. Nella classifica di LMArena ottiene un punteggio di 1501 Elo (immagine sotto): la precedente versione 2.5 Pro viene superata in tutti i principali benchmark del settore. Il modello dimostra capacità di ragionamento a livello di dottorato di ricerca: 37,5% in Humanity’s Last Exam senza l’utilizzo di strumenti esterni, e 91,9% in GPQA Diamond, un test che valuta la comprensione di concetti scientifici avanzati.
Ma è nel ragionamento multimodale che Gemini 3 mostra i progressi più significativi. Con punteggi dell’81% su MMMU-Pro e dell’87,6% su Video-MMMU, il nuovo modello ridefinisce gli standard per l’elaborazione simultanea di testo, immagini, video e audio. Particolarmente rilevante è anche il punteggio del 72,1% su SimpleQA Verified, che misura l’accuratezza fattuale delle risposte, un aspetto che dovrebbe risultare cruciale per combattere le cosiddette «allucinazioni» dell’AI. Insomma: Gemini 3 promette di essere più preciso, più accurato e capace di pensare più in profondità. Anche perché, secondo Demis Hassabis (la nostra intervista esclusiva con lui: «Assistenti digitali e più parità, così l’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la scuola»), ceo di Google DeepMind, sta nella capacità del modello di «dare vita a qualsiasi idea» grazie a un approccio che combina ragionamento avanzato, comprensione multimodale e una finestra contestuale da un milione di token.
Un altro ambito a cui Google ha dedicato molta attenzione è quella del coding, con l’AI sempre più importante per gli sviluppatori (Vibe coding è la parola dell’anno per il Collins  Dictionary): arriva Google Antigravity, una nuova piattaforma di sviluppo «agentico» che trasforma l’AI da semplice strumento di assistenza a partner attivo, capace di pianificare ed eseguire autonomamente attività software dall’inizio alla fine.
Quello dell’Agentic AI è un tema sempre più centrale negli annunci delle Big Tech, come dimostrano anche le novità mostrate da Microsoft al suo evento Ignite 2025: arriva Agent 365 come piano di controllo per creare e governare agenti AI in Microsoft 365, con nuovi agenti per Word/Excel/PowerPoint e Work IQ come strato di intelligenza contestuale.

Google lancia Gemini 3. Ma il ceo Pichai avverte: «Bolla dell'AI? Se esplode colpirà tutti». Attesa per Nvidia

Il monito di Pichai

Nello stesso giorno in cui Google lanciava Gemini 3, il suo ceo Sundar Pichai ha lanciato un monito sullo stato attuale del mercato nel corso di un’intervista alla Bbc: ha ammesso che nella crescita attuale degli investimenti in AI ci sono «elementi di irrazionalità» e che – se la bolla dovesse scoppiare –  «nessuna azienda sarebbe immune, Google compresa». Le parole di Pichai richiamano quelle pronunciate nel 1996 dall’allora presidente della Federal Reserve Alan Greenspan, che mise in guardia contro «l’esuberanza irrazionale» del mercato, ben prima del crollo delle dotcom (la bolla sarebbe scoppiata soltanto 4 anni dopo, nel 2020). 
Sotto la lente di analisti e osservatori c’è la scala degli investimenti sull’AI e la  complessa rete di accordi da 1.400 miliardi di dollari che ruotano attorno a Nvidia e anche a OpenAI, l’azienda di ChatGpt, che dovrebbe generare quest’anno ricavi inferiori a un millesimo degli investimenti pianificati: un divario che ricorda pericolosamente proprio quello di fine anni Novanta. Pichai però mantiene un equilibrio tra cautela e ottimismo: «Possiamo guardare a Internet in retrospettiva, oggi. C’erano chiaramente molti investimenti in eccesso, ma nessuno di noi metterebbe in dubbio quanto Internet abbia generato un cambiamento profondo. Mi aspetto che l’AI sia la stessa cosa. Quindi penso che ci siano, allo stesso tempo, elementi razionali e irrazionali in un momento come questo». Il ceo di Alphabet sostiene che Google sia in una posizione migliore per resistere a eventuali turbolenze di mercato grazie al suo modello integrato: l’azienda controlla l’intera catena del valore, dai chip specializzati per AI ai dati di YouTube, dai modelli alla ricerca di frontiera.

La trimestrale Nvidia: un test per l’ecosistema

Il monito di Pichai ha lasciato il segno ma la pubblicazione dei risultati trimestrali di Nvidia potrebbe avere un impatto molto più ampio. Nvidia è diventata la variabile che più di ogni altra condiziona l’umore dei mercati globali. Le aspettative sono altissime: il mercato si attende ricavi vicini ai 55 miliardi di dollari, con un utile per azione aggiustato di 1,26 dollari. Il segmento Data Center, che nel secondo trimestre ha toccato i 41,1 miliardi di dollari, dovrebbe balzare fino a 49,5 miliardi, rappresentando il 90% del fatturato totale. Gli investitori cercheranno soprattutto indicazioni sulla velocità di adozione della nuova architettura Blackwell e sulla visibilità degli ordini futuri. Negli ultimi mesi si è parlato di potenziali 500 miliardi di dollari in contratti e prenotazioni: se confermato, questo dato ridurrebbe moltissimo l’ansia sulla bolla AI.

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19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 11:59)