
voto
7.0
- Band:
BLOODBOUND - Durata: 00:45:21
- Disponibile dal: 21/11/2025
- Etichetta:
- Napalm Records
Streaming non ancora disponibile
Si ripresentano dopo aver lasciato trascorrere i canonici due anni dal precedente lavoro, gli svedesi Bloodbound, ormai veterani della scena power metal europea, visto che debuttarono con lo strepitoso “Nosferatu” ormai ventidue anni fa. “Field Of Swords”, undicesimo album che si ispira al periodo storico del Medioevo, è il titolo di questo esordio sotto Napalm Records, dopo i tanti anni trascorsi sotto la storica etichetta AFM, che ha chiuso i battenti da inizio anno.
Cosa attendersi dalla band capitanata dalla coppia Tomas Olsson, chitarre, e Fredrik Bergh, tastiere, se non un oretta scarsa e una decina di brani ricchi di cori, ritornelli da cantare ed un pizzico di epicità? In effetti non ci sono troppe sorprese all’orizzonte anche se, a dire la verità, la band ha deciso di abbandonare quelle sonorità più moderne che avevano caratterizzato qualche brano delle ultime produzioni, dove la sensazione era quella di voler seguire (malauguratamente a nostro avviso!) le orme di successo di Sabaton e Powerwolf con pezzi martellanti e ricchi di cori.
Stavolta ci si tuffa invece nel power metal più classico, epico e fastoso nel pieno stile svedese e di band come Celesty e Dragonland (e degli immancabili Rhapsody), per un ritorno al sound più arioso di inizio millennio.
Ce ne accorgiamo subito quando è la title-track ad aprire le danze con chitarre sfarzose che scorrono con veemenza fino ad un ritornello piuttosto diretto: niente di nuovo, anzi, ma certamente eseguito con cognizione di causa. I riff rimangono potenti durante tutto l’ascolto, a dimostrazione che la band ha voluto puntare maggiormente su un sound corposo, mentre le tastiere sono sempre ben presenti pur svolgendo un ruolo marginale e di accompagnamento.
“As Empires Fall” è tuonante, ma anch’essa fatica a prender piede a causa di poca personalità. Alla fine è grazie alle atmosfere più spensierate di “Defenders Of Jerusalem” che i Bloodbound trovano più convinzione, utilizzando bene anche l’ugola limpida del sempre bravo Patrik J. Selleby per poi continuare, dopo aver rotto il ghiaccio, con altri brani, sempre molto canonici ma praticamente inattaccabili, come la più classica delle power song che risponde al nome di “Land Of The Brave”, dove assoli fulminei ed un ritornello coinvolgente lasciano il segno, e poi con la vigorosa e diretta “Light The Sky”ed un un coro tutto da cantare mentre si viaggia su ritmi sostenuti.
La tracklist continua con la roboante “Pain and Glory”, la quale ha sicuramente il merito di mantenere alto il livello di potenza, e infine con “The Nine Crusades”, brano dove compare come ospite la band canadese Unleash The Archers, in particolare con la presenza della brava cantante Brittney Slayes.
“Field Of Swords” è composto da undici brani ben architettati, anche se spesso troppo prevedibili: per potersi immergere veramente nel concept lirico che accompagna queste composizioni, ci sarebbe voluto un lavoro di songwriting ed arrangiamenti decisamente più ricercato in modo da ricreare realmente atmosfere epiche e battagliere.
Ma nel complesso e rispetto alle ultime, deludenti, produzioni targate Bloodbound, notiamo un’ispirazione in crescita, che fa risalire le quotazioni della band svedese. E in fin dei conti, difficile trovare di meglio nel mercato attuale legato a queste sonorità.