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Beatlesiani di tutto il mondo, l’attesa è finita: a 30 anni esatti dalla release originaria, torna The Beatles Anthology, la storia dei Beatles raccontata dai Beatles medesimi. Venerdì 21 novembre è il giorno dell’uscita discografica arricchita del volume Anthology 4 per conto di Universal Music, mentre da mercoledì 26 novembre su Disney+ (in tre appuntamenti: 26, 27 e 28 novembre, con 3 episodi disponibili al giorno) esce la serie documentaria completata da una nona puntata inedita. E già questo è segno dei tempi: 30 anni fa i tre doppi Cd erano ovviamente Emi e la serie a cura dell’emittente americana Abc. Ma All things must pass, come canta Zio George nella demo contenuta in Anthology 3, tutto passa a questo mondo, tranne pochissime cose. Tipo i Beatles e la passione di chi li ama. Nel nome questa passione, abbiamo ascoltato in anteprima i quattro volumi di The Beatles Anthology Collections e visto in anteprima la nona puntata del doc. Ecco quello che ci abbiamo capito.

Il box

Il primo aggettivo che vale la pena spendere è «sontuoso». L’alternativa è tra la versione in 8 Cd (quattro doppi) o quella in 12 vinili (quattro tripli). Quest’ultima rende finalmente giustizia al concept originario dell’amico dei tempi di Amburgo Klaus Voorman: le copertine dei primi tre volumi, affiancate l’una all’altra, realizzano un collage rotelliano sulla storia dei Fab Four che è poi la perfetta traduzione grafica del progetto Anthology. Sul versante prettamente audiofilo, il figlio Giles Martin completa idealmente il lavoro del padre, cotanto George Martin, con una rimasterizzazione rigorosa e insieme rispettosa dei testi sacri di partenza.

Anthology 1

Innanzitutto c’è la «sigla», ossia Free as a Bird, il primo dei tre inediti provenienti dalla demo di Zio John cui i tre Beatle superstiti hanno messo mano in occasione della (quasi) reunion di Friar Park. Poi si va dalla preistoria della band a Beatles for Sale, seguendo passo passo l’esplosione della Beatlemania, prima come fenomeno britannico, poi americano e mondiale. Ci sono ovviamente tracce dei Quarrymen (la cover di Buddy Holly Thtat’ll Be the Day, In Spite of all the Danger, dove i ragazzi mediano l’arte degli Everly Brothers) e il making of di Please, Please Me, il fulminante album di debutto registrato in una manciata di ore. C’è già l’assetto della band in cui tutti cantano perché tutti contano: Lennon per ora è il leader, McCartney il genio, Harrison l’apprendista, Starr il fantasista.

Anthology 2

Altro volume, altro inedito proveniente dai demo lennoniani: Real Love, ancora più figlio degli arrangiamenti di Jeff Lynne, negli anni Novanta miglior amico e collaboratore di Zio George. Nella tracklist il salto è quantico: si passa dai Beatles cinematografici (quelli di Help!) e si arriva ai Beatles colti, quelli sperimentali di Revolver, Sgt. Pepper e Magical Mystery Tour. Le perle abbondano: la versione folkeggiante di I’m looking through you, l’evoluzione commovente di Strawberry Fields Forever, il quarto take di The Fool on the Hill, ma potremmo continuare a lungo.

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Anthology 3

Qui l’inedito non c’è: il perché lo scopriremo soltanto nel 2023, quando le nuove tecnologie introdotte da Peter Jackson con l’operazione Get Back consentiranno il recupero di Now and Then che forse è l’inedito più bello tra quelli lasciati da Zio John. In compenso ripercorriamo la strada lunga e tortuosa (The Long and Winding Road, appunto) che porterà i Fab allo scioglimento. La parabola indiana del White Album, l’aborto del progetto Get Back che poi sarà Let it Be, il making of di Abbey Road che, col suo Lato B, è una delle vette più alte toccate dalla musica del Novecento.