«Sono molto contento di questo premio al Glocal Film Festival. Le Macabre era orgogliosamente locale e allo stesso tempo globale, perché venivano musicisti da tutta l’Italia ma anche da tutto il mondo».

Così Luca Busso, figlio dei fondatori dello storico locale di Bra, chiuso nel 2008, commenta la vittoria del suo documentario «Le Macabre Rock Club» alla 24ª edizione del «Glocal Film festival», organizzata a Torino dall’associazione Piemonte Movie con la direzione artistica di Alice Filippi, altra gloria locale, e Alessandro Gaido.

Al lavoro di Busso – nell’ambito di Panoramica Doc, concorso dedicato al cinema reale di lungo formato -, è stato assegnato il Premio Torèt-Alberto Signetto al miglior documentario. Il lavoro racconta trent’anni di musica attraverso l’epopea del leggendario locale di Bra.

«Le proiezioni stanno andando bene, tra un po’ le riprendiamo: l’11 dicembre a Roma, il 12 ad Alba e il 15 a Saluzzo. Speriamo di poterlo portare anche a Cuneo – ancora Busso -. Quando lo abbiamo presentato a Dogliani c’era tra il pubblico gente che non vedevo da una vita e in molti si sono riconosciuti mentre scorrevano le immagini sul grande schermo. Persino a Bologna ho trovato uno che oggi vive negli Stati Uniti ma che da giovane veniva a Le Macabre».

Le proiezioni a Bra con i ragazzi degli anni 70

A Bra sono state due le proiezioni ed entrambe hanno riempito la sala: «C’erano clienti degli anni Settanta ma anche degli anni ’80 e ’90. Il “grazie” di tutti è stato quello di “aver messo sullo schermo un pezzo della nostra vita”. Anche a Milano sono arrivati in molti; in quell’occasione ho incontrato due persone di lì, che frequentavano Le Macabre. Stiamo “raccattando” ovunque gente che ha frequentato il locale o che non avendolo conosciuto ascolta una storia che sa sorprendere». Aggiunge con soddisfazione: «A Bra dopo la proiezione una ragazza mi ha detto “anche se io a quell’epoca non c’ero, ho capito le emozioni che hai voluto trasmettere con questa storia”».

Il sogno di sbarcare in tv

Storia che potrebbe anche finire in televisione: «Stiamo cercando di venderla. Qualcuno prima o poi la acquisterà. E lavoriamo affinché si possa vedere su qualche piattaforma». Conclude Busso: «Con questo documentario abbiamo salvato un pezzo di storia di Bra».