La prima serata di Rai1 ci regala un appuntamento speciale. Domenica 30 novembre 2025 arriva il Film TV Carosello in Love, una storia d’amore e una vera e propria dichiarazione d’amore per la TV, capace di far sognare e innamorare.
Nei film non tutte le storie d’amore sono un sogno e molte non hanno nemmeno un corso lineare. Alcune sono una giostra di emozioni anzi un carosello di sogni, desideri, passioni e, purtroppo, anche di delusioni. E sarà proprio così l’amore tra Laura e Mario, protagonisti di Carosello in Love, il nuovo Film TV prodotto da Grøenlandia in collaborazione con Rai Fiction, in arrivo il prossimo 30 novembre 2025 in prima serata su Rai1.
Carosello in Love è una storia d’amore, lo diciamo subito, in cui due giovani – Laura e Mario, interpretati da Giacomo Giorgio e Ludovica Martino – si incontrano, si scontrano, si rincorrono e mentre fanno tutto questo, a fasi alterne si amano e si odiano mentre lavorano entrambi, per 20 anni, al programma Carosello, come autrice e regista del programma. Un racconto che scritto così potrebbe apparire stereotipato ma che in realtà nasconde molto altro dietro. È infatti un omaggio al grande fenomeno televisivo e culturale di Carosello ma anche e osiamo dire soprattutto, una vera e propria dichiarazione d’amore per la TV e per il suo grande impatto sul pubblico.
Carosello in Love: Le storie vere fanno sognare
Dalla conferenza stampa di presentazione, avvenuta oggi 19 novembre 2025, è apparso subito l’intento dei produttori Matteo Rovere e Sydney Sibilla ma anche del regista Jacopo Bonvicini e degli sceneggiatori Simona Coppini e Armando Festa (presenti in sala e in collegamento) di ricostruire la storia – tutta italiana – di Carosello e dell’impatto che questo “programma” ha avuto sulla TV del nostro paese, insegnando agli italiani a essere spettatori e a emozionarsi anche davanti a un piccolo schermo, così come avevano già imparato a fare al Cinema. Ma l’intento è stato anche, come ha rivelato Bonvicini, di ricordare quanto i messaggi televisivi possano diventare un traino nazionale e come Carosello, attraverso le sue storie, i suoi personaggi – anche animati come Calimero – e le sue pubblicità, abbia aperto le porte alle novità, alla nuova era e all’innovazione di cui profumeranno gli anni ’60 e ’70, gli anni in cui Carosello era quell’appuntamento fisso che accompagnava prima della buonanotte.

Carosello in Love: una storia d’amore e una dichiarazione d’amore per la TV
L’appuntamento che “Mamma Rai” (più che mai materna in questo caso) ci propone non è – come abbiamo detto prima – uno smielato racconto di due giovani che si rincorrono e che si amano ma è una vera e propria dichiarazione d’amore per il tempo che passa, che scorre, che muta e che viene raccontato dalla TV, anzi è proprio una dichiarazione d’amore (scusate la ripetizione) per la TV e per il grande lavoro che la RAI ha svolto in 20 anni. Il racconto parte dal 1957, anno in cui inizia Carosello, e si conclude nel 1977, con l’ultima puntata del programma, che segna l’arrivo della pubblicità televisiva “moderna”, di programmi dai contenuti più disparati ma anche delle prime televisioni private. In questi due decenni le cose cambiano e cambiano anche per i protagonisti di Carosello in Love, che come se fossero sulle giostre attraversano anni nuovi, vite nuove, sogni nuovi senza però mai perdere quelli vecchi anzi di sempre.
Laura e Mario Laura si conoscono da tempo, vivono nello stesso quartiere, sono vicini di casa e non si sopportano o meglio Laura non sopporta Mario, considerandolo non solo un farfallone ma un intellettuale borghese spocchioso, incapace di riconoscere il privilegio che ha di lavorare in TV e di essere parte di quel sogno che lei insegue da tempo. E quel desiderio di scoprire la meraviglia e di farne parte, non solo riesce a realizzarlo ma lo concretizza, scontrandosi con una realtà che fuori dallo schermo fatica a stare al passo con la finzione televisiva e creativa e che è ancora divisa in ruoli, maschile e femminile, e in doveri. E pure Carosello hai sui problemi e non solo creativi. Deve scontrarsi con la censura che impedisce di usare termini come “purga” e persino “uccello” (il volatile si intende) perché allusivo, con i budget da rispettare (come per ogni grande o piccolo progetto) ma soprattutto con gli anni che passano e con il desiderio di stupire sempre gli spettatori. Emozionare, è questa la parola d’ordine di Carosello e lo è anche di Carosello in Love, che con tutto il suo entourage, tra cast e produzione, si è scontrato con la difficoltà – come hanno rivelato gli sceneggiatori – di condensare ben due decenni di grande televisione e di storia della RAI in un film tv di 100’ e di far calare i suoi protagonisti nei panni di un uomo e una donna di un momento storico da cui abbiamo preso la velocità e l’ingegno ma di cui, a volte, dimentichiamo il valore.
E possiamo dirlo, senza piacioneria, che tutto è riuscito! Così come Carosello ha raccontato la storia di noi italiani nel momento in cui la TV veniva accesa e goduta con un’attenzione che nel tempo si è quasi persa, il film ci regala una storia che fa riflettere sui cambiamenti del tempo e del nostro modo di vedere, pensare e agire ma ci omaggia anche di personaggi ad alto impatto emotivo. E non parliamo solo di Laura e Mario, lei magnifica figura femminile pronta a emanciparsi e a pensare a quello che LEI vuole nella vita anche a scapito di una terrina di pasta caduta per terra e di un matrimonio che fallisce. Parliamo anche di Nonna Gina, interpretata da Dora Romano, la coscienza della sua amata nipote Laura, sostenitrice dei suoi sogni, sagace al momento giusto e capace di zittire con un solo sguardo, il suo burbero figlio Aldo, che vorrebbe sua figlia donna di casa e non donna in carriera ma che alla fine capisce i suoi errori, fa un passo indietro e si fa conquistare da quel mondo affascinante che sua figlia ama e che lui amerà a sua volta. Ed è proprio per questo che si parla di femminilità senza femminismo stereotipato e senza calcare la mano sulla lotta tra sessi ma raccontando solo il cambiamento dei tempi. E questo è stato possibile perché le figure maschili e quegli uomini che chiedevano alla Laura segretaria di portare i caffè, si ravvedono, intuiscono, capiscono, vedono oltre e superano quel maschilismo a cui, alla fine, non hanno mai davvero creduto e a cui erano soltanto abituati. E anche Mario non è un maschilista, è solo un intellettuale “venduto” alla televisione, come lo additerà il suo amico Salvatore, che si sentirà tradito quando lui, come Laura, capirà che non solo il cinema fa sognare e che la TV non è una robetta di serie B, una parentesi alla noia della giornata ma è anch’essa un sogno, un modo per evadere da un mondo a volte stretto e costretto e che con il suo fratello maggiore (il cinema) è fatta “della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”.