di
Michela Nicolussi Moro

La prima in Italia è all’ospedale Pederzoli di Peschiera. Riduce di un sesto le radiazioni e metà del liquido a contrasto da assumere. Altra novità: il paziente non deve spogliarsi

Dopo l’ennesimo esame andato a vuoto il medico gli aveva detto: «Torni tra un mese e rifacciamo la Tac». Lui, pilota trentenne di una nota compagnia aerea, aveva sempre male e nessuno sapeva dirgli perché. Non ce l’aveva un mese di tempo: ha un tumore al rene, con metastasi al polmone e al cervello, ma finalmente è in terapia. La sua storia è simile a quella di una dirigente d’impresa di 55 anni che da mesi vomitava, soffriva di disturbi gastrici continui, però le analisi tradizionali non segnalavano nulla. E invece ha una neoplasia al pancreas, troppo piccola per essere intercettata dalla strumentazione comune. Adesso è in cura. Salvata in tempo.

Solo due esempi di come funziona la nuova «Naetom Alpha Prime», la più avanzata tecnologia oggi disponibile nel campo della diagnostica per immagini. Una «super Tac» che in un tempo compreso tra 5 e 10 secondi esegue l’esame «total body» separando le varie strutture, per esempio ossa, vasi sanguigni, tessuti, attraverso una tecnologia a conteggio di fotoni associata all’intelligenza artificiale. Fornisce immagini a risoluzione ultra-definita, che consentono una visualizzazione dettagliata delle strutture anatomiche, dagli organi e dagli apparati più complessi alle ossa più piccole, come quelle dell’orecchio medio. Prodotta dalla Siemens, in Italia ce n’è una sola, visto che costa 2,5 milioni di euro, ed è all’ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, privato accreditato. È la seconda in Europa, l’altra si trova in Olanda. 



















































«È in uso in America da quattro anni, prima solo per il cuore e ora pure per il total body e così dieci mesi fa, prima ancora che il progetto per quest’ultima versione fosse realizzato, l’ho proposta ai vertici dell’ospedale — racconta il dottor Camillo Aliberti, primario di Radiologia che ha lavorato allo Iov e da 23 anni si occupa di radiologia oncologica —. È arrivata due mesi fa e da allora abbiamo esaminato 300 pazienti, colpiti da patologie oncologiche, vascolari, pneumologiche, neurologiche e osteoarticolari, ricoverati o in Osservazione breve intensiva al Pronto Soccorso. E abbiamo rilevato piccole neoplasie al pancreas, al polmone e al colon sfuggite alla Tac tradizionale». 

Per il medico la diagnosi è più rapida e precisa, per il paziente i vantaggi sono altrettanto importanti: il brevissimo tempo di esposizione non solo consente l’indagine anche a soggetti claustrofobici, fragili e con politraumi, ma riduce di un sesto la quantità di radiazioni e della metà il liquido di contrasto da assumere. E quindi può essere ben tollerata pure da malati con insufficienza renale, da pazienti oncologici costretti a rifarla ogni tre mesi e da obesi, perché regge fino a 190 chili. L’altro vantaggio è che il paziente non deve più spogliarsi ed è in grado di affrontarla pure se porta il gesso, perché l’intelligenza artificiale «legge» sotto vestiti, gessi e protesi come placche metalliche.
 
«Una rivoluzione arrivata alla pratica clinica grazie all’AI, in grado di elaborare una mole di dati altrimenti ingestibile — spiega Aliberti —. Una delle tante funzioni è la capacità di comparare lo stato del paziente tra un esame e l’altro, indicando dunque se la terapia intrapresa nel frattempo funziona o meno e risparmiando una serie di altri controlli. La strumentazione indica inoltre l’esatta posizione in cui mettere il soggetto da esaminare e non produce alcun rumore. Può essere utilizzata anche in campo urologico, gastrointestinale e per lo studio dell’apparato scheletrico in caso di malattie traumatiche e degenerative. Ma non sempre, nè per tutti i pazienti, vanno selezionati». 

Non essendoci ancora una rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale, l’impiego ambulatoriale va pagato da chi non è ricoverato. A meno che non si tratti, come spiegato all’inizio, di casi complicati che non si riescono a risolvere con la tecnologia consueta. «Tra vent’anni questa Tac di ultima generazione sarà in uso in tutti gli ospedali, pubblici e privati — riflette Domenico Mantoan, amministratore delegato del Pederzoli — l’intelligenza artificiale consente ai medici di fare al meglio il proprio lavoro. Ma non ne prenderà mai il posto, perché il successo della più grande scoperta del secolo dipende dai dati che il camice bianco vi inserisce».


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19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 13:05)