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In Russia esplode il fenomeno delle “vedove nere“. Le grosse perdite tra le truppe di Mosca unite alla crescita della povertà in patria ha provocato l’impennata di matrimoni fittizi tra i soldati inviati in guerra con donne single che vivono in condizioni economiche defiticitarie. L’obiettivo? Ricevere i sussidi statali in caso di loro decesso. Ma non tutto sembra andare liscio come può sembrare. Spesso infatti, queste mogli improvvisate si trovano a scontrarsi con la famiglia del soldato aprendo dispute legali.
APPROFONDIMENTI
La storia e la lite in tribunale
Foreign Policy cita l’esempio di Serhii Khandozhko, 40 anni, originario della regione di Bryansk. Nell’ottobre 2023 ha sposato Olena Sokolova, impiegata presso l’ufficio locale di registrazione e arruolamento militare. Il giorno successivo alla registrazione, Khandozhko partì per il fronte e pochi mesi dopo morì in azione. Pochi giorni dopo il suo funerale, la Sokolova richiese un sussidio di vedovanza per un importo di almeno 3 milioni di rubli (circa 37.000 dollari), nonostante non avesse mai condiviso una casa con il defunto marito né avesse cambiato il suo stato civile sul passaporto. Il fratello di Khandozhko, Aleksandr, contestò con successo le nozze in tribunale, che stabilì che la Sokolova aveva stipulato un matrimonio fittizio «per ottenere potenziali benefici finanziari in caso di infortunio o morte del marito». Aleksandr ha anche affermato che Sokolova abusò della sua autorità presso l’ufficio di leva per accelerare il processo di arruolamento di Sergey nell’esercito, che non gli fece visita quando era ferito in ospedale e che vivesse, contemporaneamente, con un altro uomo.
Le vedove nere
Questa donna è, come viene definita, una “vedova nera”, un termine gergale di recente introduzione per indicare le donne che si ingraziano i soldati non sposati, soprattutto quelli che tornano dal fronte per una rara licenza. Dopo averli sposati in fretta e furia, le vedove nere li accompagnano al fronte, dove è molto probabile che vengano uccisi in azione, data la macabra tattica di Putin di inviare ondate di persone sacrificabili nel “tritacarne”, come i russi chiamano il fronte in Ucraina. Quando ciò accade, le vedove nere incassano il “grobovye”, che si traduce approssimativamente come “denaro della bara”, il codice comune per i sussidi governativi alle famiglie dei soldati caduti. Le somme possono arrivare fino a 13 milioni di rubli (circa 160.000 dollari), che rappresenta la ricchezza generazionale nelle regioni povere dove gli stipendi si aggirano tra i 30.000 e i 40.000 rubli al mese.
Il fenomeno
Foreign Policy osserva che sempre più spesso si verificano episodi simili in diverse regioni della Russia. Alcune di queste storie si trasformano in casi penali. Le donne agiscono con tattiche premeditate. Scelgono uomini soli e socialmente vulnerabili, senza parenti stretti, per non condividere eventuali pagamenti con altri eredi. Alcune indagini coinvolgono non solo le “vedove nere”, ma anche dipendenti di ospedali, uffici di arruolamento militare, uffici anagrafici e polizia. Questi individui contribuiscono ad accelerare i matrimoni o a trasmettere informazioni su potenziali “candidati”. Gli analisti del quotidiano sottolineano che la profonda povertà, i tagli alla spesa sociale e la crescente dipendenza delle regioni dai finanziamenti militari creano “incentivi perversi”. In queste condizioni, la morte di un soldato si trasforma in una risorsa economica. Alcune donne percepiscono il matrimonio fittizio come un’opportunità per uscire dalla povertà. Per loro, è l’unica possibilità di cambiare la propria situazione. Questo business è fiorente anche perché l’esercito russo conduce continui assalti, e le persone possono persino essere uccise per essersi rifiutate di obbedire agli ordini militari. Di recente, in una delle unità russe, i soldati sono stati spogliati, picchiati e gettati nudi in una fossa per non aver eseguito gli ordini.
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