di
Gennaro Scala

In provincia di Napoli. Vincenzo Riccardi, in stato di fermo, ha 25 anni. Quando i militari sono entrati in casa hanno trovato il cadavere della donna sul pavimento. Entrambi erano in cura presso il Centro di salute mentale di Nola

Uccide la sorella, poi fa una videochiamata alla madre mostrandole il corpo senza vita. Infine avverte i carabinieri: «Venite». Orrore a San Paolo Bel Sito, nell’area nolana, in provincia di Napoli. Alle 15.15 al numero d’emergenza 112 arriva una telefonata che gela il sangue: la voce di un uomo, tremante, spezzata, confessa senza giri di parole: «Ho ucciso mia sorella. L’ho accoltellata». Da quel momento scatta una corsa contro il tempo. Le pattuglie della Compagnia dei Carabinieri di Nola si dirigono a sirene spiegate verso via San Paolo Bel Sito 150, un indirizzo che coincide con il nome stesso del paese. Sul posto, Palazzo Cassese, un edificio tranquillo, un normale condominio come tanti. Ma al quinto piano, dietro una porta spalancata, la normalità ha ceduto all’irreparabile.

Sette coltellate

I sanitari del 118 salgono le scale quasi in silenzio, con quella consapevolezza che chi coordina i soccorsi conosce fin troppo bene: spesso arrivano troppo tardi. E anche questa volta non c’è nulla da fare. Noemi Riccardi, classe 2002, giace a terra, colpita da diversi fendenti, ormai senza vita. Ad attenderli, immobile, c’è il fratello, Vincenzo Riccardi, 25 anni. È lui l’autore della telefonata. Ed è lui che, pochi minuti prima, avrebbe avvisato la madre – non presente in casa – mostrando il corpo della sorella in una drammatica videochiamata. É fermo nel soggiorno, circondato dai carabinieri. Non tenta di fuggire. Non reagisce. Non guarda nessuno negli occhi. Fissa il pavimento come chi aspetta una parola che non arriverà.
Ai militari ripete quanto già detto al telefono: avrebbe colpito la sorella «in preda a un raptus di follia». Una spiegazione che non placa lo sgomento e che apre, anzi, una serie di interrogativi. L’arma usata, il coltello, è stata trovata in casa: sul corpo della giovane almeno sei o sette fendenti. 



















































Entrambi in cura 

Entrambi i fratelli erano disoccupati ed erano in cura presso il Centro di salute mentale di Nola. Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire ogni istante precedente alla tragedia: se ci sia stato un litigio, un conflitto improvviso, un momento in cui qualcosa, nell’equilibrio già fragile della convivenza, si è spezzato per sempre. Il giovane è stato condotto negli uffici della Compagnia di Nola, dove verrà ascoltato a lungo dagli inquirenti. L’Autorità giudiziaria è stata avvisata ed è in arrivo sul luogo del delitto.


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19 novembre 2025 ( modifica il 19 novembre 2025 | 18:01)