La giornata di test di Valencia che ha aperto la MotoGP verso la stagione 2026 è stata molto interessante a livello aerodinamico. Con un regolamento che andrà a morire alla fine del prossimo campionato, visto che nel 2027 vedremo il debutto delle moto con motori da 850 e appendici ridotte, era facile pensare che ci potesse essere una convergenza delle soluzioni e, invece, abbiamo visto che le Case hanno preso strade molto diverse nell’esasperazione di certi concetti studiati in galleria del vento.
La KTM ha girato con due carene che sono state messe a confronto da Pedro Acosta con il supporto di Brad Binder. La versione che più ha colpito gli osservatori è quella totalmente non verniciata con il carbonio a vista. I tecnici austriaci, che collaborano con la Red Bull Racing, hanno portato al debutto un concetto piuttosto estremo.
Se la parte superiore della RC16 si è allineata alle scelte dominanti con l’asola che si integra all’ormai sempre più visibile profilo verticale che chiude il gradino, generando un canale sempre più generoso, colpisce la parte inferiore che mostra in modo molto chiaro quale è il fine della sua forma: la ricerca del carico aerodinamico.
Brad Binder, Red Bull KTM Factory Racing
Foto di: Gold and Goose Photography / LAT Images / via Getty Images
Non bisogna essere degli esperti di wind tunnel per vedere una grande superficie che si configura come un canale Venturi quando la moto è in piega. I due bordi che descrivono quest’area sono proprio il gradino in alto e la base del pavimento.
Non c’è traccia visibile del diffusore, arma lanciata dalla Ducati e ripresa da Aprilia con dimensioni sempre maggiori, ma il sensato dubbio che la nuova carena KTM avvolga questo elemento al suo interno, visto che possiamo osservare due vistosi sfoghi d’aria proprio in basso.
L’estrema pulizia della RC16 va a contrasto con le forme sempre più complesse di GP26 e RS-GP. La carena della KTM lavora in stretta sinergia sia con i deviatori di flusso in carbonio che si vedono a coprire parzialmente la ruota anteriore e il profilo alare che sporge in modo più massiccio dal forcellone creando un passaggio d’aria decisamente più pettinato a vantaggio di una maggiore pulizia dei flussi.
I piloti di Mattighofen hanno potuto valutare anche una veste aerodinamica che mostrava il più tradizionale diffusore e due forcelloni con cover in carbonio significativamente diverse.
Ovviamente gli ingegneri hanno messo mano anche al codone: la sensazione è che si sia vista una KTM con molte opzioni da giocare e, dopo aver ascoltato le indicazioni dei piloti (perché Enea Bastianini non è stato coinvolto?) potrà nascere l’identikit della RC16 che vedremo debuttare nei test di Sepang a inizio 2026.
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